La Processione dei Misteri di Taranto torna nella Città Vecchia

Nel 350° anniversario dell’Arciconfraternita del Carmine la Processione tornerà alla storica Chiesa del Carmine

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Sta per iniziare uno dei momenti più intensi e significativi della Settimana Santa di Taranto: la Processione dei Misteri. Il 18 aprile alle 17 si aprirà il corteo, arricchito quest’anno dal 350° anniversario della fondazione dell’Arciconfraternita del Carmine, che da secoli ne cura ogni dettaglio.

Più di una tradizione liturgica, è un cammino collettivo che unisce i tarantini e che, da secoli, racconta la fede, la storia e l’identità di una città che non smette di tramandarlo.

La processione dei Misteri torna nella Città Vecchia

Questa notte su Taranto scenderà un silenzio antico, spezzato solo da lenti passi scalzi e dal suono cupo della troccola, fino a quando, all’alba del giorno seguente, le tre bussate del troccolante annunceranno la fine del dolore della passione di Cristo.

Il corteo ripercorrerà il tracciato più autentico della tradizione, quello della Città Vecchia. Il cammino inizia con l’uscita dei confratelli incappucciati dalla storica Chiesa del Carmine. Da lì si snoda lungo via d’Aquino, attraversa il Ponte Girevole e scende per Discesa Vasto, proseguendo su via Garibaldi fino a via Duomo.

Tappa centrale sarà la Cattedrale di San Cataldo, patrono della città. Dopo una sosta silenziosa e carica di emozione, i Misteri proseguiranno verso piazza Castello, per poi fare ritorno alla Chiesa del Carmine. Le tre bussate del troccolante, nelle prime ore del Sabato Santo, segneranno la conclusione del rito. 

Le origini di un gesto di devozione lungo più di due secoli

La storia della Processione dei Misteri affonda le radici nel 4 aprile 1765, quando alla Confraternita del Carmine vennero donate due statue: il Cristo morto e la Madonna Addolorata, giunte da Napoli per volontà della famiglia Calò. Da quel momento, la tradizione si consolidò, arricchendosi di nuove figure sacre, fino a costruire il corteo composto da otto statue che raffigurano i momenti più significativi della Passione di Gesù.

Un aspetto che rende la processione carica di pathos è la presenza dei “perdoni“: confratelli incappucciati, che avanzano a piedi nudi, con la tipica cadenza “a nazzecate“. Ma è nel troccolante che pulsa il cuore della devozione. Con la sua troccola scandisce il ritmo dell’intero corteo, e il suo dolore si fa visibile, spesso, nelle lacrime che rigano il cappuccio bianco.

Il gesto conclusivo e più atteso della processione è incarnato dalle tre bussate del troccolante: tre colpi alla porta, dati con un bastone, della chiesa da cui tutto è iniziato, che segnano la fine del rito e la rinascita spirituale.

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