Il mercato dei fumetti è cambiato notevolmente nell’ultimo decennio, passando dall’essere un approccio narrativo di nicchia, a sfornare centinaia di prodotti ogni mese per andare incontro ai gusti di un bacino di lettori in continua espansione. In molti ambienti, sopravvive ancora l’idea che il fumetto sia un sottogenere letterario adatto esclusivamente ad un pubblico di bambini, o che possa veicolare solo narrazioni estremamente semplici. Eppure, recentemente, diversi autori di fama internazionale come Junji Ito sono riusciti a sradicare tali convinzioni proponendo narrazioni nuove, mature e sofisticate, indirizzate esclusivamente a dei lettori adulti dallo stomaco di ferro.
Junji Ito: viaggio letterario nel macabro e nella follia
Divinità invisibili che schiacciano i blasfemi, corpi tramutati in marionette, sogni che durano una vita intera… L’abilità macabra e sconvolgente di Junji Ito riesce a portare sulla carta la rappresentazione delle nostre paure primordiali, e quei pensieri intrusivi che ciascuno di noi scaccia dalla propria mente o accetta di esplorare, affascinato da quei mondi irrealizzabili o irraggiungibili. Una fantasia irrefrenabile capace di sconvolgere persino lettori veterani di H. P. Lovecraft, aggiungendo all’oscurità della storia, una serie di immagini stupefacenti, tanto accattivanti quanto orrorifiche e difficili da dimenticare.
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I temi affrontati nelle varie raccolte di racconti di Ito variano notevolmente, ma il fil rouge che le collega è sempre stato ben evidente: la paura. Non una paura specifica o di una specifica persona, ma l’insieme dei pensieri e realtà che turbano continuamente l’animo umano. Paure che ci disgustano e da cui vorremmo fuggire, ma che al tempo stesso catalizzano la nostra attenzione e ci impediscono di distogliere lo sguardo, come quando tentiamo di non fissare un incidente stradale o una ferita aperta.
Il lato nascosto dell’umanità che incontra un’estetica squisitamente giapponese, con entità e creature che richiamano l’immagine di demoni del folklore shintoista o preghiere, maledizioni e superstizioni tipici della loro cultura. Eppure, l’arte di Ito non si ferma all’immaginario del sol levante, ma riesce a trarre ispirazione anche dalla letteratura e la cinematografia occidentali, come Lo Squalo di Steven Spielberg, che lo stesso Ito ha affermato essere una delle sue influenze più significative, nonostante abbia scatenato in lui una fobia per gli squali.
In Giappone Ito lo conoscono da anni, ma in Italia ha ottenuto notorietà solo di recente, dopo la traduzione e pubblicazione di Tomie: una vasta raccolta di racconti a fumetti che ruota intorno alla macabra figura di una giovane donna bellissima e crudele, che fa continuamente impazzire d’amore gli uomini, al punto da spingerli ad ucciderla e farla a pezzi. Pezzi da cui sarà condannata a rinascere come l’Araba Fenice dalle sue ceneri, e ricominciare un nuovo ciclo di attrazione e violenza destinato a rinnovarsi senza possibilità di essere mai interrotto, né da lei, né tantomeno da parte dei suoi carnefici e vittime.
Il nuovo saggio dell’artista
L’autore, divenuto negli ultimi anni un meme vivente – essendo particolarmente simpatico e gioviale, nonostante l’oscurità delle sue opere-, ha deciso di raccontarsi in una nuova opera autobiografica dal titolo Dove nasce l’orrore, aprendosi con il proprio pubblico riguardo le sue esperienze personali e le influenze che hanno ispirato il suo lavoro e la creazione dei suoi fumetti più iconici e controversi.
Un volume curato nei minimi dettagli come i precedenti, a partire dalle copertine che risultano sempre essere delle opere d’arte a sé stanti, con disegni fantasiosi dai colori accesi e i tratti sporchi tipici del disegno a mano libera. In particolare, nella nuova versione è stata inserita una sovraccoperta ruvida al tatto in cui sono presenti dei buchi, forse un riferimento a Brivido: uno dei racconti più famosi di Ito, in cui si esplora disgustosamente la tripofobia. Buchi che però servono anche a lasciar intravedere la copertina sottostante, con un disegno tanto terrificante da richiedere di essere celato allo sguardo.
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