Fabrizio De André, “Creuza de mä” e il “Pescatore” celebrano a Sanremo gli 85 anni del cantautore

I cantanti genovesi Bresh e Olly rendono omaggio al loro concittadino che oggi avrebbe compiuto ottantacinque anni

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A tre giorni dalla fine del Festival di Sanremo, i duetti della quarta serata continuano a riscuotere successo: l’emozionante cover di Olly e Bregovich de “Il pescatore” di Fabrizio De André insieme a “Creuza de mä”, più accidentata ma comunque coinvolgente di Bresh e Cristiano De André di vantano quasi un milione di visualizzazioni sul canale ufficiale Youtube della RAI. Un risultato brillante, soprattutto nel giorno dell’ottantacinquesimo anniversario di nascita dell’autore di questi brani del cantautore.

Infatti, oggi diciotto febbraio duemilaventicinque si festeggia il compleanno del cantautore genovese, che sempre rifiutò la competizione del Festival della Canzone Italiana, poiché “nel caso mio, dovrei andare ad esprimere i miei sentimenti e credo che questo non possa essere argomento di competizione”, tanto da finirci indirettamente quasi ogni anno: si pensi alla tanto discussa interpretazione di Madame e Izi di “Via del Campo” nel 2023 fino ai più recenti duetti sopra menzionati.

Ma la volontà del musicista passa sempre in secondo piano rispetto alla potenza delle sue canzoni, che a ventisei anni dalla sua morte ancora non cessano di ispirare nuovi artisti al punto da essere omaggiate sul palco più popolare d’Italia.

“Via del Campo”, “Il Pescatore” e “Creuza de mä” sono solo tre delle canzoni più apprezzate della sua discografia, che, tuttavia, non gode da subito un tale trionfo. Agli esordi della sua attività musicale, Fabrizio De André, meglio noto come Faber, il soprannome affettuoso affibbiatogli dal compagno d’avventure Paolo Villaggio per la sua simpatia per la marca di cartoleria Faber-Castell, scrive per la casa discografica Karim “Nuvole Barocche” ed “E fu la notte” : due brani estremamente lontani dal suo stile successivo tanto da sembrare interpretati da un omonimo serioso e impettito.

Nonostante alcune affollate esibizioni nei locali sotto i Portici di Sottoripa, il cantautore passa quasi inosservato nella scena musicale dei primi anni Sessanta, dominato da colossi della canzone italiana, come la maestosa Mina. Ma sarà proprio una collaborazione con la giovane cantante che gli permetterà di raggiungere una prima notorietà: nel 1967 il tragico brano “La canzone di Marinella” firmato De André e addolcito dalla voce sensuale di Mina scala le vette delle classifiche italiane, riportando alla luce un mero caso di cronaca sull’omicidio di una prostituta.

Quindi, in questo periodo inizia a delinearsi quella filosofia intrisa di esistenzialismo, anarchia e poesia francese che in seguito si manifesterà in tutta la sua autenticità nel primo trentatré giri, Volume 1. Un LP in cui germogliano i primi semi della poetica deandreiana: la spiritualità dei vangeli apocrifi in “Si chiamava Gesù”, poi sviluppata con un’approfondita analisi dei testi ne “La Buona Novella”, l’enigma dell’esistenza umana da cui “La morte” e in seguito “Tutti morimmo a stento” e l’amore per gli ultimi, ben espresso da “Via del campo” e “Bocca di Rosa”, che daranno vita a una vera e propria esperienza di impegno politico nelle contestazioni sessantottine, “Storia di un impiegato”.

Nell’ultima fase della sua produzione musicale, ormai rifugiatosi in una tenuta verdeggiante nei pressi di Santa Teresa di Gallura, Faber avverte il bisogno di ritrovare le sue radici: questo conato patriottico si traduce in “Creuza de mä”, un album dalle sonorità mediterranee cantato interamente in genovese. In effetti, grazie a un’accurata ricerca musicale, il cantautore partorisce un’opera storica, ormai divenuta simbolo della sua amata Zena, tanto da essere intonata nelle curve del Luigi Ferraris.

Alla luce di queste imprese poetiche e musicali, molte antologie scolastiche hanno annoverato Faber nel canone degli autori accademici, dimostrando come il messaggio umano veicolato dalle sue ballate sia ancora fondamentale per la costruzione di una società migliore, più attenta verso gli umili e più combattiva contro le ingiustizie.

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