Papa Francesco tra conti in rosso e riforme non finite: i dossier che attendono il nuovo Pontefice

L'eredità di Papa Francesco sembrerebbe pesare particolarmente sulle spalle del Conclave. A preoccupare sono i dossier aperti e mai chiusi da Bergoglio, così come la situazione delle casse del Vaticano. Appena eletto, il Pontefice enunciò la mala gestione delle finanze nello Stato, eppure dopo 12 anni la situazione non sembra essere migliorata

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A tre giorni dalla morte di Papa Francesco, sembra essere già arrivato il momento di tirare le somme del suo Pontificato. In 12 anni al soglio pontificio, oltre ad aver lasciato un’impronta indelebile nel cuore dei fedeli, grazie al suo umorismo e alle sue omelie sempre dedicate ai più deboli e ai più sofferenti, Papa Francesco potrebbe non essere riuscito a compiere tutte le riforme inizialmente ipotizzate. Al momento della sua elezione, nel lontano 2013, Jorge Mario Bergoglio si era trovato a capo di una Chiesa che necessitava da un lato di una riforma della Curia e dall’altro da una delle finanze.

Come riporta La Stampa, nessuno dei due progetti è stato effettivamente realizzato. La Chiesa cattolica continua a presentare inquietanti conti in rosso e a questa problematica si aggiungono anche le divisioni ora sorte tra i cardinali, che dovranno eleggere un Papa che da un lato rimedi a questi problemi nati nel passato e in contemporanea pensi anche a quelli del futuro. C’è da sottolineare che Papa Francesco aveva sin da subito considerato il suo pontificato come un momento in cui fissare le radici di un progetto che poi sarebbe stato portato avanti dai suoi successori, ma ora si fa avanti la possibilità che il prossimo Santo Padre abbia ideologie completamente differenti dalle sue.

Cosa attendersi quindi dal post Francesco? Il sociologo Massimo Introvigne, fondatore del Cesnur e già rappresentante Ocse per i crimini contro i cristiani, ha spiegato che nel Conclave attuale i cardinali potrebbero trovarsi di fronte ad un bivio. Da un lato, infatti, sembrerebbe sempre più necessaria l’elezione di un Papa che abbia la “sapienza diplomatica per ricucire le divisioni e sistemare le questioni rimaste sospese“; dall’altro, invece, si farebbe strada l’ipotesi di una persona che “ispiri simpatia e carisma” nel popolo. Nel primo caso il nome da scegliere sarebbe quello del Segretario di Stato Pietro Parolin, nel secondo quello del Cardinale Louis Antonio Tagle.

Papa Francesco, un Conclave per uscire da una situazione stagnante

L’eredità di Papa Francesco sembrerebbe pesare particolarmente sulle spalle del Conclave. A preoccupare sono i dossier aperti e mai chiusi da Bergoglio, così come la situazione delle casse del Vaticano. Appena eletto, il Pontefice denunciò la mala gestione delle finanze nello Stato, eppure dopo 12 anni la situazione non sembra essere migliorata. L’allarme oggi proviene da Usa e Germania, un tempo tra i più grandi finanziatori del Vaticano e oggi sempre più restii con le loro donazioni.

A nulla sembrerebbe essere servita la decisione di Papa Francesco di tagliare per tre volte gli stipendi dei cardinali, nel tentativo di eseguire tutti i punti del suo programma “deficit zero“. In realtà questo stesso piano sembra essere naufragato, visto che i tagli, l’apertura ai finanziamenti esterni e la commissione nata per gestire le donazioni alla Santa Sede non sono stati sufficienti a risolvere il problema.

Allo stesso modo, la politica anti-abusi, con una riforma dei seminari e il viaggio in Belgio del Pontefice, non sarebbe bastata a ricostituire le necessaria fiducia nei confronti della Chiesa cattolica. Queste sono solo alcune delle pratiche a cui Francesco non è riuscito a porre rimedio, a cui si aggiungono le mancate azioni in merito alla spending review, allo Ior, all’Apsa, ai centri di spesa da irregimentare, allo snellimento della burocrazia, alla benedizione delle coppie gay e all’apertura al diaconato femminile.

Proprio questi ultimi due temi potrebbero essere cruciali per il prossimo pontefice. Mentre gli altri aspetti interessano poco all’opinione pubblica, l’apertura verso donne e omosessuali è da sempre un tema caldo per il cristianesimo. In questo senso, tutto dipenderà dal tipo di Papa che sarà eletto. Per un conservatore tali aperture non sarebbero da prendere in considerazione, mentre un progressista potrebbe compiere quel passo in avanti che Papa Francesco non è riuscito a concludere.

In sostanza, come spiegato da Introvigne, “Bergoglio non è stato un rivoluzionario, ma un riformista“, in quanto, oltre agli annunci mediatici, sembrerebbe non esservi stato un proseguo capace di cambiamenti realmente tangibili. Bergoglio ha quindi lasciato dietro di sé una stagnazione, da cui il nuovo Papa dovrà tentare di tirare fuori la Chiesa cattolica.

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