Senigallia, Leonardo suicida a 15 anni: i dubbi sui bulli e la scuola

Dal giorno del suicidio di Leonardo, morto a soli 15 anni, ha avuto inizio il gioco della colpe; la famiglia è convinta che i responsabili si trovino tra le mura scolastiche, altri invece ritengono che proprio i genitori siano da accusare in quanto ignari delle condizioni del figlio; nel mezzo resta la ricerca della verità, con la Procura che indaga per comprendere cosa sia accaduto nei giorni precedenti alla morte del 15enne

Redazione
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Il tempo non passerà più“, sono queste le parole strazianti di Viktoriya Ramanenka, la mamma di Leonardo che a soli 15 anni ha deciso di togliersi la vita, forse perché il peso delle offese, delle persecuzioni, delle prese in giro era diventato troppo per le sue grandi ma fragili spalle. Questa donna ora dovrà fare i conti con il vuoto che solo la morte di un figlio può costruire nella vita di un genitore, nella consapevolezza che l’esistenza del proprio bambino potrebbe essere stata spezzata dalle parole superficiali di altri suoi coetanei, troppo impegnati a dimostrare la loro superiorità per rendersi conto del dolore interiore del loro compagno.

Ramanenka e il suo ex marito, padre di Leonardo, hanno però deciso di non lasciar correre e di cercare a tutti i costi giustizia per il loro bambino, la stessa che lui in vita non era riuscito ad ottenere. “Quando ci aveva confessato cosa era costretto a subire a scuola, gli ho detto di andare a sporgere denuncia per fermare i tre bulli che lo avevano preso di mira” ha dichiarato la mamma di Leonardo, spiegando però che il 15enne non era favorevole a questa decisione, perché in fondo sperava che prima o poi questa storia sarebbe riuscita a chiuderla da solo.

La donna, ora, a seguito del funerale di suo figlio e nella consapevolezza di aver forse aperto un vaso da cui usciranno dettagli inquietanti, è pronta a chiedere giustizia, perché convinta che nella morte di suo figlio non siano implicate solo le offese dei bulli ma anche l’indifferenza degli insegnanti e di tutti coloro che erano a conoscenza del bullismo che quotidianamente Leonardo era costretto a vivere. Leonardo parlò con un insegnante di sostegno, dicendogli che voleva lasciare o cambiare scuola per fuggire alle offese. Ma lui gli disse solo che la scuola è obbligatoria fino ai 16 anni” ha dichiarato Ramanenka.

Senigallia, i fascicoli aperti sulla morte di Leonardo

Se il tempo non passa più per Viktorya Ramanenka, è anche vero che ora sembra giunto il momento di cercare risposte che colmino quel voto che circonda la morte del giovane Leonardo. Un 15enne che sognava di diventare un vigile del fuoco, o magari un soldato della Marina militare, gentile ed educato secondo chi lo conosceva e profondamente legato ai suoi genitori, improvvisamente avrebbe deciso che la sua vita è ormai troppo dolorosa e vi pone fine brutalmente, in una normale domenica sera. Dallo scorso 13 ottobre, giorno del suicidio del 15enne, ha quindi avuto inizio il gioco delle colpe.

C’è chi crede che la responsabilità sia proprio della famiglia, che non si sarebbe accorta per tempo del disagio del figlio, per altri invece i colpevoli sono i docenti e il preside della scuola, che non avrebbero fatto nulla per aiutare il giovane Leonardo, altri ancora puntano il dito sui presunti tre bulli, anch’essi ragazzini. Una di questi, una 15enne, si sarebbe recata spontaneamente in Questura per dichiarare di non avere “nulla a che fare” con quanto raccontato e per far presente di essere stata “messa in mezzo“. L’unica certezza, al momento, è che Leonardo non esiste più e che dietro il suo sorriso e il suo corpo quasi da uomo, si nascondeva un ragazzino fragile che è stato ferito troppo nel profondo.

La Procura dei minori ha aperto un fascicolo perinduzione al suicidio“, una sorta di passaggio obbligato vista la denuncia dei genitori, convinti che dietro al gesto del figlio vi fosse la disperazione nata proprio dalle offese vissute quotidianamente. Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha invece chiesto che sul caso venga effettuato un ulteriore approfondimento, di cui si occuperà  il direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale per le Marche, Donatella D’Amico. Inoltre, nel corso del funerale di Leonardo, l’avvocata della famiglia della vittima ha ricevuto un messaggio da un’altra mamma dell’istituto di Senigallia frequentato da Leonardo, che ha deciso di confessare che anche sua figlia, l’anno prima, era stata vittima di episodi di bullismo.

Senigallia, le presunte prove dei genitori di Leonardo

Indagate sulla scuola“, si concludeva così il messaggio ricevuto dalla legale, che avrebbe ancora di più convinto i genitori di Leonardo che i responsabili della morte del loro bambino si trovino proprio nell’istituto alberghiero di Senigallia. Al momento non vi sarebbero accuse formali e i docenti e il preside avrebbero dichiarato di non essere stati messi al corrente della situazione vissuta dal 15enne. Secondo i genitori della vittima, però, quest’ultima avrebbe raccontato loro che i professori assistevano personalmente agli episodi di bullismo ma non intervenivano “facendo finta di niente“.

Al momento, quindi, resta da comprendere se il cellulare del 15enne e le testimonianze di chi viveva con lui l’ambiente scolastico possano essere utili per ricostruire un quadro esatto di quanto accaduto nei giorni che hanno preceduto la sua morte. “Credo nella giustizia divina e terrena” ha infatti dichiarato la mamma di Leonardo nel corso del suo funerale, sottolineando la sua volontà di indagare e di non lasciare che la morte di suo figlio resti senza risposta.

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