Ogni anno cresce il numero di donne italiane che si affidano agli esperti spagnoli per diventare madri. Il numero supera 3.000 donne all’anno, come evidenziato dal report del Gruppo Instituto Bernabeu.
L’istituto ha l’obiettivo di offrire trattamenti innovativi che permettano di ottenere una gravidanza nel minor tempo possibile, tanto che la struttura è stata ampliata con una sede a Venezia. Il suo lavoro è stato riconosciuto dal comitato scientifico del congresso dell’ESHRE, la Società Europea di Riproduzione Umana ed Embriologia.
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Tra i progetti di ricerca, ci sono quelli che si basano sull’intelligenza artificiale: uno dei questi integra e convalida un algoritmo di selezione embrionale basato sull’IA. Il secondo combina l’IA e la farmacogenetica per identificare le varianti genetiche che possono predisporre le donne a una risposta ovarica molto bassa.
Come funziona la fecondazione assistita
La fecondazione assistita consiste nella somministrazione alla donna di farmaci capaci di favorire la crescita e la maturazione di numerosi follicoli ovarici. All’interno di questi follicoli si trovano gli ovociti, ovvero le cellule capaci di diventare un embrione quando si fondono con uno spermatozoo. La somministrazione di tali farmaci è accompagnata da una attenta valutazione clinica, ecografica e ormonale, fino a che i follicoli raggiungono il diametro ottimale.
La fecondazione assistita in Italia
La procreazione medicalmente assistita (PMA) si avvale di diversi tipi di tecniche che comportano la manipolazione di tali ovociti, spermatozoi o embrioni nell’ambito di un trattamento finalizzato a realizzare una gravidanza. La metodica di I livello è poco invasiva e caratterizzata dal fatto che la fecondazione si realizza all’interno dell’apparato genitale femminile.
Quella di II e III livello è più complessa e prevede che la fecondazione avvenga in vitro. Dal 2014 la Corte Costituzionale ha fatto decadere il divieto di fecondazione eterologa nel nostro Paese (cioè la fecondazione in cui uno o entrambi i gameti provengono da un donatore esterno alla coppia) e pertanto le tecniche che oggi possono essere utilizzate sono sia omologhe che eterologhe.
L’età della donna rappresenta il fattore che più riduce la possibilità di avere un bambino con i trattamenti di PMA. Evidenze scientifiche indicano che la fertilità nella donna subisce un primo calo significativo, anche se graduale, già intorno ai 32 anni e un secondo più rapido declino dopo i 37 anni, fino ad essere prossima allo zero negli anni che precedono la menopausa, che in genere si verifica intorno ai 50 anni.
Per tutte le spese connesse alle prestazioni di raccolta, conservazione e distribuzione di cellule riproduttive finalizzate alla PMA eterologa, è previsto un contributo il cui importo è fissato dalle singole Regioni.
Il 13 gennaio 2023 è stato istituito, presso l’Ufficio di Gabinetto del Ministero, il Tavolo tecnico di approfondimento delle tematiche relative alla procreazione medicalmente assistita.
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