I giudici del Tribunale di Milano hanno condannato a 4 anni di carcere il filosofo e scrittore Leonardo Caffo, oltre all’aver disposto una provvisionale di 45mila euro, insieme all’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni. In 90 giorni, saranno depositate le motivazioni dei giudici che hanno escluso due aggravanti tra quelle contestate. La Procura aveva invece chiesto una condanna a quattro anni e mezzo di carcere senza la concessione delle attenuanti generiche.
Leonardo Caffo, 36enne di Catania, è stato accusato di maltrattamenti aggravati e lesioni gravi nei confronti della sua ex compagna. Nei giorni scorsi, l’uomo era finito al centro di polemiche dopo che si era spontaneamente sottratto, a causa del processo, all’invito alla Fiera romana dell’editoria “Più libri più liberi” diretta da Chiara Valerio a Roma.
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I presunti maltrattamenti, al centro del processo con rito immediato che ha preso il via il 20 dicembre 2022, sarebbero in realtà iniziati nell’estate del 2019, proseguendo fino all’estate del 2022. Un’estate significativa che segna il momento in cui la giovane donna, ai tempi ancora trentenne, decise di lasciarlo e di sporgere denuncia.
Nel capo di imputazione presentato sono riportati numerosi episodi di minacce, insulti e violenze verbali e fisiche. Tra questi anche insulti nei confronti dei famigliari della donna e un litigio risalente al 17 agosto 2020 avvenuto a Catania, dove la coppia era in villeggiatura. Secondo quanto ricostruito dall’accusa, Caffo le avrebbe afferrato “violentemente la mano destra contorcendogliela” e provocandole una “frattura scomposta” con “accorciamento del dito” e che all’epoca era stata fatta passare per una caduta sotto la doccia.
Secondo i periti nominati dal collegio della quinta sezione penale la malattia dichiarata è però “perdurata per un periodo di tempo superiore ai 40 giorni“, mentre non sono emersi danni permanenti in merito “alla capacità prensile” della mano della donna. I legali difensori di Caffo, durante la loro arringa hanno ammesso che la relazione tra i due si era trasformata in un rapporto conflittuale, negando però e violenze e le aggressioni denunciate dalla sua ex.
Ileana Ramundo, allora gip nell’agosto di due anni fa, aveva disposto nei confronti del filosofo catanese la misura cautelare dall’allontanamento da nucleo familiare, con assoluto divieto di avvicinamento, che lo scorso settembre era stato revocato dal Tribunale, esattamente poco prima della scadenza dei termini.
Le dichiarazioni di Caffo
Dopo la lettura della sentenza emessa dai giudici, Caffo ha affermato: “Va bene colpirne uno per educarne mille, io sono stato colpito, speriamo educhino gli altri mille. Su un piano morale chiedo scusa“. Caffo ha poi aggiunto: “Tutto quello che ho fatto, l’ho fatto per cercare di stare con mia figlia e ho senz’altro fallito. Tornando indietro, se dovessi cambiare la cosa che andava cambiata non sarebbe nata mia figlia e sono felice che sia in vita. Auguro a lei e alla madre tutto il bene possibile perché il bene non si cancella“.
Il 36enne, ha inoltre voluto specificare che ricorrerà in Appello: “Cercheremo di provare a raccontare una verità diversa, in primo grado non siamo riusciti. Il futuro che vedo è pessimo e mi spiace profondamente per le persone coinvolte“, concludendo di non essere “belligerante”, in quanto non lo era prima e di sicuro non lo sarà in seguito, “ho un’enorme capacità di incassare m***a e continuerò a incassarla“, ha concluso.
L’avvocato difensore della giovane, Elena Tomayer, ha voluto esprimere un suo pensiero riguardo a quanto si sia riuscito ad ottenere, dichiarando che è stato messo “un punto importantissimo”, e per questo ringrazia “la magistratura che in aula ha fatto il suo dovere“.
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