Zuppi si schiera al fianco dell’arcivescovo Morandi: “La politica non si fa in parrocchia”

In seguito alle polemiche suscitate dalla lettera del vescovo Giacomo Morandi sulla impossibilità di candidarsi alle prossime elezioni, il cardinale Matteo Zuppi si è espresso in favore delle direttive emanate da Morandi

Redazione
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Il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, ha preso le parti dall’arcivescovo di Reggio Emilia Giacomo Morandi nella polemica nata dalla diffusione di una lettera in cui l’arcivescovo si esprimeva contro chi, ricoprendo incarichi di responsabilità in parrocchia, ha assunto impegni politici, invitandoli a sospendere il proprio servizio ecclesiastico in caso di candidatura alle elezioni di giugno.

Zuppi difende Morandi nella polemica nata dalla lettera

Nessun coinvolgimento nella politica per chi ricopre delle responsabilità nei ministeri parrocchiali, questo ha ricordato a inizio febbraio l’arcivescovo Giacomo Morandi in un atto amministrativo della Curia, regolarmente protocollato, che ha condiviso con i parroci della diocesi. La lettera conteneva le direttive da rispettare nel periodo elettorale, tra i divieti quello di ospitare nelle parrocchie eventuali comizi o eventi legati alla campagna elettorale.

Arcivescovo Giacomo Morandi
Arcivescovo Giacomo Morandi

Cosa vuole che dica, non si fanno riunioni di partito in parrocchia, mi sembra una questione di buon senso…“, così il cardinale Matteo Zuppi ha parlato in un’intervista al Corriere della sera. “Non si fanno riunioni di partito in parrocchia, mi sembra una questione di buon senso”, poi ha continuato spiegando che la chiesa “non fa direttamente politica, non c’è né deve esserci nessun tipo di collateralismo, ma questo non contraddice in alcun modo il fatto che chieda a tutti di occuparsi degli altri, di impegnarsi in politica e di farla bene secondo i principi del magistero, e cioè pensando solo al bene comune”.

Zuppi: “Niente a che vedere con il Non Expedit”

Inoltre Zuppi ha sottolineato che quanto affermato dall’arcivescovo Morandi non ha niente a che fare con il Non expedit di Pio IX, chiamato in causa da qualcuno, in riferimento alla lettera in questione. Anzi Zuppi si dice affranto dal fatto che la “lettera riservata ai parroci sia stata strumentalizzata a fini impropri e polemici”, perché dovrebbe rappresentare una linea guida dell’azione ecclesiale perché le scelte siano prese “nella consapevolezza che sia il ministero ecclesiale sia l’impegno politico chiedono un coinvolgimento totalizzante di tempo e risorse, dunque è bene siano nettamente distinti”.

Anche il vicario emerito don Alberto Nicelli è intervenuto nel dibattito in difesa dell’arcivescovo Morandi affermando che divieto di ospitare incontri elettorali nei locali della Chiesa era già stato emanato dal vescovo Massimo Camisasca, predecessore di monsignor Giacomo Morandi. “Da vicario generale di allora, ricordo di aver firmato anche io una disposizione analoga a quella che tanto sta facendo discutere. Non capisco dunque le polemiche su queste due lettere di assoluto buonsenso dell’arcivescovo Morandi che condivido in pieno“.

La questione è diventata un vero e proprio caso: molti parroci sono in disaccordo con le direttive emanate da Morandi e hanno proposto un ricordo all’atto. Probabilmente dovrà essere il diritto canonico a pronunciarsi sull’ammissibilità della supplicatio dell’arcivescovo Morandi.

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