Un uomo di 57 anni, originario della provincia di Bergamo, appartenente ad una famiglia di giostrai, è stato condannato dal Tribunale monocratico di Rimini a un anno e 10 mesi di reclusione con l’accusa di detenzione di materiale pedopornografico e adescamento di minori. La vicenda risale al 2018, quando il giostraio si trovava a Rimini e aveva provato ad avvicinare alcuni minori, tra i 13 e i 14 anni, per ottenere da loro foto e video intimi.
L’uomo aveva già subito un un precedente processo, svoltosi a Bergamo, dove era imputato per le stesse accuse. In quel caso la decisione del giudice era stata però opposta a quella del tribunale di Rimini. Il giostraio era infatti stato dichiarato innocente, poiché una perizia medica lo aveva definito non imputabile per vizio totale di mente. All’uomo era stato infatti riconosciuto un ritardo mentale di grado medio. Anche nel caso di Rimini, l’imputato è stato sottoposto ad una perizia psichiatrica svolta dal Ctu, il consulente tecnico nominato dal giudice, che però ha dichiarato il giostraio capace di intendere e di volere. La difesa del 57enne ha già annunciato ricorso in appello, proprio sulla base delle precedenti perizie mediche.
Rimini, le accuse nei confronti del 57enne giostraio
Secondo quanto ricostruito dalle indagini, l’imputato avrebbe tentato di adescare alcuni minori mentre svolgeva la sua professione di giostraio. Il 57enne avrebbe infatti avvicinato alcuni adolescenti regalando loro gettoni gratuiti per poter usufruire delle giostre della sua famiglia. Non si sarebbe trattato però di un semplice gesto di gentilezza. L’uomo infatti avrebbe chiesto come modalità di pagamento ai minori delle foto e dei video intimi, di cui poi è stato trovato in possesso.
I gettoni gratis, quindi, sarebbero stati solo una scusa per guadagnarsi la fiducia dei giovani e ottenere poi i loro numeri di telefono o i loro contatti social, da utilizzare per chiedere incontri a sfondo sessuale ai minori e per ottenere immagini esplicite. A far scattare l’allarme i genitori dei minori che avrebbero scoperto le chat incriminate e di conseguenza avrebbero sporto denuncia alle autorità competenti. Durante le indagini il telefono del giostraio è stato sequestrato dagli inquirenti che hanno quindi attestato la presenza di materiale pedopornografico.
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