Il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Matteo Salvini ha ottenuto oggi un gran successo, dopo mesi di incertezze e di critiche. Il Tar ha deciso di non accettare la richiesta di sospensione dell’intitolazione dell’aeroporto di Malpensa, a Milano, al Cavaliere Silvio Berlusconi. “Grande soddisfazione” è stata quindi espressa dal vicepremier leghista, mentre fonti vicine al Ministero dei Trasporti hanno dichiarato che tale decisione è “una lezione per la sinistra che non vince alle elezioni e riduce tutto a materia di scontro giudiziario“.
La storia del nuovo nome per Malpensa
L’aeroporto di Malpensa, situato nel comune di Somma Lombardo, in provincia di Varese, potrebbe essere una delle prime opere infrastrutturali intitolate al leader e fondatore di Forza Italia, deceduto lo scorso 12 giugno 2023. Uno dei fautori della possibilità sarebbe proprio il ministro Matteo Salvini, che lo scorso luglio ha dichiarato: “Proprio oggi il cda dell’Enac ha approvato la richiesta di intitolare a Silvio Berlusconi l’aeroporto di Malpensa. E siccome l’ultima parola è del ministro dei Trasporti, penso proprio che il ministro dei Trasporti darà l’ok“.
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Non tutti però avrebbero accolto con lo stesso entusiasmo la notizia, come dimostrano le parole del Pd Lombardia, che ha definito l’intitolazione “una scelta davvero inopportuna“, in quanto “l’ex premier è stato un uomo divisivo e una persona con una storia molto ambigua, in cui molti lombardi e molti italiani non si riconoscono“. L’iter per il cambio di nome all’aeroporto avrebbe avuto inizio il 21 giugno 2023, quando venne approvato un ordine del giorno in Consiglio regionale, con 28 voti favorevoli e 18 contrari.
L’obiettivo del testo, a firma Manfredi Palmieri, è quello di impegnare presidente e giunta regionale ad attivarsi con i soggetti preposti per ottenere l’intitolazione dell’aeroporto a Silvio Berlusconi. Già all’epoca però nacquero la prime proteste. Tra le prime quella del sindaco di Milano Giuseppe Sala che ha infatti dichiarato che in queste occasioni dovrebbe valere “la regola dei dieci anni“, che prevedrebbe che prima di intitolare opere a un personaggio pubblico sarebbe necessario attendere almeno 10 anni dalla sua morte.
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