Roma, ucciso dopo un’inseguimento sul GRA: omicidio colposo per il poliziotto che sparò

Dopo 10 anni, arriva la prescrizione per l’uccisione di un uomo, inseguito sul GRA, da parte di un agente di Polizia

Redazione
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In prescrizione il reato di omicidio colposo. Questa la sentenza della Corte di Appello di Roma nei riguardi di Michele Paone, agente di Polizia, che nel 2011 aveva ucciso Bernardino Budroni a seguito di un inseguimento sul Grande Raccordo Anulare.

La decisione da Pizzale Clodio arriva a 13 anni dall’episodio originario e 10 dall’assoluzione in primo grado, con una condanna di 8 mesi in secondo grado. Quest’ultimo provvedimento era, poi, stato annullato con rinvio. Fino ad arrivare ad oggi all’assoluzione.

Gra Roma, la dinamica

Nella notte tra il 29 e il 30 luglio 2011, Paone ha inseguito sul GRA Budroni a seguito di una violenta discussione che il secondo avrebbe avuto con la sua ex fidanzata dell’epoca. Lei aveva denunciato il suo compagno per stalking già precedentemente alla lite, che si era consumata in Via Quintilio Varo, nei pressi di Cinecittà.

A causa dell’aggressivo diverbio, la donna aveva chiamato le forze dell’ordine che, a loro volta, avevano rintracciato l’uomo sull’Autostrada A90. Successivamente al tallonamento, c’è stata la colluttazione, nella quale il 40enne Bernardino Budroni ha perso la vita per lo sparo da parte dell’agente Paone.

È arrivata oggi la conclusione del fatto giudiziario. Dopo la richiesta di assoluzione della Procura Generale per uso legittimo di armi, i magistrati della Seconda Sezione hanno stabilito che non avrebbe dovuto avere luogo un’ulteriore cerimonia per intervenuta prescrizione durante il processo di Appello BIS. Dunque, l’unica pena che spetterà a Paone sarà il risarcimento del danno alla madre e alla sorella della vittima.

A tal proposito, l’avvocato Sabrina Rondinelli, che assiste la famiglia insieme al legale Fabio Anselmo dell’Associazione ‘A Buon Diritto’, ha dichiarato all’Adnkronos: “Questa sentenza di oggi non restituisce Budroni alla famiglia, ma siamo comunque contenti per il risarcimento del danno, che è comunque un piccolo segnale”.

Un finale che fa riflettere. Alla fine dei conti, il comportamento più consono sarebbe quello di evitare ogni forma di violenza, sempre.

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