Un turbolento episodio ha scosso gli studi di Radio Rai 1 quando il giornalista e conduttore di “Radio anch’io“, Giorgio Zanchini, ha rivolto all’ospite Ester Mieli, senatrice di Fratelli d’Italia, una domanda che ha lasciato molti ascoltatori sbigottiti e indignati: “Lei è ebrea?“. La reazione istantanea e indignata della senatrice Mieli, “Lo chiede a tutti gli ospiti quale religione professano?“, ha evidenziato l’inesorabile imbarazzo della situazione e ha innescato un dibattito acceso sulla linea sottile tra l’etica giornalistica e la sensibilità culturale.
Caso Zanchini: questione di etica giornalistica
“Non penso alcune cose perché sono di religione ebraica, e il rispetto e la libertà vale per tutti e non c’entra la religione. Il mio pensiero non è vincolato al mio essere ebrea”, la spiegazione di Mieli alla sua indignazione. Zanchini, nel tentativo di chiarire le sue intenzioni, ha dichiarato che voleva soltanto mettere in luce il clima ostile che gli ebrei potrebbero sperimentare ultimamente, e darle solidarietà. Tuttavia, la sua domanda, interpretata da molti come offensiva e intrusiva, ha scatenato una serie di polemiche che hanno coinvolto sia gli ambienti radiofonici che le alte sfere della Rai.
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La domanda del giornalista ha suscitato una reazione a catena di critiche, con poche voci a difenderlo. Lle reazioni negative hanno prevalso, con diverse associazioni giornalistiche che hanno condannato l’incidente come una violazione dei principi etici del giornalismo. Il presidente della Rai, Roberto Sergio, ha prontamente presentato le scuse sia personali che aziendali alla senatrice Mieli. Tuttavia, le scuse non sono riuscite a placare del tutto le acque, con molte personalità politiche che hanno condannato l’episodio come inaccettabile e inquietante.
Zanchini: vera discriminazione o processo alle intenzioni?
La senatrice Mieli ha ricevuto un sostegno unanime dall’arco parlamentare, con esponenti di diversi partiti che hanno espresso solidarietà e condannato la catalogazione delle persone in base alla loro religione come pericolosa e discriminatoria. Anche il presidente della Comunità ebraica di Milano, Walker Meghnagi, ha condannato fermamente la domanda di Zanchini, sottolineando che chiedere a qualcuno la propria religione è un gesto terribile, poiché una persona può appartenere a qualsiasi religione e rispettare qualsiasi altra.
Eppure, sarebbe semplicistico ridimensionare l’impatto che la cultura e la religione cui si appartiene possano avere nella definizione delle convinzioni personali. Al di là del fastidio provato dalla senatrice per aver ricevuto una domanda estremamente personale, ben poco delle parole di Zanchini lascerebbero pensare a qualche tipo di concezione discriminatoria, quanto più un tentativo di contestualizzare la domanda e l’interlocutore cui veniva posta. Verrebbe pertanto da domandarsi sé, in un contesto diverso, in cui, ad essere tirata in ballo fosse stata un’altra religione o cultura, la reazione generale sarebbe comunque stata la stessa, o non ci sia invece, di fondo, un pregiudizio di intenzioni contro il giornalista per la delicatezza del tema trattato.
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