Papa Francesco a Timor Est: “Il paese è ai confini del mondo e per questo è al centro del Vangelo”

Papa Francesco sottolinea l'importanza delle periferie rispetto al centro, perché la Chiesa deve occuparsi soprattutto di quelle, di chi è meno fortunato e si trova ai margini. Le autorità locali stimano che le persone che hanno presenziato alla Santa Messa siano state circa 600mila

Redazione
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Papa Francesco si trova da ieri sul territorio di Timor Est, per la sua terza tappa del viaggio in Asia e Oceania. Già ieri aveva pronunciato un discorso affrontando diverse tematiche importanti, quali l’importanza della fede che ha aiutato il paese a rialzarsi dopo anni di violenze e gli abusi sui bambini.

Oggi ha parlato con il clero locale, pronunciando un discorso in cui sottolinea l’importanza delle periferie rispetto al centro, poiché la Chiesa è tenuta a proteggere chi è ai margini. Ha inoltre esortato il clero ad approfondire la dottrina cattolica, poiché c’è sempre bisogno di purificazione. Dopodiché ha celebrato la Santa Messa nella spianata di Taci Tolu, circondato da circa 600mila fedeli, come riferito dalla Sala stampa della Santa Sede.

La spianata è un’area protetta sulla costa, a 8 km a ovest della capitale Dili. Qui il 12 ottobre 1989, San Giovanni Paolo II celebrò una messa, in occasione del suo viaggio nel Paese, ancora sotto l’occupazione indonesiana. In ricordo di questa visita, il governo timorese aveva eretto una cappella e una statua alta 6 metri dedicata proprio al Papa polacco.

Papa Francesco
Papa Francesco

Papa Francesco incontra il clero di Timor Est

Prima della Santa Messa, il Pontefice ha incontrato vescovi, sacerdoti, consacrati, seminaristi e catechisti nella Cattedrale dell’Immacolata Concezione di Dili. A loro ha sottolineato come la Chiesa debba sempre servire la società in cui vive, cercando di migliorarne i lati oscuri e di non lasciare mai sole le periferie.

Bergoglio ha detto di essere felice di trovarsi in questo paese che è “ai confini del mondo”, ma che proprio per questo si trova al centro del Vangelo. Infatti “nel cuore di Cristo le periferie dell’esistenza sono il centro: il Vangelo è popolato da persone, figure e storie che sono ai margini, ai confini, ma vengono convocate da Gesù e diventano protagoniste della speranza che Egli è venuto a portare”.

Il Pontefice ha poi consigliato di approfondire la dottrina cristiana, di maturare nella formazione spirituale, catechetica e teologica; perché tutto questo serve ad annunciare il Vangelo nella vostra cultura e, nello stesso tempo, a purificarla da forme e tradizioni arcaiche e talvolta superstiziose”. Ha spiegato che se una Chiesa non riesce a inculturare la fede nella cultura locale, è una Chiesa elitista, senza futuro. “Ci sono tante cose belle nella vostra cultura, penso specialmente alla fede nella risurrezione e nella presenza delle anime dei defunti; però tutto questo va sempre purificato alla luce del Vangelo e della dottrina della Chiesa. Impegnatevi in questo, perché ‘ogni cultura e ogni gruppo sociale necessita di purificazione e maturazione‘”.

La Chiesa di Timor Est deve farsi portatrice di “un rinnovato slancio nell’evangelizzazione, perché a tutti arrivi il profumo del Vangelo: un profumo di riconciliazione e di pace dopo gli anni sofferti della guerra; un profumo di compassione, che aiuti i poveri a rialzarsi e susciti l’impegno per risollevare le sorti economiche e sociali del Paese; un profumo di giustizia contro la corruzione. E state attenti: molte volte la corruzione può entrare nelle nostre comunità, nelle nostre parrocchie”.

Il Pontefice ha sottolineato che il Vangelo deve essere diffuso “contro tutto ciò che umilia, deturpa e addirittura distrugge la vita umana, contro quelle piaghe che generano vuoto interiore e sofferenza come l’alcolismo, la violenza, la mancanza di rispetto per la dignità delle donne. Il Vangelo di Gesù ha la forza di trasformare queste realtà oscure e di generare una società nuova. È il messaggio che voi religiose date su questa mancanza di rispetto per le donne: le donne sono al centro della Chiesa!”.

Questa missione ha sempre bisogno “di sacerdoti, di religiosi e di catechisti appassionati, preparati, creativi. In particolare ai sacerdoti vorrei dire: ho appreso che il popolo si rivolge a voi con tanto affetto chiamandovi Amu, che qui è il titolo più importante, significa signore. Però, questo non deve farvi sentire superiori al popolo, indurvi nella tentazione della superbia e del potere; non deve farvi pensare al vostro ministero come un prestigio sociale, agire come capi che schiacciano gli altri” ma che si mettono al servizio di tutti, “a partire dai più poveri”.

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