Svolta nel caso Paragon, arriva l’ammissione da parte del governo: l‘Ong Mediterranea Saving Humans sarebbe stata spiata dai servizi segreti italiani. In occasione di un’audizione al Copasir, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, avrebbe confermato che il servizio di spyware israeliano sarebbe stato usato dai nostri 007 per sorvegliare alcuni attivisti della Ong, compreso il suo fondatore Luca Casarini. Sarebbe stato negato invece, il coinvolgimento nello spionaggio di Francesco Cancellato, direttore di Fanpage.
“Abbiamo appreso da fonti giornalistiche che, finalmente, il sottosegretario Alfredo
Mantovano, delegato dal governo, ha ammesso che Mediterranea e i suoi attivisti sono stati spiati dai Servizi segreti con il software militare Paragon Graphite, perché considerati pericolo per la sicurezza nazionale“. Questo il comunicato della stessa Ong, che ha anche specificato che l’attività di spionaggio sarebbe stata richiesta dal governo Meloni e autorizzata dal procuratore generale presso la corte d’appello di Roma.
“Un abuso di potere“, denuncia Mediterranea, che si dice fiduciosa nel fatto che si andrà a fondo nell’indagine sulla vicenda. Cinque procure sono attualmente all’opera per fare chiarezza sull’accaduto, in cui sembrerebbe essere direttamente implicato Mantovano, definito dalla Ong “la mente che ha ispirato e guidato le attività di spionaggio contro di noi“.
Paragon, Mantovano: “Una semplice indagine preventiva”
Secondo le ricostruzioni della lunga dichiarazione di Mantovano al Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, il sottosegretario avrebbe specificato che l’uso del software israeliano ai danni della Ong sarebbe stata solo “un’indagine preventiva sull’immigrazione clandestina“.
Il fatto che proprio gli attivisti di Mediterranea siano stati oggetto delle intercettazioni dipenderebbe dal loro operare sulla rotta libica, zona di particolare sensibilità e interesse per le politiche anti-immigrazione del governo Meloni. L’uso di Paragon, perciò, sarebbe stato del tutto legittimo secondo Mantovano, essendo stata accordata l’autorizzazione da parte del procuratore generale di Roma Jimmy Amato, ed essendo all’epoca ancora in vigore il contratto con l’azienda israeliana.
Paragon, il rapporto di The Citizen Lab: 90 i casi notificati da Whatsapp
Una notifica di Meta e una presunta manomissione di dispositivi elettronici. Si tratta delle origini del caso Paragon, divenuto di dominio pubblico lo scorso gennaio, dopo la denuncia di Luca Casarini, fondatore della Ong Mediterranea e il direttore di Fanpage, Francesco Cancellato. L’analisi forense dell’infrastruttura di Paragon Solutions, società di origine israeliana, condotta da The Citizen Lab, team dell’Università di Toronto ingaggiato dallo stesso Casarini, è stata oggi condivisa.
“I circa 90 obiettivi notificati da Whatsapp – di un presunto spionaggio – rappresentano probabilmente solo una frazione del numero totale di casi Paragon“, evidenza il rapporto sullo spyware Graphite, un prodotto della società israeliana. Tuttavia, sembrerebbe che nei casi già esaminati ci sia un modello “preoccupante e familiare” di prendere di mira gruppi per i diritti umani, critici del governo e giornalisti.
Il team di esperti che ha condotto le indagini civili per il caso con l’obiettivo di comprendere chi possano essere i committenti delle presunte attività di spionaggi, ha svolto le analisi in questione sui telefoni del direttore Cancellato, di Casarini e dell’armatore della Ong, Beppe Caccia, rilevando infezioni con il virus di Paragon.
Tali analisi sono state condivise con lo stesso Meta producendo dettagli fondamentali. Secondo quanto dichiarato da The Citizen Lab, l’applicazione di messaggistica istantanea, Whatsapp, avrebbe scoperto e mitigato uno sfruttamento zero-click del software israeliano ed in seguito avvisato oltre 90 individui che riteneva fossero stati presi di mira, tra cui membri della società civile italiana.
“The Italian connection” è la sezione del rapporto dedicata ai risultati dell’analisi forense svolta sui tre cellulari. Nel corso dell’investigazione su Paragon, il Lab ha ottenuto Bigpretzel, un artefatto forense Android che identifica in modo univoco le infiltrazioni con lo spyware Graphite. E così è emerso che tutti e tre i telefoni sembrano essere finiti nel mirino dello spyware.
Il cellulare di Caccia ha mostrato tracce di Bigpretzel in diverse occasioni tra il 22 dicembre 2024 ed il 31 gennaio 2025, mentre quello di Casarini in almeno una data, il 23 dicembre scorso. L’attività di spionaggio, però, potrebbe anche essere retrodatata. Poi, ci sarebbe un’ulteriore possibile vittima dello spionaggio, David Yambio, attivista legato a Casarini e Caccia e fondatore dell’associazione Refugees in Libia. Yambio avrebbe ricevuto una notifica direttamente da Apple per informarlo che il suo cellulare era stato preso di mira da uno spyware.
La risposta di Paragon al dossier
In un messaggio inviato al team dell’Università di Toronto, il Presidente esecutivo di Paragon Solutions, John Fleming, ha riferito che il rapporto in questione presenterebbe “numerose inesattezze ma senza ulteriori dettagli non possiamo essere più specifici né fornire commenti“. Fleming evidenza che “come parte del nostro impegno verso i nostri clienti e le loro missioni di sicurezza nazionale, ci impegniamo a mantenere la riservatezza sulle loro operazioni“, al contempo assicurandosi che siano agenzie opportunamente controllate. Inoltre, tali restrizioni legali relative alla sicurezza nazionale e alle relazioni estere potrebbero influire sulla capacità della società israeliana di commentare.
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