Jacqueline, Jackie Kennedy & Jackie O’

“Ho tre vite: pubblica, privata e segreta” tra tragedie, amori e moda alla ricerca di Jackie

MV
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Jacqueline Lee Kennedy Onassis è la donna che visse tre volte e passata alla storia circondata da interrogativi e un alone di mistero, rappresentando un riferimento di stile. La sua apparentemente perfetta famiglia americana con John Kennedy poneva le basi su una coppia atipica “Sei un marito atipico non devi sorprenderti di avere una moglie atipica. Ognuno di noi si sarebbe sentito incredibilmente solo se avesse scelto una persona normale.” Appunto, atipica, lei sapeva di non essere classificabile, non rientrava nell’ordinario dell’epoca. 

Chi è la vera Jackie, la Kennedy o la O’? Se Jackie Kennedy non rappresentasse il suo vero essere? E Se Jacqueline in realtà era la vera Jackie ma non lo sapeva?

Una First Lady filtrata dalla sua stessa immagine

Sicuramente il galateo e i corsi di portamento che sua madre le fece seguire sono stati una parte della sua educazione che le permisero di ricoprire il ruolo di First Lady in modo disinvolto e naturale, esternamente ed esteticamente parlando. Il suo savoir-faire è stato influenzato dall’amore per l’Europa, in particolare la  Francia e i designer francesi. Un’eleganza e una raffinatezza che oggettivamente parlando può derivare solo dal buon gusto francese ed italiano nella moda e nel lifestyle… La sua “famosa eleganza fuori dal comune” è effettivamente così speciale o lo era solo agli occhi degli Americani?

La futura First Lady aveva la fortuna di custodire quest’heritage nel sangue e non perdeva occasione per enfatizzarlo, attraverso la passione per i tailleur Chanel e i foulard Hermès. 

Durante la sua “First Lady Era”, correvano gli anni ’60. Il decennio dell’eleganza sussurrata, quando ancora a dettare le regole dello stile erano gli europei e non gli americani come accade oggi con le tendenze; che, sia chiaro, tendenze e mode sono un concetto molto lontano da quello di stile…

Si potrebbero celare sfumature di opportunismo nei look da Première Dame?

Jackie Kennedy e John Kennedy
Jackie Kennedy e John Kennedy

Dietro le sue scelte c’era coerenza storica e una volontà anche politica di comunicare un messaggio (d’altronde la moda è proprio comunicazione di se stessi), e ciò implica rappresentare gli USA anche in ambito moda: era “obbligata” per farsi rispettare dal pubblico americano, ad indossare designer americani.

Il problema? Non erano di suo gradimento e di ampio spettro, come biasimarla, fin quando conobbe il costumista cinematografico Oleg Cassini. Pur sempre di origine parigina ma cittadino americano. Il gioco è fatto. Oleg disegnò e realizzò per lei più di 300 outfits, specialmente da cocktail, quelli passati alla storia. 

Il non potersi vestire con gli abiti dei suoi amatissimi designer europei sembrava frenare il suo animo. Perché se l’abito è espressione del proprio essere, del proprio stato d’animo e del proprio carattere, insieme ad essere specchio di una possibile ricercatezza e di buon gusto nelle scelte, in una situazione in cui bisogna far vivere consenso, approvazione e “patriottismo commerciale”, è fondamentale mostrarsi attraverso il carattere, il personale modo di comportarsi e citando Giorgio Armani “eleganza non significa farsi notare ma farsi ricordare e rientra tutto nel gioco del sapersi porre e del saper indossare i vestiti, conoscendosi nel profondo senza nascondersi.

Quando la moda e lo stile diventano più importanti della politica

In fin dei conti, sempre per l’equazione “abiti = mezzo di comunicazione”, va anche preso in considerazione il fatto che in ambito istituzionale, e non solo, bisogna sapere cosa indossa e quando. C’è una necessità di “adattarsi” al ruolo che ricopre, definendo lo spazio che occupa. È un gesto politico, molto complesso e significativo. I suoi outfits le donavano comunque le doti di determinazione, intraprendenza e volontà di una donna che ha cercato sempre di autodefinirsi.

Jackie un’ icona di stile ma di amore (forse) meglio evitare

Jackie Kennedy
Jackie Kennedy

Per definizione un’icona di stile è una “figura o un personaggio emblematici di un’epoca, di un genere, di un ambiente. Un punto di riferimento che incarna pienamente un modo di vivere comune, un’intera società in un determinato periodo”.

La sua uscita di scena al mondo rigoroso della politica determina un cambio di look che sembra quasi rivelare la sua vera essenza. Si definisce nel casual chic, un mix perfetto tra eleganza francese e fantasie esotiche. Gli anni ’70 hanno dato vita a numerevoli icone di stile che si esprimevano proprio con questa moda. Abbandona i completi pastello in lana bouclé, i cappellini billbox coordinati e i tacchi che sono stati l’identificazione della sua estetica personale da First Lady. 

Lo stile di Jackie più stuzzicante, significante e saporito è lo stile che si sblocca con l’accostamento della “O’” al suo nome. Dopo l’assassinio del coniuge, John Kennedy, la First Lady si trasferì a New York con i figli ma ben presto decise di raggiungere l’Europa per il suo timore di essere presa di mira, visti gli accadimenti spiacevoli, se non la maledizione che colpì la famiglia K. Qui, si svelò Jackie O’ in tutte le sue nuance.

La Jackie O’ che trasfigura concetti e sentimenti mediante un suo personale vivace linguaggio che rendeva una sensazione, una allure. Il suo savoir-faire viene codificato sempre nel minimale ma con un sprizzo di “je ne sais quoi” che la rende misteriosa ed estremamente chic.

Anche durante questi anni, mentre era legata all’armatore Aristotele Onassis, personaggio di grande fame imprenditoriale, non è stata messa in ombra, è passata alla storia grazie appunto alla sua personalità.

Jackie e il suo gran finale

Jackie Kennedy in Italia, 1962
Jackie Kennedy in Italia, 1962

Jackie così “libera” e “spensierata” che passeggia tra le vie di Positano. Scalza, con caviglia nuda dal taglio dei Capri pants che sono diventati la sua firma. Jackie così effortless chic tra camicie bianche, sandali ultra-flat e foulard. Jackie con il suo bob moro dalle punte all’insù spettinato dalla brezza del mare italiano. E chiaramente maxi occhiali e la mitica hobo bag “Jackie O” di Gucci.

Dopo la morte di Onassis e successivamente alle altre relazioni che visse, Jackie torna alle origini dedicandosi all’editoria lavorando come redattrice e senior editor. Purtroppo, i suoi tormenti causati dagli eventi traumatici che visse nell’arco della sua esistenza non la abbandonarono mai.

Si potrebbe estrapolare dalla sua vita un tentativo continuo di trovare se stessa. Scrive lettere che raccontano i suoi pensieri e la sua interiorità, quasi come un esercizio di auto-lettura e comprensione. Le indirizza a uomini che faranno più o meno parte della sua vita e che in un modo o nell’altro la accompagneranno, la segneranno e che lei segnerà.

Anche i suoi cambi look, vivere in diverse parti del mondo, acquisendo culture differenti. Ricominciare, rinascere e reinventarsi. Sperimentare e dedicarsi alle passioni riguardanti arte e moda quasi come fosse una valvola di sfogo. Che sia Jacqueline, Jackie Kennedy o Jackie O’ la sua vera natura, solo lei l’ha potuto scoprire. Anzi, avrà mai trovato la chiave di lettura della sua anima?

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