Regina Coeli, 23enne si toglie la vita in cella: Cisl “Si rischia il collasso del sistema penitenziario”

Il detenuto si è ucciso nella seconda sezione del carcere nel centro di Roma. La Uilpa denuncia il sovraffollamento come causa dei suicidi: "Il 2025 è cominciato malissimo"

Redazione
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Un nuovo dramma ha sconvolto il carcere di Regina Coeli a Roma. Un detenuto straniero di 23 anni si è tolto la vita impiccandosi ieri sera nel sua cella. Stando a quanto riferito dal segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria, Gennarino De Fazio, si tratterebbe del sesto suicidio avvenuto all’interno del penitenziario.

Il detenuto era un ragazzo di origine romena, che era stato arrestato i primi di dicembre scorso per rapina e altri reati contro il patrimonio. “Si è impiccato ieri sera verso le 22.00 nel bagno della sua cella al secondo piano della seconda sezione del carcere romano di Regina Coeli“, spiega il segretario generale facendo notare l’insofferenza all’interno del penitenziario.

Il dramma di Regina Coeli

Infatti, “sono già cinque i detenuti, – aggiunge De Fazio – più un operatore, che nei primi 8 giorni dell’anno si sono tolti la vita“. Una situazione definita dallo stesso segretario una “carneficina“, che nell’anno appena conclusosi ha raggiunto la cifra record di 89 reclusi e 7 agenti suicidatisi. De Fazio continua poi irrefrenabile, sottolineando “la sostanziale inerzia del Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e del Governo Meloni“.

Ciò che preoccupa maggiormente, difatti, riguarderebbe proprio le condizioni in cui i detenuti verrebbero “letteralmente ammassati” a Regina Coeli. Secondo quanto dichiarato dal segretario generale della Uilpa, si contano 1060 carcerati a fronte di 566 posti disponibili nel penitenziario, cosa che si aggiunge ai soli 340 appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria, quando ne occorrerebbero almeno 709, senza tener conto del sovraffollamento. “Una situazione – denuncia De Fazio – che è da tempo ingovernabile e che meriterebbe interventi celeri e concreti da parte dell’esecutivo“.

In verità, tale condizione non sarebbe migliore a livello nazionale, dove con oltre 62.00 detenuti presenti a fronte di 46.679 posti, si raggiunge un sovraffollamento di quota oltre 16 mila. “Per converso, – aggiunge il segretario generale – gli organici del Corpo di polizia penitenziaria continuano a depauperarsi anno per anno, mancando al fabbisogno più di 18mila agenti“. Di conseguenza, secondo De Fazio, sarebbe improponibile anche solo pensare a concreti processi organizzativi, quindi “ci si rabbatta giorno per giorno mirando alla ‘sopravvivenza, senza peraltro riuscire sempre a salvaguardala“, esattamente come in questi drammatici casi.

Risolvere il sovraffollamento

Per risolvere una condizione di una suscettibilità simile, stando alle parole del sindacalista occorrerebbe evitare di ricadere nella retorica parlando dell’art. 27 della Costituzione e di rieducazione. Perché servirebbero piuttosto “misure deflattive della densità detentiva“, potenziando gli organici della Polizia penitenziaria e delle altre figure professionali. Insieme a questo, è strettamente “necessario assicurare l’assistenza sanitaria, avviando riforme complessive dell’esecuzione penale. “Il 2025 è cominciato malissimo“, conclude rammaricato De Fazio.

Il suicidio del 23enne è l’ennesimo esempio che alimenta la denuncia del sindacato Fns Cisl in merito al sovraffollamento della casa circondariale di Regina Coeli. “La situazione è sempre più drammatica, si rischia il collasso del sistema penitenziario“, commenta Massimo Costantino, segretario del sindacato.

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