Roma: coppia di dipendenti licenziati per un video hard, ma si parla solo della donna

La diffusione di video hard senza consenso delle persone interessate è un comportamento ignobile e spesso fortemente degradante per chi ne fa le spese, ma oltre al danno di immagine, la colpevolizzazione dell'atto sessuale, spesso, si ripercuote anche sulla carriera delle vittime. È quello che è successo a due dipendenti della Roma, licenziati dopo che un loro video intimo era stato rubato e diffuso da un calciatore della Primavera

Redazione
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Lo scorso autunno, un giovane calciatore della Primavera della Roma avrebbe sottratto un video hard a una dipendente della stessa società sportiva per poi diffonderlo sul web. Il video era stato girato insieme a un suo superiore, nonché compagno, e le immagini sono diventate rapidamente virali tra giocatori e dipendenti, esponendo in pubblico un momento di intimità senza il consenso della coppia. Nonostante il danno morale, la società ha deciso comunque di licenziare i due dipendenti, in quanto ritenuti non più idonei a lavorare a contatto con dei minori.

Un contesto purtroppo ancora piuttosto frequente in Italia, dove, chi è vittima di un esposizione così intima e umiliante, tende a subire oltre al danno la beffa di doversi ritrovare anche senza lavoro per il comportamento scorretto di qualcun altro. Tuttavia, in questo caso le vittime hanno deciso di reagire all’ingiustizia, trovando il provvedimento inaccettabile, e decidendo di contestare il licenziamento ed eventualmente richiedere un risarcimento. La Procura della Federcalcio ha aperto un indagine per definire le responsabilità di calciatori e dipendenti nella diffusione del video.  

La risposta insufficiente della Roma

La difesa della Roma è stata altrettanto rapida e decisa. In particolare, il club ha respinto le accuse di discriminazione sessuale e disparità di trattamento, sottolineando che entrambi i dipendenti coinvolti nel video, uomo e donna, sono stati licenziati “lo stesso giorno e alla stessa ora“. Secondo una nota rilasciata dal club, il licenziamento è stato giustificato dalla “oggettiva impossibilità di proseguire il rapporto lavorativo“, soprattutto considerando che entrambi avevano un “coordinamento diretto con i minorenni“.

Una precisazione apparentemente bizzarra, ma che si spiega con il diverso trattamento che le due vittime hanno ricevuto da buona parte della stampa e l’opinione pubblica: infatti, nonostante il danno ricevuto sia esattamente lo stesso per entrambi (esposizione e perdita del lavoro), il licenziamento della donna ha assunto rapidamente una posizione prioritaria nell’indignazione generale, lasciando al compagno il ruolo di comparsa; come se fosse accettabile un trattamento simile nei confronti di un uomo.

Ad ogni modo, la spiegazione della Roma non sembra sufficiente. Fingere che due persone adulte che hanno un’attività sessuale non possano essere reputate idonee a lavorare a contatto con dei minori, risulta decisamente fuori luogo. Inoltre, nel comunicato non è stato fatto alcun accenno al furto e alla diffusione del video da parte del calciatore, elemento chiave che ha innescato la controversia. La mancanza di una presa di posizione chiara su questo fronte alimenta ulteriori polemiche e solleva diverse domande sulla gestione della situazione da parte della società. 

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