Processo Satnam Singh, Lovato: “Non ho mai voluto la sua morte”

Tra i testimoni come di parte civile ci saranno i due fratelli dell'uomo e la sua compagna Sony

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Ha avuto inizio il processo per la morte di Satnam Singh, il bracciante di origini indiane deceduto il 17 giugno 2024. Sul banco degli imputati l’imprenditore Antonello Lovato, con l’accusa di omicidio volontario e dolo eventuale.

La scorsa estate Satnam stava lavorando nell’azienda agricola di Lovato, a Cisterna di Latina, quando secondo gli inquirenti è rimasto incastrato in un macchinario che gli ha tranciato il braccio destro e schiacciato gli altri inferiori. Dopo l’incidente, Satnam Singh, è stato abbandonato per strada dal datore di lavoro, con il braccio reciso, lasciato in una cassetta utilizzata per la raccolta degli ortaggi.

Lovato: “Io non ho ucciso un uomo”

Non ho mai voluto la morte di Satnam“, ha affermato Antonello Lovato nel corso delle dichiarazioni spontanee rese in aula. “Inutile – continua l’imputato a termine dell’udienza – che nasconda la paura per questo processo“, per il quale è accusato di omicidio volontario. Un’accusa che però Lovato non accetterebbe. “Questo non è vero” ribadisce difatti l’imputato puntualizzando che “il 17 giugno del 2024 nella mia terra c’è stato un gravissimo incidente sul lavoro” e l’essersi trovato di fronte a quella scena che ha definito “scioccante“, ovvero di “Singh a terra senza un braccio“, gli avrebbe fatto “perdere la testa“.

Il legale difensore: “Un processo che segna uno spartiacque”

È una giornata importante, perché è un processo che effettivamente segna un po’ uno spartiacque, ma lo ha già segnato subito dopo i fatti perché sembra che comunque almeno in provincia di Roma e in tutta Italia la questione sia saltata un po’ agli occhi di tutti“, ha commentato Giovanni Lauretti, legale della compagna di Satnam Singh, davanti al tribunale di Latina.

La mia assistita – ha continuato l’avvocato – è voluta essere presente oggi è in aula con molto sacrificio e chiaramente disagio però c’è voluta essere. Anche questa è una testimonianza della presa di coscienza“.

Per Annalisa Corrado, Responsabile Conversione Ecologica nella segreteria nazionale PD, “Satnam Singh è stato ucciso dallo sfruttamento e dal caporalato, un fenomeno abominevole ancora troppo presente nel nostro Paese“.

I testimoni al processo per Satnam Singh

Sono 32 i testimoni che saranno citati durante il procedimento, di cui 22 della pubblica accusa rappresentata dalla Procura di Latina, e 10 della difesa di Lovato. Inoltre, 20 saranno le richieste di costituzione di parte civile, tra cui i due fratelli di Satnam Singh, di Sony, la sua compagna, del segretario della Cgil Maurizio Landini, di Giovanni Mininni della Flai Cgil e Giuseppe Massafra della Cgil di Latina, e del presidente della Comunità degli indiani nel Lazio.

Ci siamo costituiti parte civile perché pensiamo che sia importante fare giustizia“, ha dichiarato Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, spiegando che questa presenza è necessario affinché venga modificato il modello di fare impresa, così che episodi di questo tipo non avvengano più. Inoltre, il segretario generale della Cgil, ha chiarito che dal suo punto di vista questo non sarebbe un evento isolato, ma è un errore “pensare che si risolva il problema con questo processo“.

I dati che continuiamo a verificare sulla salute e la sicurezza sono negativi, e anche quelli che riguardano caporalato, lavoro nero e sfruttamento non stiamo vedendo l’inversione di tendenza che sarebbe necessaria“, ha concluso il segretario della Cgil.

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