La tensione nel Centro per il Rimpatrio di Ponte Galeria a Roma non è mai stata così alta. Alcuni detenuti della struttura ieri hanno dato inizio ad una protesta contro le condizioni “poco dignitose” in cui sono trattenuti e contro i continui suicidi che si registrano tra le mura del Cpr. L’ultimo solo ieri mattina. Un giovane di 22 anni è stato trovato impiccato alla cancellata esterna del reparto intorno alle 6 del mattino, dopo solo pochi giorni dal suo arrivo nel Centro.
In poco tempo la notizia ha fatto il giro dei reparti e il caos ha avuto inizio. Lanci di pietre contro gli agenti, tentativi di sfondare le porte di ferro del centro e di incendiare un’auto da parte dei detenuti furiosi. Immediato l’intervento delle forze dell’ordine che hanno dovuto utilizzare gli idranti e i lacrimogeni per placare i detenuti in rivolta. Secondo l’Ansa i fermi per i disordini causati ieri sono 14.
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Roma, al via le indagini per istigazione al suicidio
Avviata un’indagine dalla Procura di Roma per istigazione al suicidio, in relazione alla morte del 22enne della Guinea che ieri mattina si è tolto la vita nel Cpr di Ponte Galeria a Roma. A capo delle indagini il sostituto procuratore Attilio Pisani che ha disposto l’autopsia sul corpo del giovane. Al vaglio degli inquirenti anche le videocamere di sorveglianza presenti all’interno del Centro per il rimpatrio, così come il messaggio lasciato dal 22enne prima di togliersi la vita.
Roma, le parole di Ilaria Cucchi
“Mesi fa feci un esposto alla procura di Roma, proprio su quella struttura, dopo averla visitata con una telecamera nascosta” ha raccontato la senatrice Ilaria Cucchi a Il Fatto quotidiano, sottolineando come della sua denuncia non sia importato nulla a nessuno. “Sono stata ascoltata dal magistrato ma poi non ho avuto più notizie” ha dichiarato la donna, ancora sconvolta e indignata dall’ennesima morte registrata nel Cpr.
Le condizioni di detenzione degli immigrati in attesa del rimpatrio sono inumane e il sovraffollamento, insieme alla mancanza di un supporto psicologico per i detenuti, continuano a provocare morti. “L’episodio di questo ragazzo suicida deve mettere la parola fine su questo Cpr” ha concluso Cucchi, che si è recata in visita nella struttura di Roma insieme al deputato Riccardo Magi di +Europa.
Roma, il racconto di Riccardo Magi
Il segretario di +Europa Riccardo Magi ha raccontato ciò che ha saputo all’interno della struttura in riferimento alla morte del 22enne: “Era giunto da qualche giorno dal Cpr di Trapani, in cui era detenuto dalla metà di ottobre. Venerdì era stato visto disperato da alcuni operatori. Piangeva, diceva che voleva far ritorno al suo Paese perché aveva lì due fratelli piccoli di cui occuparsi, altrimenti avrebbero sofferto la fame. Era affranto, disperato per questo. Ha lasciato sul muro un ritratto di sé stesso, con sotto un testo in cui ha scritto che non resisteva più e sperava che la sua anima avrebbe risposato in pace“.
Un racconto struggente che pone ancora di più l’accento sulle situazione psicofisiche degli immigrati che spesso sono consapevoli di dover rimanere nei Cpr anche fino a 18 mesi. Disagi, disperazione e tristezza che a volte diventano troppo da sopportare. “I detenuti ci hanno parlato delle condizioni infernali che si vivono in questo centro, da un punto di vista sanitario, d’igiene e di alimentazione. Molti compiono atti di autolesionismo. Si fratturano gli arti, le caviglie o le gambe, in modo da essere portati via per essere medicati” ha poi raccontato Magi chiedendo aiuto al governo, affinché le condizioni di questi centri cambino perché “qui ci sono persone che non verranno mai rimpatriate ma sono tenute in uno stato di prigionia“.
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