Papa Francesco in Papua Nuova Guinea: “Stop a violenze tribali, necessaria stabilità istituzioni”

Papa Francesco ha parlato della necessità di uno sviluppo equo e sostenibile e dell'importanza delle risorse del paese, della stabilità delle istituzioni, di fermare le violenze tribali, del ruolo delle donne e della preghiera

Redazione
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Papa Francesco è arrivato ieri in Papua Nuova Guinea per la seconda tappa del suo tour in Asia e Oceania, dopo essere stato in Indonesia. All’arrivo nella capitale Port Moresby è stato accolto dal vice primo ministro John Rosso e da due bambini in abito tradizionale che gli hanno offerto in dono dei fiori. È la seconda volta che un Pontefice fa visita al paese membro del Commonwealth. In Papua Nuova Guinea, su 9 milioni di abitanti quasi tutti cristiani, solo il 25% è cattolico.

L’arrivo del Papa in Papua Nuova Guinea

Oggi il Pontefice ha parlato alla Apec Haus di Port Moresby in un discorso alle autorità e alla società civile, affrontando tematiche variegate: dalla necessità di fermare le violenze nel paese, a quella di avere più stabilità delle istituzioni, al ruolo delle donne.

Il discorso di Bergoglio è stato anticipato da quello introduttivo del Governatore Generale della Papua Nuova Guinea, Sir Bob Bofend Dadae, il quale ha parlato del cambiamento climatico. Il governatore ha esortato il Pontefice ha proseguire la lotta al cambiamento climatico e ha detto che questo “è reale. L’innalzamento del livello del mare sta incidendo sul sostentamento della nostra gente nelle isole remote”. Si è soffermato anche sul rispetto dei diritti delle donne, dei bambini, degli anziani e dei vulnerabili e ha sottolineato il sostegno anche finanziario del governo alla Chiesa per i bambini e le comunità, attraverso educazione e assistenza sanitaria e spirituale.

Papa Francesco, il discorso

Il Papa ha parlato davanti a 300 persone tra leader politici, religiosi, ambasciatori, imprenditori, rappresentanti della società civile e della cultura. Ha innanzitutto evidenziato la responsabilità che deriva dalla ricchezza culturale e ambientale dell’arcipelago, che può servire a raggiungere l’armonia delle differenze e dare al mondo “un segno di fraternità”. Le risorse del paese, come quelle del resto del mondo, per il Papa sono un regalo di Dio per l’intera collettività, quindi anche se per sfruttarle “è necessario coinvolgere più vaste competenze e grandi imprese internazionali“, è doveroso che “nella distribuzione dei proventi e nell’impiego della mano d’opera” si guardi alle “esigenze delle popolazioni locali, in modo da produrre un effettivo miglioramento delle loro condizioni di vita”.

C’è la necessità di uno sviluppo sostenibile ed equo “che promuova il benessere di tutti, nessuno escluso” e di fermare “le violenze tribali che causano purtroppo molte vittime” e “non permettono di vivere in pace” ostacolando lo sviluppo. Al posto della violenza è necessaria la collaborazione, a vantaggio dell’intero popolo dell’arcipelago. Importante, inoltre, è chiarire lo status dell’isola di Bougainville, evitando il riaccendersi di antiche tensioni. L’isola, infatti dal 1989 è stata caratterizzata da una sanguinosa guerriglia, conclusa solo nel 1998 con la concessione di un’ampia autonomia.

Bergoglio ha parlato del coraggio “di intraprendere progetti di ampio respiro” consentendo “di elevare lo sguardo verso l’alto e verso vasti orizzonti. L’abbondanza dei beni materiali, senza questo respiro dell’anima, non basta a dar vita a una società vitale e serena, laboriosa e gioiosa, anzi, la fa ripiegare su se stessa”. Per ottenere risultati duraturi una condizione necessaria è inoltre la stabilità delle istituzioni.

Il Papa ha parlato dell’importanza della preghiera, dicendo che “un popolo che prega ha un futuro, attingendo forza e speranza dall’alto”. L’emblema dell’uccello del paradiso nel logo del viaggio in Papua Nuova Guinea è simbolo “di quella libertà che niente e nessuno può soffocare perché è interiore, ed è custodita da Dio che è amore e vuole che i suoi figli siano liberi”. Spera che per tutti i cristiani dell’arcipelago, che sono il 95% degli abitanti, “la fede non si riduca mai all’osservanza di riti e di precetti, ma che consista nell’amare Gesù Cristo e seguirlo”.

Un altro tema affrontato è quello del ruolo delle donne: “Non dimentichiamo le donne che sono al primo posto dello sviluppo umano e spirituale. Sono loro a portare avanti il paese, le donne hanno una forza di dare vita, di costruire, di far crescere il paese”.

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