Lia Levi: “Soffro per Gaza, ma decisioni Israele non devono ripercuotersi sugli ebrei del mondo”

Per l'autrice l'antisemitismo è tornato e si dilaga soprattutto tra i giovani, nelle scuole e nelle università. Afferma che continuerà a raccontare la tragedia dell'Olocausto, ma nello stesso tempo di aver "smesso di guardare al futuro con ottimismo. Il bene non è più capace di sconfiggere il male"

Redazione
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Lia Levi, l’autrice ebrea scampata alla Shoah, è stata intervistata da La Repubblica a cui ha parlato sostanzialmente del problema ancora attuale dell’antisemitismo. La scrittrice ha commentato anche il recente scontro tra gruppi pro-Palestina e i tifosi di calcio israeliani, che si trovavano ad Amsterdam per la partita di Europa League tra il team olandese Ajax e quello israeliano Maccabi Tel Aviv.

Le dichiarazioni di Lia Levi

La scrittrice compie oggi 93 anni, in un clima di forte tensione caratterizzato dal conflitto in Medio Oriente e dalle ripercussioni nel mondo, che spingono sempre più spesso a comportamenti antisemiti. L’autrice ebrea che è riuscita a scampare alla Shoah nascondendosi in un convento, ha passato una vita intera a parlare della tragedia dell’Olocausto e continua a farlo. Ma la situazione attuale le sta rendendo le cose difficili. Afferma di essere sempre stata un’ottimista, ma alcuni giorni decide di non accendere la radio per paura di ascoltare notizie negative che coinvolgono comportamenti antisemiti, come quella recente ad Amsterdam.

Lia Levi, autrice ebrea
Lia Levi

L’antisemitismo non è mai morto, pensavamo di averlo sepolto e invece era sotto a un cumulo di sabbia” afferma, sottolineando che si tratta di una malattia della societàche si sta diffondendo di nuovo con una violenza inaudita. Ma non riesce a spiegarsi tutto questo e si chiede il perché del fatto che gli ebrei di tutto il mondo debbano subire le conseguenze delle decisioni prese dal governo israeliano. Lei abita a Roma, a Trastevere, “dove hanno bruciato le pietre d’inciampo” e si chiede: “Che senso ha uccidere i già uccisi?”.

L’autrice spiega che l’antisemitismo ha origini antichissime, probabilmente è nato con il cattolicesimo, quando gli ebrei non convertiti sono diventati “i diversi che però ti somigliano troppo”. A peggiorare la situazione ci sono diverse convinzioni radicate che sono false, come quella che furono gli ebrei ad avvelenare i pozzi e quindi a scatenare la peste nera. “Siamo il capro espiatorio”.

Dopo i fatti in Olanda il premier israeliano Netanyahu ha dichiarato che è tornata la notte dei cristalli, che tra l’altro in questo weekend compie 86 anni, in cui gli ebrei e le loro proprietà furono distrutti dai nazisti in Germania e nei territori annessi. Levi commenta la dichiarazione del premier sottolineando che purtroppo quello ad Amsterdam non è il primo episodio antisemita e non sarà l’ultimo e che “la notte dei cristalli è quest’odio che dilaga”.

E ad alimentarlo ci sono sicuramente le decisioni sbagliate di Netanyahu, ma a contribuire è soprattutto “l’ignoranza su quello che veramente è stato l’Olocausto”. Per Levi la colpa è degli stessi ebrei che in questi anni hanno parlato della tragedia “basandoci sulla condivisione emotiva di quello che abbiamo vissuto”, ma senza spiegare alle persone le vere radici dei pregiudizi. L’autrice ha scritto un libro proprio sui pregiudizi che esistono sugli ebrei, che è rivolto ai ragazzi, i quali però sono i primi a essere esposti e a farsi vettori per la diffusione dell’antisemitismo.

“È proprio tra i ragazzi, nelle scuole, nelle università, che l’antisemitismo dilaga”, forse a causa anche dei politici di sinistra che spingono all’ascolto dei ragazzi che manifestano per la Palestina. Per Levi “può essere vero” che bisogna ascoltarli, ma è vero anche “che vanno dietro alle bandiere e hanno bisogno di buoni, di grandi maestri. Quando negli slogan gridano libertà dal fiume Giordano al mare non sanno che stanno dicendo che Israele deve scomparire”.

L’autrice afferma di provare “un dolore immenso, insopportabile” per Gaza, aggiungendo di non avere però una soluzione per questa situazione complessa e di aver paura di coloro che ne propongono di facili. “Il male è complesso” dichiara, sottolineando che se soffre per Gaza soffre pure quando vengono strappati i manifesti dei volti con le vittime israeliane del 7 ottobre. “Non sono morti anche loro?”.

Infine afferma che se mesi fa aveva deciso di non andare più nelle scuole proprio perché è lì che spesso si diffonde l’antisemitismo, ha poi cambiato idea vedendo ragazzi che si emozionano ancora quando parla loro della tragedia dell’Olocausto. E conclude con una nota negativa: “Non smetterò di testimoniare, anche se ho smesso di guardare al futuro con ottimismo. Il bene non è più capace di sconfiggere il male. Non è preparato”.

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