Sciacca, indagate 22 persone per mafia: coinvolto anche un pubblico ufficiale

Le indagini hanno permesso di arrestare sette persone e di porre fine alle attività illecite portate avanti dal gruppo nella provincia di Agrigento

Redazione
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Un blitz antimafia, condotto dai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo e della Compagnia di Sciacca, ha permesso di portare all’arresto sette persone con le accuse di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, usura, corruzione e illecita concorrenza aggravate dalla finalità di agevolare Cosa nostra, scambio elettorale politico-mafioso e traffico illecito di rifiuti. Un’operazione che ha permesso, quindi, di porre fine alle attività illecite promosse e portare avanti da una famiglia mafiosa di Sciacca, in provincia di Agrigento.

Nelle indagini sono stati impiegati oltre 100 militari in forza ai reparti di Palermo e Agrigento, che stanno procedendo con le perquisizioni in diverse province siciliane e nel Molise, presso abitazioni e sedi societarie nella disponibilità di 22 indagati. Il clan mafioso, infatti, sarebbe stabilmente infiltrato nel territorio, con relazioni e legami di potere in diversi e variegati ambiti.

Le indagini condotte dagli agenti della Guardia di Finanza hanno permesso di ricostruire il capillare controllo economico del territorio da parte della famiglia mafiosa di Sciacca, al cui interno sarebbe emersa un’accesa competizione finalizzata a ottenerne la leadership e terminata soltanto alla fine del 2021, dopo la morte dell’anziano capofamiglia Salvatore Di Gangi. A questo sarebbe infatti subentrato un uomo conosciuto nella zona e già condannato per associazione mafiosa, il quale avrebbe avuto numerosi contatti nell’ambito degli appalti.

Mafia, le azioni del clan di Sciacca

Secondo gli inquirenti, il gruppo accusato di associazione mafiosa, avrebbe avuto un incisivo potere di infiltrazione nell’economia legale, con particolare riferimento ai settori delle costruzioni e del movimento terra connessi alla realizzazione di opere pubbliche, mediante estorsioni, illecita concorrenza con minaccia o violenza e usura ai danni di imprenditori estranei alla cerchia fiduciaria del nuovo reggente della famiglia mafiosa.

Inoltre, tra il 2020 e il 2023, il gruppo avrebbe condizionato gli appalti per realizzazione del depuratore, per il rifacimento della rete fognaria, dell’area portuale di Sciacca e dell’asilo comunale di Menfi, grazie alla collaborazione di imprenditori mafiosi che si sarebbero sostituiti alle società aggiudicatarie, eludendo la normativa antimafia in materia.

Tra gli indagati vi sarebbe anche un pubblico ufficiale, che sarebbe intervenuto per favorire l’affidamento diretto a favore della società dei lavori relativi allo sgombero e ripristino del manto stradale nel Comune di Lucca Sicula, in provincia di Agrigento. al ripristino della pavimentazione stradale di collegamento in alcune contrade del comune di Caltabellotta e all’intervento di recinzione dell’area posta sotto sequestro a Scala dei Turchi nel Comune di Realmonte.

Il gruppo, infine, avrebbe tentato di influenzare le elezioni comunali di Sciacca del 2022. In tale contesto, il nuovo reggente della famiglia mafiosa avrebbe incontrato un candidato al Consiglio comunale per garantirgli appoggio politico, episodio per il quale il gip ha ritenuto la sussistenza dello scambio elettorale politico mafioso.

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