Ultima Generazione, blitz da Cracco: “Apra le porte del suo ristorante a chi non può permetterselo”

Gli attivisti contestano i prezzi eccessivi del ristorante di Carlo Cracco e rivolgono allo chef l’appello a offrire una volta a settimana pasti a persone al di fuori della sua abituale clientela. Contestato anche il caro prezzi dei prodotti agroalimentari che sta mettendo in ginocchio gli italiani

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Sei attivisti di Ultima Generazione hanno dato vita a un’azione di protesta all’interno del ristorante di Carlo Cracco in Galleria Vittorio Emanuele di Milano. Scortati fuori dalle forze dell’ordine, i militanti hanno proseguito la manifestazione, sempre all’interno della Galleria, sedendosi alle porte dal locale e mostrando alcuni striscioni. “Il giusto prezzo”, riportava uno di questi identificando il nome dell’iniziativa avviata da Ultima Generazione per ribellarsi all’aumento del prezzo dei prodotti agroalimentari.

La proposta di Ultima Generazione per “combattere la fame” 

Vengono contestati a Cracco i costi eccessivi del suo ristorante, dal momento che “un pranzo per due persone costa quanto un affitto o quanto la spesa mensile di una famiglia”. A fronte della crisi che sta mettendo a disagio le famiglie italiane, per i contestatori lo chef veneto dovrebbe offrire pasti gratuiti un giorno a settimana per aprire il suo ristorante a coloro che non potrebbero permetterselo. Gli attivisti lamentano, infatti, di come buona parte degli italiani faccia fatica a fare la spesa a fine mese e si scagliano contro Cracco, preso come riferimento di un sistema che piega produttori e consumatori, mentre avvantaggia le élite.

Le ragioni alla base della nascita della campagna

Ultima Generazione ha lanciato la campagna “Il giusto prezzo” lo scorso 19 febbraio con un sit-in fuori la Camera dove gli attivisti hanno protestato contro la Grande Distribuzione Industriale, che sfrutterebbe il lavoro dei coltivatori per rivendere a prezzi insostenibili ai cittadini. Il costo dei generi alimentari è mediamente raddoppiato negli ultimi dieci anni e il movimento chiede al governo di tutelare queste categorie dalle logiche della grande distribuzione organizzata, dal momento che la lievitazione dei prezzi non ha, però, portato vantaggi ai produttori e che solo il 7% degli incassi finisce nelle loro tasche.

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