“Il Diavolo è Dragan Cygan”, per la prima volta Enzo Salvi in un ruolo drammatico – INTERVISTA al regista Emiliano Locatelli

Intervista ad Emiliano Locatelli, giovane regista emergente, che irrompe sulla scena cinematografica italiana con il suo primo lungometraggio, "Il Diavolo è Dragan Cygan". Il cast vanta nomi interessanti come Sebastiano Somma e Enzo Salvi, conosciuto per la sua dirompente comicità nei cinepanettoni con Boldi e De Sica, che per la prima volta interpreta un ruolo drammatico

Martina Onorati
8 Min di lettura

Emiliano Locatelli, giovane regista emergente, irrompe sulla scena cinematografica italiana con il suo primo lungometraggio, “Il Diavolo è Dragan Cygan”. Il film, che vanta un cast interessante, include Sebastiano Somma e Enzo Salvi, quest’ultimo conosciuto per la sua dirompente comicità nei cinepanettoni con Boldi e De Sica, qui in un inedito ruolo drammatico. “Il Diavolo è Dragan Cygan”, in uscita il 12 marzo al cinema Adriano di Roma, ha registrato il tutto esaurito in breve tempo. La pellicola ha inoltre conquistato il Moscow Indie Film Festival 2024 e la proiezione al teatro IMAX più grande del mondo a Los Angeles il 7 marzo.

Abbiamo avuto il piacere di intervistare Emiliano, che ci ha parlato della sua passione per il cinema, scoppiata dopo aver visto “Balla coi Lupi” a 9 anni, e ci ha accennato ad alcuni interessanti progetti in cantiere.

Emiliano Locatelli
Emiliano Locatelli

Il Diavolo è Dragan Cygan presenta un cast corale di quattro personaggi principali. Puoi raccontarci di cosa parla e quali sono le tematiche che affronta?

Il film ruota attorno alle vite di quattro personaggi molto diversi tra loro: un ex rapinatore, interpretato da Enzo Salvi, un operaio giovane padre di famiglia, interpretato da Gennaro Lillio, un capitano d’industria che vuole delocalizzare all’estero, Sebastiano Somma e un poliziotto violento interpretato da Ivan Borragine, con la partecipazione straordinaria di Adolfo Margiotta che arricchisce il cast. Pur essendo un film d’autore, riconosciuto a livello ministeriale, si distingue da altri per l’attualità delle tematiche trattate: la crisi economica, la delocalizzazione e la deindustrializzazione delle fabbriche. Il genere drammatico si mescola alla tensione crescente tipica del thriller, creando un climax avvincente che accompagna lo spettatore dall’inizio alla fine. In definitiva, Il Diavolo è Dragan Cygan è un film d’autore con elementi di thriller e poliziesco. Il verdetto finale è affidato al pubblico, che spero apprezzerà questa storia ricca di spunti di riflessione.

Ci racconti un aneddoto e ricordo d’infanzia che è legato al cinema che poi ti ha accompagnato nella tua vita quando da quando eri piccolo?

Il cinema è una passione che mi hanno trasmesso i miei genitori. Ricordo che a 9 anni rimasi folgorato dalla visione di Balla coi Lupi.

Un film impegnativo per un bambino.

Sì, e anche decisamente crudo. Ma ti svelo una cosa che non ho mai detto a nessuno. Questo film ha segnato l’inizio della mia passione per il cinema, ed ha influenzato anche questo mio primo film da regista. Non a caso nel film appaiono dei pellerossa.

Raccontaci un’esperienza che ha acceso la tua passione per il cinema e ti ha fatto dire “ok, voglio fare il regista”?

Lavoro nel mondo del cinema come tecnico da 15 anni. Esperienza preziosa, ma ben diversa dalla regia. È stata la scrittura a farmi esclamare “il cinema è la mia strada”.

Tengo a precisare che questo film è frutto della mia scrittura originale. Non riuscirei a dirigere qualcosa scritto da qualcun altro. Scrittura e regia sono per me intrinsecamente legate. Il bisogno di comunicare si traduce in parole, ma la regia offre la potenza del cinema: musica, immagini… Una poesia che va oltre la semplice descrizione. Ecco l’unicità del cinema: tocca corde che la lettura non può.

Hai mai pianto davanti un film?

Sì, ho pianto tante volte davanti a film che mi hanno emozionato. L’ultimo è stato “The Whale”, un film potente che ti consiglio di vedere.

Lo farò. Descrivi il tuo stile come regista.

Definire il mio stile è un’impresa ardua. Un regista affermato può vantare uno stile riconoscibile, ma io, essendo ancora agli inizi, non so se posso dirlo. Spero che i critici, analizzando questo e i miei lavori passati (tra cui quattro cortometraggi a cui tengo molto), possano individuare una coerenza stilistica. Non credo di aver ancora raggiunto uno stile definitivo, ma posso dire che mi ispiro a registi come Elio Petri e Pasolini, che raccontano storie di persone comuni e della classe lavoratrice. Oltre al cinema d’autore italiano, sono influenzato anche dal cinema americano classico, in particolare dai western e da alcuni thriller.

La mia passione per la filosofia e la politica si riflette nei miei film, come dimostra la citazione iniziale del mio filosofo preferito, che scoprirete solamente vedendo il film!

Spero che il mio stile sia una fusione di questi due mondi: il cinema d’autore italiano impegnato e il cinema americano di genere. Unire questi due stili potrebbe creare qualcosa di nuovo, ma è ancora presto per dirlo. Lascio agli altri il giudizio sul mio stile, che è ancora in evoluzione.

Hai altri progetti in cantiere?

Sì, ho già diverse idee per il futuro. Una si chiama Vendetta a Working Class Hero. La storia è quella di un supereroe “all’italiana”, un operaio di giorno e supereroe di notte. Il film sarà ricco di azione, ma manterrà il focus sul mondo operaio e sulle sue tematiche.

Un altro progetto che ho in cantiere è “Cena di classe”, un thriller psicologico ambientato interamente in una villa. La cena tra personaggi di diverse classi sociali degenera in tragedia, con un finale violento e inaspettato. Due dei commensali si rivelano essere membri di un gruppo terroristico, sconvolgendo l’equilibrio della serata.

Quali sono le tue ispirazioni per questi progetti?

Mi ispiro molto al mondo reale e alle sue contraddizioni. Mi interessano le storie che raccontano la vita delle persone comuni, alle prese con le difficoltà quotidiane.

C’è un genere cinematografico che preferisci?

Amo il thriller e il noir, ma mi piace anche sperimentare e mescolare generi diversi.

Qual è il tuo più grande sogno come regista?

Spero di continuare a realizzare film che emozionino e facciano riflettere il pubblico. Vorrei portare sullo schermo storie che raccontano la realtà del nostro tempo, con un occhio sempre attento al sociale. Realizzare questo film è stato un piccolo sogno che si è avverato, grazie al supporto di un cast fantastico, tra cui Enzo Salvi e Sebastiano Somma, e di un produttore che ha creduto nel progetto, Marco Fais. Non mi sento per niente arrivato, e non mi accontento. Questo è solo l’inizio, anche se un inizio protratto negli anni. Sono già soddisfatto di alcuni traguardi raggiunti, ma il mio sogno più grande è continuare a crescere come regista, realizzare film sempre più belli e importanti, e lasciare un segno nel mondo del cinema. So che la strada è lunga e difficile, ma sono determinato a raggiungere i miei obiettivi. D’altra parte, se ci penso, questo è solo l’inizio.

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