L’Ong Mediterranea Saving Humans è intenzionata ad andare fino in fondo sul caso Paragon, nel tentativo di chiarire i motivi e soprattutto i presunti committenti dell’operazione di spionaggio messa presumibilmente in atto nei confronti del loro fondatore e capomissione, Luca Casarini. L’Organizzazione non governativa avrebbe infatti affidato a The Citizen Lab, squadra di ricerca dell’Università di Toronto, il compito di condurre un’indagine civile su quanto accaduto nei telefoni degli attivisti di Mediterranea.
Quest’ultima ha spiegato la sua scelta sottolineando il segreto di Stato apposto sulle informazioni riguardanti il possesso di Paragon da parte della polizia penitenziaria e chiarendo di volersi contrapporre a questa decisione attraverso “la condivisione e la trasparenza“. Mediterranea, quindi, procederà alla pubblicazione di ogni informazione ricavata dall’indagine civile al fine di “individuare la società privata alla quale questo tipo di operazione è stata affidata e, dunque, risalire all’eventuale committente“.
Il caso è scoppiato lo scorso gennaio, quando Casarini e il direttore di Fanpage, Francesco Cancellato, hanno annunciato di aver ricevuto da Meta, società che contiene al suo interno WhatsApp, un avviso di manomissione dei loro dispositivi elettronici.
Lo spionaggio sarebbe stato operato dallo spyware Graphite di Paragon Solutions, come rivelato proprio da Palazzo Chigi, che però ha negato sin da subito il suo coinvolgimento nell’operazione, escludendo che “siano stati sottoposti a controllo da parte dell’Intelligence“. La specifica si è resa necessaria in quanto Paragon, azienda nata in Israele, opera con clienti governativi di Paesi democratici che non sono stati accusati di abuso di spyware. Immediata la richiesta delle opposizioni di chiarimenti tramite una informativa urgente da parte del governo.
Caso Paragon, le rivelazione dell’Ong Mediterranea
Secondo quanto rivelato da Mediterranea, sembrerebbe che una prima attività di compromissione dei dispositivi elettronici di Luca Casarini sia stata operata nel febbraio 2024, quando “una entità non ancora specificata avrebbe messo in atto un attacco software di tipo ‘sofisticato’ con tentativo di forzatura dei suoi account“.
Secondo l’organizzazione, quindi, si tratterebbe dell’inizio di un protocollo di costruzione di una “catena di sorveglianza“, ovvero un’operazione che ha come fine “il passaggio da uno spyware al più sofisticato strumento militare Graphite“. Questo processo prevede il contatto, tramite un falso profilo creato con tecniche di social engineering, di persone vicine al soggetto su cui si dovrebbe operare lo spionaggio.
Una volta creata una rete di collegamento, si procede all’invio di false comunicazioni attraverso le piattaforme di messaggistica, comprese le e-mail, al fine sia di ottenere informazioni sensibili sia di far entrare malware nei dispositivi degli interessati per dare inizio allo spionaggio.
A seguito della pubblicazione di queste informazioni, la Ong ha chiarito che dal suo punto di vista proprio la presenza dello spyware Graphite, individuato nel telefono della vittima sin dal febbraio 2024, “non lascerebbe dubbi sul fatto che solo agenzie governative abbiano potuto avvalersi di tale tecnologia“. The Citizen lab avrebbe invece sottolineato che questo tipo di operazione segnala il tentativo “di un governo di monitorarvi” e in quanto tale andrebbe “presa sul serio“.
Cos’è il segreto di Stato?
Il segreto di Stato è un vincolo posto dal Presidente del Consiglio dei ministri su atti, documenti, notizie, attività, cose e luoghi la cui conoscenza non autorizzata può danneggiare gravemente gli interessi supremi dello Stato, come riportato dall’articolo 39 comma 1 della Legge 124/2007. Nel caso in cui le informazioni secretate venissero rivelate, con volontarietà o per colpa, i diretti interessati sono punibili secondo le norme iscritte nel Codice Penale.
Nello specifico, come riporta l’articolo 261 del Codice Penale, chi rivela notizie di carattere segreto indicate nell’articolo 256, ovvero informazioni nell’interesse della sicurezza dello Stato o nell’interesse politico, interno o internazionale dello Stato, è punito con la reclusione non inferiore a cinque anni.
Nel caso in cui il fatto sia commesso in tempo di guerra e se ha compromesso l’efficienza bellica dello Stato, allora la reclusine non può essere inferiore a dieci anni. In ultimo, se il colpevole avesse agito a scopo di spionaggio politico o militare, è possibile che sia punito con la pena dell’ergastolo.
Nel caso in cui, invece, L’ong dovesse risalire al committente e, in caso, infrangere il segreto di Stato non dovrebbe essere perseguibile penalmente. Il nodo della questione, infatti, riguarda la fonte che divulga la notizia secretata. Nello specifico, l’articolo 40 della legge 124 del 2007 prevede che “i pubblici ufficiali, i pubblici impiegati e gli incaricati di un pubblico servizio abbiano l’obbligo di astenersi dal deporre su fatti coperti dal segreto di Stato“.
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