Si è spento un “Italiano vero”: il cantautore Toto Cutugno è morto intorno alle 16 del 22 agosto. “A poco più di un mese dal suo ottantesimo compleanno ci lascia uno degli artisti italiani più famosi di sempre” recita l’annuncio ufficiale della Carosello Records e Edizioni Curci.
Toto Cutugno, simbolo dell’Italia e artista internazionale
“Lasciatemi cantare con la chitarra in mano” cantava Toto Cutugno nel 1983 nel suo brano più famoso L’italiano e così è stato. Una carriera dedicata alla musica, con le sue canzoni che resteranno impresse nella storia musicale italiana. Oltre 100 mila sono le copie vendute, in una carriera costellata dalla vittoria del Festival di Sanremo, con Solo noi e, soprattutto, da quella dell’Eurovision Song Contest del 1992, grazie al brano Insieme, il second0 a riuscirci, dopo Gigliola Cinguetti, e il terzo di sempre.
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Il vero marchio di fabbrica del cantante è stata però la canzone L’italiano, con cui ha partecipato al festival di Sanremo del 1983, collezionando “soltanto” il quinto posto. Scritto da Toto Cutugno insieme a Cristiano Minellono e rifiutato da Andriano Celentano nel 1981, fu il grande riscontro del pubblico a conferire al brano il successo che possiede tutt’ora. Ad oggi, infatti, si tratta di un vero e proprio simbolo della musica italiana, con un testo che racconta a pieno l’italianità e lo spirito del paese.
Toto Cutugno combatteva da tempo con una malattia che si era aggravata negli ultimi tempi, come specificato il suo manager Danilo Mancuso. Una figura importante nel mondo della musica della quale ha voluto parlare anche Enrico Ruggeri: “Una grande cultura musicale, apprezzato in tutto il mondo e spesso sottovalutato dall’intelligencija radical-chic nostrana. Un gran signore. In questo tempo di improvvisati ricordiamo chi faceva musica leggera con classe, cuore e grande preparazione tecnica”.
Tra le sue canzoni più celebri è impossibile dimenticare ‘Voglio andare a vivere in campagna’. A parlare di ciò è stata anche la Coldiretti: “Con ‘Voglio andare a vivere in campagna’ ha interpretato per primo nella canzone il ritorno dell’interesse degli italiani per la vita rurale dopo che per decenni era stata considerata sinonimo di arretratezza e disagio”.
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