Una foto è riuscita a riaccendere le emozioni e la rabbia nei confronti del conflitto mediorientale, che prosegue ormai da un anno e mezzo e che sembra essere ormai scomparso dalla mente del mondo intero. Uno scatto della fotografa palestinese Samar Abu Elouf, ritrae un bambino di 9 anni, Mahmoud Ajjour, in canottiera e senza braccia. L’istantanea, potente nella sua cruda verità, è stata proclamata Photo of the Year del concorso World Press Photo.
La foto è stata scattata per il New York Times e racconta una storia di innocenza e infanzia spezzata. Con essa si è voluto documentare l’orrore della strage in atto in Palestina attraverso “una fotografia silenziosa, ma che parla ad alta voce. Racconta la storia di un bambino, ma anche di una grande guerra che segnerà le generazioni future“, ha dichiarato Zoumana El Zein Khoury, direttore esecutivo di World Press Photo.
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The #WPPh2025 Photo of the Year is ‘Mahmoud Ajjour, Aged Nine’ by @samarabuelouf, for @nytimes. The jury was moved by this portrait of a Palestinian boy which speaks to the devastating long-term costs of war on civilians. Read more: https://t.co/KHmkUjt2Rj pic.twitter.com/QP3lqEBWaR
— World Press Photo (@WorldPressPhoto) April 17, 2025
La storia dietro lo scatto
Era marzo 2024 quando Mahmoud, in fuga con la sua famiglia da un bombardamento a Gaza City, si voltò per un istante. Era preoccupato per i suoi cari, troppo lontani dalla salvezza. Li esortò a correre, a non fermarsi, a sperare. In quel fragile momento un’esplosione lo colpì. Il fragore della guerra gli ha strappato via entrambe le braccia.
Fortunatamente il piccolo riuscì a salvarsi, anche grazie alla possibilità di trasferire il piccolo Mahmoud in Qatar, all’ospedale di Doha. I medici hanno tentato il possibile per lui. A causa della guerra la sua quotidianità non sarà più la stessa: è costretto a usare i piedi per giocare con il telefono, per scrivere, per aprire le porte.
Eppure il dolore più lacerante per Mahmoud non viene dalla sofferenza fisica. “Una delle cose più dolorose che mi ha raccontato sua madre – ha dichiarato Elouf – è che quando Mahmoud ha compreso per la prima volta di aver perso le braccia, la prima cosa che le ha detto è stata: ‘Come farò ad abbracciarti?’“.
Nonostante le difficoltà il piccolo Mahmoud Ajjour vuole ricostruire la sua vita con determinazione. “Mahmoud ha un sogno molto semplice: vuole indossare protesi e vivere una vita come qualsiasi altro bambino”, hanno scritto gli organizzatori di World Press Photo in un comunicato. Se il suo sogno si avvererà, Mahmoud potrà abbracciare di nuovo sua madre.
La storia di Samar Abu Elouf
Samar Abu Elouf, 40 anni, è una fotoreporter autodidatta di Gaza che dal 2010 documenta la vita quotidiana, le notizie e i profondi effetti del conflitto sul suo Paese, la Palestina. Nel corso della sua carriera, ha collaborato con numerose testate, agenzie e organizzazioni internazionali, tra cui The New York Times, Reuters, NZZ e Middle East Eye.
Durante un’intervista con la CNN, ha condiviso il costo personale del suo lavoro quotidiano: “Prima di scattare una foto a un bambino morto, controllo che non sia mio“. Nonostante sia mamma di quattro figli e la sua casa sia stata distrutta dalle bombe, continua a documentare la guerra.
Lo scatto premiato si aggiunge alla lunga storia di immagini che hanno segnato la coscienza collettiva, ricordando al mondo intero che dietro ogni statistica ci sono storie personali, sogni interrotti e vite stravolte. La fotografia di Samar Abu Elouf ci costringe a guardare ciò che spesso preferiamo ignorare: il costo umano dei conflitti, misurato non in territori conquistati, ma in futuri negati.
È questo in fondo il cuore del vero reportage: raccontare la verità. Anche e soprattutto quando è difficile e doloroso.
Photo of the Year del World Press Photo
L’immagine ha colpito il cuore della giuria internazionale che ne ha elogiato il realismo della foto, l’illuminazione, il soggetto e il suo richiamo alle questioni legate al futuro di Mahmoud e di tutti i bambini palestinesi, vittime innocenti coinvolte in un conflitto più grande di loro.
La fotografa è originaria di Gaza e ritrae costantemente i palestinesi gravemente feriti dalla guerra che ora si trovano a Doha. Il suo intento è documentare non solo il dolore ma anche il percorso di adattamento delle vittime alla loro nuova vita.
La World Press Photo Exhibition 2025, che celebra i migliori scatti dell’anno, sarà esposta in oltre 60 città. In Italia farà tappa a Roma dal 6 maggio all’8 giugno e a Lodi per il Festival della Fotografia Etica e nei prossimi mesi anche a Torino.
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