“Questa è crudeltà, questa non è guerra“, con queste parole Papa Francesco ha guardato negli occhi i membri della Curia, giunti per gli auguri di Natale, mettendoli davanti alla pura realtà della guerra in Palestina e sollevando una serie di quesiti etici su ciò che ormai da più di un anno continua a verificarsi in Medio Oriente. “Ieri non hanno lasciato entrare il Patriarca a Gaza e sono stati bombardati dei bambini“, ha sostenuto il Pontefice, con una certa preoccupazione.
Il Santo Padre è costantemente aggiornato della situazione in Palestina, anche grazie alle telefonate quotidiane con la parrocchia della Sacra famiglia, e sembrerebbe che le autorità mediorientali non abbiano rispettato gli accordi presi in precedenza, non lasciando entrare nella Striscia il cardinale Pierbattista Pizzaballa, come invece era stato precedentemente deciso. Il Papa ha quindi sottolineato come notizie di questo genere “tocchino il cuore” e come sia quindi impossibile evitare di parlarne.
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Papa Francesco: “Il chiacchiericcio è distruttivo per la Chiesa“
Trattando, poi, specificamente del tema della parola, Papa Francesco ha voluto ammonire i membri della Curia, ricordando loro i pericoli che il chiacchiericcio porta con sé. “Il popolo dice chiaramente che ‘le chiacchiere stanno a zero’” e questo va rispettato, ricorda il Santo Padre, sottolineando come questo stesso chiacchiericcio sia in qualche modo “distruttivo per la Chiesa“.
Affinché il concetto fosse più chiaro, Papa Francesco ha presentato un esempio concreto ai suoi ascoltatori, ricordando la presenta dei minutanti, ovvero di coloro che “nelle loro stanze preparano una lettera affinché una madre, un carcerato un anziano possano ricevere la benedizione del Papa” e come poi lui stesso firmi queste lettere.
Secondo il Pontefice, infatti, la Curia è “come una grande officina” in cui tutti lavorano ad uno specifico compito ma con l’obiettivo di raggiungere un obiettivo comune, ovvero quello di essere “artigiani della benedizione“. In questo senso, quindi, il Papa ha ricordato come non sia possibile prima scrivere una benedizione e poi “parlare male di un fratello o di una sorella“.
Si tratta, quindi, di un invito ad essere migliori, ad evitare di cadere nelle tentazioni e di ricordare sempre che il lavoro di un ecclesiastico riguarda anche il saper dare il buon esempio e lo svolgere compiti di cui a volte nessun altro vorrebbe doversi occupare. “C’era un santo sacerdote che sulla parte interna della porta del suo ufficio aveva affisso la scritta ‘il mio lavoro è umile, umiliato e umiliante“, ha quindi ricordato il Santo Padre, sottolineando come questa visione, seppur pessimistica, dia “una idea positiva dell’umiltà come via per benedire“.
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