Singapore, giustiziata un’altra donna

Dopo oltre 19 anni dall'ultima volta è stata giustiziata con impiccagione a Singapore un'altra donna, La sventurata aveva 45 anni e si chiamava Saridewi Binte Djamani

Daniele Saccucci
3 Min di lettura

A Singapore, l’ultima donna giustiziata attraverso impiccagione fu nel 2004: era una parrucchiera di 36 anni. Stessa sorte, a distanza di 19 anni, è toccata oggi alla 45enne Saridewi Binte Djamani, per l’identica accusa di traffico di droga. La Djamani era stata trovata in possesso di oltre 30 grammi di eroina ed a Singapore è sufficiente la metà per essere condannati alla pena di morte, salvo che dopo i due gradi di giudizio non intervenga la concessione della grazia presidenziale.

Attualmente nelle carceri di Singapore sono 54 i detenuti nel braccio della morte, dei quali soltanto 3 condannati per un reato diverso dal possesso di sostanze stupefacenti di quantità superiori a quanto stabilito dalla legge. Da quando, a fine pandemia nel marzo 2022, sono state riprese le esecuzioni le persone giustiziate per reati di droga sono state 15, con la media di una impiccagione al mese. Ciò a testimoniare che insieme a Cina, Iran ed Arabia Saudita, Singapore ha un regime penale per i reati di droga tra i più duri al mondo.

Singapore, Djamani giustiziata

Il Central Narcotics Bureau, nel comunicare l’avvenuta esecuzione capitale il 28 luglio 2023 di Saridewi Binte Djamani, ha tenuto a precisare che la stessa donna ha goduto di un processo giusto ed è stata assistita da una avvocato difensore.

Alla condanna avvenuta nel 2018 è seguita una sentenza con la quale la Corte di Appello ha respinto il 6 ottobre del 2022 il ricorso contro il primo giudizio di colpevolezza. Vano il tentativo della Djamani di ottenere la grazia presidenziale.

Djamani, la legge di Singapore

La condanna a morte della Djamani passa attraverso le leggi di Singapore. Infatti, la pena riguarda chiunque venga condannato per traffico di oltre 500 grammi di cannabis e/o 15 grammi di eroina.

La signora Djamani è stata, infatti, condannata a morte e giustiziata per traffico di 30,72 grammi di eroina. Tale quantità secondo l’accusa “Era sufficiente per alimentare la dipendenza di circa 370 tossicodipendenti per una settimana”. Dunque le autorità di Singapore continuano lungo la loro strada che li vede convinti del fatto che l’esecuzione, e quindi la pena capitale, sia necessaria per fermare il traffico di droga.

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