Il fascino della divisa: Giorgio Armani, Balenciaga e Alberta Ferretti

"Nei secoli fedele", così cita il motto dell'Arma dei Carabinieri e così anche i designer sembrano essere quando si parla di divise

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L’uniforme, cogliendo e parafrasando la sua etimologia, significa unica forma. Si tratta di qualcosa, infatti, necessariamente ed inevitabilmente riconoscibile, dalla forte identità e simbolicamente comunitario. L’uniforme ha il fine ultimo di creare divise a rappresentanza di un gruppo basato sui medesimi valori ed usi e che, contemporaneamente, si allontana e si differenzia dalle visioni di un altro.

Quello che sussite tra moda, designer e uniformi, è un rapporto di duplice natura: da un lato l’onore di poter vestire Forze dell’Ordine e “Angeli dell’aria”; dall’altro cogliere ed interpretare gli elementi formali delle divise per ispirare e creare stili e collezioni.

Hugo Boss, divisa SS
Hugo Boss, divisa SS

Riguarda ormai una tradizione esistente da quasi un secolo, dal momento in cui lo Stato ebbe la necessità di affidarsi alle grandi aziende tessili per la produzione dei tessuti. Questa amicizia non vive solo in Italia, bensì esistono anche altre realtà, come Hugo Boss che confezionava le divise nere delle SS della Germania nazista. Infatti, il ruolo specifico di quella che poi sarebbe diventata un’azienda leader dell’alta moda era quello di produttrice e distributrice tessile, mentre il design era nelle mani di Walter Heck e Karl Diebitsch. In Francia, invece, le divise della Gendarmeria, dal 2003 al 2021, sono state disegnate, dalla maison Balenciaga.

I Carabinieri

Le divise delle Forze dell’Ordine non sono prodotte e distribuite dallo Stato come si può immaginare, ma sono, appunto, le grandi case di moda ad occuparsene. Dal 1998, infatti, Re della moda italiana, Giorgio Armani si dedicò alla realizzazione della divisa dei Carabinieri. La bandana rossa laterale sui pantaloni come riconoscimento, ad esempio, è stata una sua idea, recuperata dagli archivi storici dei Carabinieri. Giorgio Armani si dedica alla realizzazione delle divise da oltre 25 anni, e con lui si abbandonaro i tradizionali colori.

Giorgio Armani, divisa Carabinieri
Giorgio Armani, divisa Carabinieri

L’uniforme ordinaria è di colore nero, sia nella versione estiva che in quella invernale. Si compone di una giaccia ad un petto con quattro bottoni, quattro tasche a toppa con chiusura a pattina con bottone e controspalline, anche queste fermate da un bottone argentato. I pantaloni, invece, sono di taglio classico e mostrano pinces a quattro tasche. Non tutti sono dotati della tipica banda rossa, che è prevista fino al grado di maresciallo capo. A completare l’uniforme sono adibiti la camicia bianca, la cravatta, i guanti di pelle e le scarpe basse rigorosamente neri e il berretto con il fregio dell’Arma, che può essere in metallo o in plastica a seconda del grado.

Il grande salto nella storia estetica dell’Arma dei Carabinieri avviene nel momento in cui la colorazione khaki di puro stampo novecentesco lascia il posto al nero, ancora oggi tratto distintivo dell’uniforme.

Un solo elemento viene lasciato invariato in questa radicale trasformazione: la bandoliera, ampiamente visibile sulla tracolla bianca. I caricatori delle armi, infatti, hanno iniziato ad accogliere un maggior numero di cartucce nel corso degli anni. L’approdo delle idee di Giorgio Armani nel campo di un’istituzione come quella dell’Arma è un passo fondamentale per avvicinare maggiormente l’Arma alle persone, e cominciare dai concetti estetici e dai valori trasmessi è sicuramente di la strategia vincente.

Il designer piacentino ha portato, anche in questo campo, la sua immancabile e riconoscibile eleganza celebrando la storia dell’Arma italiana.

Le ali de “gli Angeli dell’Aria”

Le hostess di volo vantano di un armadio disegnato dalle più sapienti mani della scena moda italiana. Il design più storico è senza dubbio quello delle Sorelle Fontana del 1950. Minimal e ovviamente elegante come poteva solo essere seguendo la moda dell’epoca. Una classe inconfondibile confezionata in tessuto ignifugo e gonna al polpaccio.

Nel 1972, il tailleur diviene di un brillante rosso manciura, ideato dalle creazioni di Mila Schon. A seguire entra in campo a firmare le divise, Renato Balestra, nell’anno 1986, proponendo tinte più classiche e regimental, con l’azzurro e il tricolore. Poi si parla dell’epoca Mondrian fino alle divise di Ettore Bilotta ispirate allo stile anni ‘50 e ‘60 ma che riprendono i colori italiani in una combinazione un po’ improbabile, tra cui calze verdi.

Mila Schon, divisa Alitalia
Mila Schon, divisa Alitalia

Nel 1991, cambio di rotta con il mitico Giorgio Armani che portò con sé linee e tagli magistrali, eleganti, semplici e precise tinte di un colore tanto inusuale quanto azzeccato: il fango. Camicia dal taglio maschile e gonna leggermente accorciata sotto al ginocchio.

Giorgio Armani, divisa Alitalia
Giorgio Armani, divisa Alitalia

Dal 2018, invece, ad occuparsi degli “Angeli dell’Aria” è stata Alberta Ferretti, in cui sono state presentate divise completamente rinnovate sia nei colori che nei tessuti. Le uniformi senza tempo e tradotte in un raffinato color blu, sono rifinite da accenni di rosso e apostrofi verdi. La collezione prevedeva un completo da uomo, un tailleur e un abito da donna in fresco di lana blu che conferiva libertà di movimento alle hostess. “Alitalia è un simbolo iconico e istituzionale del nostro Paese. Per questo ho subito accettato con entusiasmo la proposta di disegnare le nuove divise della compagnia. Mi piace l’idea di portare la creatività, l’eleganza e la qualità del nostro Paese nel mondo“, così Ferretti esprime tutta la sua gratitudine e devozione al progetto.

Bozzetto Alberta Ferretti per divisa Alitalia
Bozzetto Alberta Ferretti per divisa Alitalia

Nel 2021 le ali degli angeli sono state firmate da Brunello Cucinelli. Le nuove divise di ITA Airways, la compagnia aerea di bandiera risorta dalle ceneri di Alitalia, sono state, una lode all’italianità per eccellenza, un’esaltazione dei valori nazionali di artigianalità italiana. Lo stile dello stilista umbro affonda le sue radici nella sartorialità con particolare attenzione alla natura, ai dettagli e alla qualità dei tessuti.

Per l’uniforme maschile la proposta prevedeva un completo giacca a un petto e mezzo e pantaloni dal taglio elegante dal fitting asciutto; per la donna, invece, sono stati previsti due abbinamenti: un set giacca e pantaloni e il consueto abbinamento con la gonna, caratterizzati da un’estrema pulizia di linee e volumi. L’italianità della divisa, simbolo di uno status quo nazionale che non ha mai abbandonato la classe e il rigore tipici delle divise di volo nel corso della loro storia.

Gli Angeli internazionali

Anche ad alta quota in territorio internazionale, la moda ha vestito gli angeli. Una collezione da ricordare, ad esempio, è quella della linea Braniff Airlines disegnata da Emilio Pucci nel 1965: The Air Strip. Ai tempi considerato un designer iper avanguardista, la collezione che creò era un viaggio nel futuro pratico e lungimirante, in color block, un sistema modulare di capi da abbinare a piacimento, creando la possibilità di adeguarsi alle più disparate condizioni climatiche. La collaborazione tra Emilio Pucci e la Braniff Airlines fu un enorme successo che portò alla creazione di una seconda collezione nel 1967.

Un’altra collaborazione da ricordare, è la collezione della Olympic Airways disegnata da Pierre Cardin nel 1969. Lo stilista francese per la compagnia di volo greca realizzò una collezione a dir poco sorprendente.

Guardia di finanza

Per quanto riguarda le divise della Guardia di Finanza, la progettazione proviene da un team di esperti stilisti e sartorie specializzate, che lavora in collaborazione con le autorità competenti per garantire il rispetto dei requisiti di funzionalità. Purtroppo, però, non si dispone delle informazioni specifiche riguardo i collaboratori tessili e stilistici coinvolti.

Si ha conoscenza, però, dell’apporto creativo portato dallo stilista Ettore Bilotta nel 2008; il quale ha analizzato i colori delle antiche divise e reinterpretato l’imponente fit dei modelli del 1880, rendendo il tutto più funzionale senza però alterare o denaturare le caratteristiche originarie.

Il lavoro portato avanti dallo stilista romano è stato attuato anche a livello di analisi cromatica delle divise del corpo in oltre cento anni di storia. Il “bigio”, ad esempio, sfumatura del grigio, è stato scelto per confezionare i pantaloni, mentre, il verde scuro per le giacche. La linea è, come si è detto, imponente ma funzionale. Il tocco moda si rispecchia in quella che è la giacca: l’originale aveva un orlo dritto, che risultava penalizzante per le figure di non elevata statura, nella versione di Bilotta, è stato arrotondato per slanciare chi la indossa.

La giacca è doppio petto per ufficiali e allievi ufficiali, con doppia fila di bottoni dorati; monopetto per ispettori e allievi ispettori, con una fila di bottoni dorati. Le maniche sono chiuse da quattro bottoni dorati. Polsi, collo e spalline sono in velluto bigio per gli allievi; spalline in oro per gli ufficiali.

Bilotta ha introdotto, inoltre, le camicie con polsini doppi per i gemelli, aventi impresso il logo del corpo.

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