È stata rinviata al 10 luglio l’udienza davanti ai giudici della Corte d’Appello di Brescia per le repliche sull’istanza di revisione della sentenza di condanna all’ergastolo per Olindo Romano e Rosa Bazzi in merito alla strage di Erba. Oggi i difensori di Olindo Romano e Rosa Bazzi hanno provato a convincere la Corte nell’esistenza di “nuove prove” in grado di demolire la condanna all’ergastolo della coppia per l’omicidio di Raffaella Castagna e il figlio Youssef, la nonna Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini dell’11 dicembre 2006.
A diciassette anni dai terribili fatti della “strage di Erba” la colpevolezza di Olindo Romano e Rosa Bazzi continua a non convincere tutti. Oggi è il giorno in cui la coppia di coniugi scoprirà se la speranza di rivedersi fuori dal carcere e di tornare a vivere in libertà sia perseguibile, o se l’ergastolo sarà la loro condanna definitiva.
Leggi Anche
Dopo tre processi e 23 giudici che hanno confermato la colpevolezza dei due coniugi – gli stessi che il 10 gennaio 2007 avevano confessato gli omicidi di Raffaella Castagna, del piccolo Youssef Marzouk di due anni, di Valeria Cherubini e di Paola Galli, per poi ritrattare successivamente – il processo potrebbe non essere concluso e i due condannati potrebbero avere una seconda possibilità di tornare a vivere.
A marzo nel Tribunale di Brescia si è aperto il processo bis della strage di Erba, in cui sono state prese in considerazione le richieste di revisione dei quattro avvocati di Rosa e Olindo, per chiarire se effettivamente nel 2007 ci sia stato un errore nelle condanne. Al tribunale di Brescia, inoltre, sono state considerate altre due richieste di revisione, oltre quelle dei due avvocati: una del tutore dei due condannati e l’altra del pubblico ministero della Procura generale di Milano.
In questa seconda udienza nel processo di revisione per la strage di Erba, i difensori di Olindo Romano e Rosa Bazzi provano a convincere la Corte d’Appello di Brescia che esistono “nuove prove” in grado di smontare la condanna all’ergastolo della coppia per l’omicidio di Raffaella Castagna e il piccolo Youssef, la nonna Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini dell’11 dicembre 2006. Presenti in aula sia Romano che Bazzi.
Strage di Erba, la difesa ha chiesto il rinvio dell’udienza
L’udienza iniziata il primo marzo nel tribunale di Brescia per cercare di dimostrare l’innocenza di Olindo Romano e Rosa Bazzi è stata rinviata ad oggi, 16 aprile 2024. La decisione è stata presa dalla difesa dei due coniugi condannati, così da poter avere più tempo per rispondere adeguatamente all’avvocato generale e al procuratore generale. Le nuove fonti di prova presentate in aula, infatti, non hanno convinto l’avvocato di Stato Domenico Chiaro che non le ritiene “fatti nuovi dal punto di vista probatorio“.
Un problema non di poco conto che va a sommarsi ad altri dettagli della vicenda che non convincono l’accusa. Tra questi c’è anche il ruolo del giudice Cuno Tarfusser, la cui istanza per la riapertura di un processo è stata considerata “inammissibile perché redatta e depositata da un soggetto non titolare“. Al suo posto, infatti, doveva esserci la Pg Francesca Nanni, titolare dell’ufficio di Milano.
Ritenute poco convincenti dall’accusa anche le due nuove ricostruzioni di ciò che è accaduto quel tragico 11 dicembre 2006. Da un lato la possibilità che vi fossero degli aggressori in casa di Valeria Cherubini e Mario Frigerio, ritenuta impossibile, dall’altro la pista della criminalità organizzata, definita “inverosimile“. Inoltre, per l’accusa non è possibile prendere in considerazione l’ipotesi che il super testimone Mario Frigerio abbia avuto un falso ricordo. “Ha ripetuto per tre volte il nome di Olindo, le sue dichiarazioni non cambiano e non perdono pezzi“, ha sottolineato l’avvocato di Stato.
Il team di legali dei due coniugi non vuole ancora arrendersi e il rinvio del processo al 16 aprile permetterà loro di preparare una difesa più solida. A seguito della fine dell’udienza, Fabio Schembri, uno dei legali della coppia, ha dichiarato che l’accusa “è entrata nel merito delle prove“, il che dal suo punto di vista “significa che tanto inammissibili non sono, lo dimostreremo il 16 aprile“.
Strage di Erba, Azouz Morzouk: “Oggi la nostra rivincita“
L’udienza che si è tenuta ieri a Brescia è dibattimentale, quindi necessaria per aprire un varco verso l’ammissibilità della revisione. Affinché ciò accada in Tribunale sono state analizzate le nuove fonti di prova, ovvero è stata depositata la relazione del consigliere relatore, poi hanno preso la parola la Procura generale, gli avvocati delle parti civili e infine gli avvocati di Rosa e Olindo, prima che i giudici si ritirino in camera di consiglio. L’iter non è semplice e non è neanche breve, per cui l’udienza ha necessitato un rinvio.
In aula, oltre a Rosa e Olindo, giunti rispettivamente dal carcere di Bollate e da quello di Opera, era presente anche Azouz Marzouk, unica parte civile in aula, che continua a credere nell’innocenza di Rosa e Olindo, come dichiara lui stesso: “Sono emozionato, stiamo avendo la nostra rivincita. All’inizio credevo che Olindo e Rosa fossero colpevoli poi durante il primo anno dopo la strage ho cambiato idea. Credo non si astata fatta giustizia e oggi Olindo e Rosa potranno riparare“.
Strage di Erba, il ruolo del Pm della Procura generale di Milano
A far discutere in questo processo non è stata solo la contestata figura dei due coniugi e presunti assassini, ma anche il ruolo di Cuno Tarfusser, pubblico ministero della Procura generale di Milano, che dal 2022 ha iniziato ad interessarsi al caso della strage di Erba. Il Pm avrebbe riscontrato alcune discrepanze negli atti e negli interrogatori del processo a Rosa Olindo, convincendosi che fosse necessaria una revisione del processo.
“Le sentenze che condannano Olindo Romano e Rosa Bazzi si basano su tre prove: il riconoscimento del superstite Frigerio – marito di Valeria Cherubini – la macchia di sangue trovata sul battitacco della macchina di Romano e le confessioni. Sostengo che queste tre prove non sono genuine, ora tocca alla Corte d’Appello di Brescia” ha dichiarato il Pm Tarfusser a Fanpage, sottolineando anche alcune strane circostanze che circondano le due confessioni: “Rosa Bazzi e Olindo Romano vengono fermati e interrogati l’8 gennaio quando si dichiarano innocenti, poi due giorni dopo ognuno confessa cercando di scagionare l’altro. Tra l’8 e il 10 gennaio succedono delle cose poche chiare, ci sono state delle influenze sui due, che hanno approfittato delle loro capacità“.
Il Pm Cuno Tarfusser, a cui quindi si deve la riapertura del processo di revisione, è stato “censurato” dal Consiglio superiore della magistratura, perché ad occuparsi della gestione degli atti doveva essere la Pg Francesca Nanni, titolare dell’ufficio di Milano. Tarfusser non si trova però d’accorso, come riconferma a Fanpage: “Io ho fatto il mio dovere, in modo serio e distaccato, come il magistrato deve fare. Se trovo degli elementi che scagionano l’imputato, ho l’obbligo di portarli davanti al giudice“.
© Riproduzione riservata