Natalità: in Italia non nascono più bambini, le proposte per invertire il trend

Instabilità economica, difficoltà lavorative, disinteresse e paura per il futuro, questo è il mix letale che ogni anno convince sempre più coppie a decidere di non diventare genitori

Redazione
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Per crescere un bambino serve un villaggio“, se questo detto dovesse essere preso come vero nessuna donna in Italia dovrebbe mai scegliere di avere un figlio. Nel 2024 pensare alla maternità sembra un privilegio, un sogno lasciato a pochi eletti che potrebbero permettersi di mettere in pausa la propria vita per procedere alla continuazione della specie umana. Un quadro che emerge nettamente anche dalla ricerca “Per una Primavera demografica“, realizzata dalla Fondazione Magna Carta con l’obiettivo di indagare le cause profonde della denatalità e avanzare una serie di proposte per invertire il trend negativo delle nascite.

Uno studio che ha fatto emergere i timori, le paure e le convinzioni di una fetta della popolazione italiana che ad oggi non è certa di voler o poter mettere al mondo un figlio. Come sempre, le motivazioni che possono portare a questa scelta sono diverse, eppure sembrano accomunato da un unico fattore: l’instabilità. Che si tratti di incertezze finanziarie o sociali, la mancanza di una solidità nella propria vita potrebbe far vacillare anche sulla proposta di affrontare la sfida della genitorialità.

Per una donna la possibilità di perdere il proprio lavoro o di doverlo lasciare per occuparsi dei bisogni del proprio bambino può diventare un fattore di scelta fondamentale. Poi c’è la questione dell’incertezza economica. Un nucleo famigliare con un solo stipendio potrebbe affrontare notevoli difficoltà, visti i costi per il mantenimento dei neonati e dei minori in generale. Ad aggravare un quadro che di per sé già sembra tragico c’è l’incertezza del tipo di vita che un nuovo essere umano potrebbe dover affrontare. Tra crisi climatiche e belliche, il mondo ad oggi non sembra più adatto ad ospitare un bambino.

I risultati dello studio sulla natalità

Alla ricerca ha partecipato un campione di 1072 persone suddiviso tra giovani (tra i 17 e i 28 anni) e adulti over 29. A questi si devono aggiungere i rappresentanti di alcune categorie specifiche, in particolare 400 insegnanti, 60 operatori sanitari e 70 psicologi. Un gruppo eterogeneo di persone che è sttao prima interrogato sui motivi per cui si può decidere di non avere figli e poi sulle modalità con cui un’azienda o un determinato posto di lavoro può aiutare una coppia di genitori o un genitore single.

Per quanto riguarda la prima fase della ricerca, la maggior parte degli intervistati ha dichiarato che in questo momento non sente la pressione di dover avere un figlio. “Non voglio un figlio adesso“, “Lo faremo quando sarà il momento” e “C’è tempo” sono state le risposte più frequenti che dimostrano una logica del rinvio che sposta la decisione ad un futuro non ancora ben specificato. Inoltre, per molti questo rinvio è dovuto ad una mancanza economica, soprattutto tra gli intervistati più anziani, mentre per entrambi i gruppi la possibilità di perdere il lavoro a causa della scelta di avere un figlio è una valida motivazione per non averne.

Per molti altri, invece, la scelta di non avere un figlio dipende semplicemente da convinzioni personali, per cui la genitorialità non è un fattore fondamentale della vita umana. In questo gruppo rientrano anche coloro che hanno deciso di non avere figli per le preoccupazioni che l’attualità fornisce. Troppi pericoli e poche speranze per una qualità di vita degna hanno convinto molti italiani a scegliere la vita senza bambini. Per alcune donne, soprattutto del gruppo in età avanzata, un fattore determinante è anche il rischio che si corre ad intraprendere una gravidanza ed un parto.

Le proposte per una genitorialità sostenibile

Al termine della ricerca, l’associazione Magna Charta, ha stilato una serie di possibili soluzioni che potrebbero essere adottate dai vari posti di lavoro per permettere ai dipendenti di intraprendere la strada della genitorialità. Una sorta di partenariato tra pubblico e privato in cui le istituzioni possano supportare le aziende impegnate in percorsi utili a favorire la natalità e la genitorialità.

La Fondazione ha quindi elaborato una serie di proposte ispirate alle buone pratiche aziendali individuate nella ricerca: dagli asili nido diffusi al voucher baby-sitter, dai meccanismi di decontribuzione al credito d’imposta per le aziende che programmano investimenti nella conciliazione. Proposte sottoposte alla politica e che ora dovranno essere analizzate per valutarne l’utilità.

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