Ci sono novità riguardo il caso Bozzoli. È un’indagine che si sdoppia fra l’estero e l’Italia quella degli inquirenti che cercano Giacomo latitante da ormai una settimana dopo la condanna definitiva all’ergastolo decisa dalla Cassazione per l’omicidio dello zio Mario, gettato nel forno di fonderia di famiglia l’8 ottobre 2015 a Marcheno. Gli inquirenti sono convinti che il 39enne bresciano avesse pianificato la fuga in ogni dettaglio.
Lo scorso 5 luglio sono rientrati in Italia, con un treno dalla Spagna, la compagna e il figlio dell’uomo ricercato, Giacomo Bozzoli, fuggitivo accusato dell’omicidio dello zio avvenuto nel 2015. L’uomo non è rientrato con la famiglia, ma prosegue la fuga. La donna ha già raggiunto la sua casa nel Bresciano. Antonella Colossi verrà interrogata nelle prossime ore, ma non è considerata un’indagata. I carabinieri sono stati avvertiti dai genitori della donna.
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Secondo le ricostruzioni la famiglia è andata in vacanza a Marbella, nel sud della Spagna dal 20 al 30 giugno. Il 1 luglio si sono spostati nella stessa città ma in un albergo diverso, ma non c’è traccia del passaporto dell’uomo, che probabilmente dopo aver saputo della condanna definitiva all’ergastolo, avrà continuato la fuga.
Omicidio Bozzoli, prove confermano la fuga
Nella serata di giovedì i carabinieri di Brescia hanno perquisito le case del fuggitivo e dei suoi parenti. Le autorità hanno trovato diversi smartphone che verranno esaminati per cercare qualsiasi indizio che possa portare all’uomo. L’ipotesi di una fuga all’estero è sempre più certa, perché “validata da risultanze investigative“.
Riguardo la vicenda ha parlato il suocero di Giacomo, Daniele Colossi, il padre della compagna. L’uomo ha confessato che questa vicenda lo sta distruggendo, “mi auguro che il compagno di mia figlia si costituisca al più presto per il bene suo ma soprattutto per quello di mia figlia e del mio nipotino”. Come per togliere di dosso a sé e a sua figlia tutte le accuse del genero, Colossi ha concluso: “Per quanto mi riguarda posso solo dire che nella vita ho sempre lavorato onestamente e rispettando la legge. Per questa ragione mi sono messo subito a disposizione degli inquirenti perché credo che questa sia la cosa migliore per tutti. Spero che la vicenda si concluda il prima possibile“.
Omicidio Bozzoli, l’ipotesi della Spagna
Il documento di Giacomo Bozzoli risulta essere stato registrato in un albergo in Spagna dal 20 al 30 giugno. Le forze dell’ordine italiane stanno però accertando che sia stato effettivamente lui a depositare il documento in un albergo in Spagna. Prende corpo l’ipotesi di un depistaggio messo in atto la mattina del 24 giugno quando tra le 5.51 e le 6.03 la Maserati Levante intestata a Bozzoli era stata registrata dai lettori di targa tra Manerba del Garda e Desenzano, in provincia di Brescia.
Omicidio Bozzoli, la fuga all’estero
Le autorità stanno indagando per seguire le tracce del fuggitivo Giacomo Bozzoli, ricercato dalla sera di lunedì 1 luglio. Pare sia fuggito all’estero con la compagna e il figlio di quasi 9 anni a bordo della sua Maserati. I vicini hanno dichiarato di non vederlo da più di una settimana, ma solo il 1 luglio è stata ufficializzata la sua latitanza, quando è diventata definitiva la sua condanna all’ergastolo per aver ucciso e bruciato il cadavere dello zio Mario Bozzoli l’8 ottobre 2015.
I carabinieri alle 20 di lunedì hanno bussato alla porta della sua casa a Soiano sul lago di Garda, dove Bozzoli risiede, per eseguire la condanna della Cassazione, ma Bozzoli non era in casa. Gli inquirenti ipotizzano che l’uomo si trovi in un paese confinante con l’Italia.
L’uomo ha passato questi 9 anni libero, mentre aspettava la sentenza definitiva. Comunque la sua condanna è inserita in tutte le banche dati italiane ed europee, come riferisce una fonte giudiziaria all’AGI. L’uomo ricercato si è sempre detto innocente, sottolineando che non è mai avvenuta una lite tra lui e lo zio. Durante questi 9 anni non è mai sembrato incline a fuggire in attesa del verdetto. Il suo passaporto non è stato mai ritirato e non è stata disposta alcuna misura di controllo particolare nei suoi confronti.
Le autorità stanno seguendo gli indizi lasciati dall’uomo 39enne, a partire dalle visite a scuola del figlio, dove ha parlato coi professori, ha partecipato alla festa scolastica di fine anno e ha ritirato pagella.
Lunedì all’udienza era presente il padre, Adelio Bozzoli, fratello dell’uomo che Giacomo ha ucciso 9 anni fa. Lui pensava che il figlio fosse nella casa al lago aspettando il verdetto.
Omicidio Bozzoli, il caso
L’8 ottobre 2015 avvenne la scomparsa dell’imprenditore 52enne Mario Bozzoli, titolare delle Fonderie Bozzoli in Val Trompia a Marcheno, in provincia di Brescia, che gestiva con il fratello e i nipoti. L’uomo venne ucciso e bruciato nel forno della fonderia. Nell’omicidio, oltre al nipote Giacomo, venne coinvolto probabilmente anche un operaio della fonderia, Giuseppe Ghirardini, che venne pagato da Giacomo per distruggere il corpo. Non si è mai saputo come andò, poiché Ghirardini venne ritrovato morto, forse per avvelenamento.
Il movente che avrebbe spinto Giacomo Bozzoli a uccidere lo zio sarebbe legato a dissidi di tipo economico. La sentenza di secondo grado spiegava: “Giacomo è l’unico in cui è risultato coesistere, unitamente a un odio ostinato e incontenibile nei confronti della vittima anche l’interesse economico per ucciderla riconducibile agli interessi societari e familiari”. L’uomo sarebbe stato l’unico a manifestare ripetutamente il desiderio di uccidere lo zio.
Lunedì la Cassazione ha confermato il verdetto della Corte d’Assise d’Appello: dopo 9 anni dall’accaduto Bozzoli è ufficialmente dichiarato colpevole di aver ucciso e bruciato il cadavere dello zio in fonderia e quindi deve scontare un ergastolo in carcere. Uno degli avvocati di Giacomo, Franco Coppi, ha definito le accuse contro il suo cliente “costellate di ambiguità”.
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