La tragedia di Paderno Dugnano: dietro la facciata di una famiglia perfetta

Inizialmente racconta di aver ucciso solo il padre, poiché era stato lui a uccidere la mamma e il fratellino. Poi però confessa al legale di essere stato lui a sterminare tutta la famiglia. Una famiglia descritta dai vicini come quella del Mulino Bianco, che è stata eliminata senza motivo, per quello che sembra essere un disagio generale, che nemmeno il 17enne sa spiegare

Chiara Giosi
7 Min di lettura

Nelle prime ore del mattino di domenica 1 agosto, a Paderno Dugnano, in provincia di Milano, le autorità del 112 hanno ricevuto una chiamata di emergenza da parte di un 17enne. Il ragazzo affermava che il padre aveva appena sterminato l’intera famiglia e che lui, per difendersi, lo aveva ucciso.

Tuttavia, qualche ora dopo, nel pomeriggio, confesserà una storia diversa: è stato lui a sterminare la famiglia. I motivi del gesto non sono subito chiari. Il ragazzo ha dichiarato di sentirsi come un estraneo sia in famiglia che con gli amici, oppresso e solo in mezzo agli altri. Questo malessere generale, che lo rendeva insoddisfatto della vita che conduceva, lo ha portato a soffrire così tanto da decidere di eliminare quella che riteneva essere una delle cause del suo malessere.

Milano, la vicenda

La famiglia, composta dal 17enne Riccardo, dal 12enne Lorenzo, dalla madre Daniela e dal padre Fabio, si era riunita la sera prima, sabato 31 agosto, con altri parenti per festeggiare i 51 anni di papà Fabio, in quella che è stata descritta come “una cena in famiglia, serena”.

Poche ore dopo, la tragedia si è consumata, nel buio della notte, in un’atmosfera di calma e sonno. La prima vittima del 17enne è stato il fratellino, che dormiva nel letto accanto al suo. Con un grande coltello da cucina, lo ha colpito ripetutamente, risvegliandolo bruscamente dal sonno. Le urla del piccolo hanno svegliato i genitori, che, confusi e spaventati, sono accorsi dalla loro camera verso quella dei figli, dove hanno assistito a una scena da film horror: il figlio maggiore che uccideva il più piccolo. Poco dopo è toccato a loro, accoltellati senza pietà nel tentativo di salvare inutilmente il figlio minore.

Dopo aver eliminato l’intera famiglia, Riccardo ha deciso di contattare i soccorsi intorno alle 2 di notte, facendo quella falsa confessione iniziale: ha detto all’operatore di aver ucciso il padre per difesa, poiché l’uomo aveva ucciso la madre e il fratellino. I carabinieri si sono immediatamente recati a casa del ragazzo, trovandolo in slip, a torso nudo, coperto di sangue e con il coltello in mano. Era completamente sconvolto e poco lucido. Cercava di ripetere la falsa confessione che si era preparato in precedenza, ma le autorità si sono subito rese conto che non era in grado di fornire una testimonianza coerente. Solo dopo dodici ore, nel pomeriggio, è riuscito a parlare.

Entrando nella scena del crimine, la cameretta del ragazzo, le autorità hanno assistito a una delle visioni più terrificanti che mai dimenticheranno nella loro vita: sangue ovunque e corpi massacrati, con il 12enne nel letto, la madre riversa sul letto del figlio con i piedi ancora sul pavimento, e il padre vicino alla porta d’ingresso, accovacciato per terra.

Il disagio del 17enne

Il ragazzo ha mantenuto la falsa confessione iniziale fino al pomeriggio. Le autorità si erano rese conto che le sue parole non erano coerenti. Al suo legale, Giorgio Conti, ha quindi confessato tutto, dando inizio a un difficilissimo interrogatorio davanti alla pm Sabrina Ditaranto e ai carabinieri di Paderno e Sesto San Giovanni. Durante il racconto dei dettagli del delitto, Riccardo si è dovuto fermare più volte per piangere.

Ha cercato di spiegare le ragioni del suo gesto, ma non è stato facile, anche perché non c’è un motivo concreto. Il ragazzo stava vivendo da tempo un forte disagio generale, di cui probabilmente nessuno si era accorto. Ha dichiarato di sentirsi “un corpo estraneo nella mia famiglia“, come se non riuscisse a farne parte. Si sentiva “solo”, nonostante sembrasse molto legato ai familiari, specialmente al fratellino, contro il quale ha però sferrato le coltellate più violente. Non è riuscito a trovare una spiegazione nemmeno per questo.

Le autorità hanno cercato di capire se ci fosse qualche dettaglio nella sua vita che potesse aver provocato questa tragedia, come l’uso di droghe, preoccupazioni scolastiche, l’eventuale depressione dopo la festa del padre o episodi di bullismo. Ma il ragazzo ha negato tutto, rispondendo “no, non è quello”.

Probabilmente da tempo stava vivendo un “progressivo estraniamento” dalle persone a lui vicine, fino al momento in cui ha sentito che fosse giunta l’ora di eliminarle, sperando di sentirsi meglio. Forse pensava che eliminando le cause del suo disagio avrebbe potuto migliorare la sua condizione. Questo pensiero, che forse covava da tempo, è cresciuto fino a diventare realtà.

Nel pomeriggio di domenica è stata interrogata anche la nonna Fiorina, che aveva partecipato alla festa di compleanno della sera prima. Avvolta dal dolore, ha parlato della serata e del nipote, confermando che tutto il disagio emerso improvvisamente, come un’eruzione vulcanica, non era minimamente percepibile, nemmeno poche ore prima della tragedia. L’anziana ha detto che Riccardo “andava d’accordo col fratello, si divertiva tanto a giocare a pallavolo, aveva anche vinto da poco un torneo“. Ha aggiunto che durante la festa non aveva notato nulla di strano: “Tutto era stato normale, nessuna battuta di troppo, nessuna parola sgarbata, nessun litigio“.

Anche i vicini di casa, che conoscevano bene la famiglia, sono scioccati dall’accaduto. Avevano sempre considerato i componenti della famiglia come persone perfette, una famiglia del “Mulino Bianco”, senza problemi, senza segnalazioni ai servizi sociali, senza lamentele da parte di professori, familiari o amici, e soprattutto senza legami con brutti giri. Nulla di nulla.

Nessuno se ne era accorto

Nessuna persona vicina al ragazzo, che lo amava e lo conosceva quotidianamente, si era resa conto del suo disagio. Di quella spirale confusa di emozioni negative in cui era caduto da tempo, mentre all’esterno appariva un normalissimo 17enne che viveva una vita apparentemente normale, andando a scuola, uscendo con gli amici e praticando sport.

Il ragazzo è stato arrestato per triplice omicidio aggravato dalla premeditazione e portato nel tardo pomeriggio di domenica nel carcere minorile Beccaria.

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