Un parco, un pallone e un gruppo di ragazzini, è questo il contesto in cui l’ultimo fatto di cronaca riguardante la violenza tra giovanissimi si è verificato. Nella tarda serata di ieri, intorno alle 21:15, i carabinieri di Giugliano, in Campania, sono stati chiamati nel pronto soccorso dell’ospedale San Giuliano per ricostruire la dinamica e le responsabilità di un’aggressione.
Giunti sul posto, gli agenti si sono trovati di fronte ad una situazione paradossale. Un ragazzino di 13 anni sarebbe stato accoltellato da un bambino di soli 10 anni, a causa di una discussione su un pallone. Il 13enne si trovava in un’area verde, vicino piazza Gramsci, ed era intento a giocare a palla con un gruppo di amici. Una scena che negli ultimi decenni è sempre meno frequente vedere sulle strade e nei parchi italiani, a causa dei pericoli che in queste si nascondono e degli hobby sempre più tecnologici dei più giovani.
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Il 13enne sarebbe stato raggiunto dal bambino, che avrebbe preteso di prendere lui la palla e che, di fronte alla negazione dell’altro giovanissimo, avrebbe tirato fuori un coltello per poi colpirlo alla coscia sinistra e fuggire. Alcuni adulti presenti nel parco, compreso quanto accaduto, avrebbero soccorso il 13enne, tamponando la ferita, per poi riaccompagnarlo a casa.
La ferita riportata dal giovane non sarebbe stata grave ma avrebbe costretto i genitori a portarlo in pronto soccorso, dove è stato medicato e dimesso con un punto di sutura. Anche se le conseguenze dell’accoltellamento non sono state pesanti, a far riflettere è il gesto stesso e la giovanissima età dei protagonisti di questo fatto di cronaca.
Sempre più violenza e degrado caratterizzano le giovani vite dei giovani italiani, poco più che adolescenti e spesso anche bambini, costretti a vivere in una società frenetica, dove manca la capacità di gestire la frustrazione e soprattutto la noia. La violenza diventa quindi un nuovo escamotage per chiedere attenzioni e soprattutto per sopperire alla sensazione di non star esercitando il proprio potere, di non star realmente controllando la propria vita, anche in un’età così infantile, come quella dei 10 anni
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