Il giorno successivo alla tragica morte di Satnam Singh presso l’azienda agricola Agrilovato, le attività lavorative sono continuate come se nulla fosse accaduto. Cinque anni dopo l’inizio delle indagini per caporalato che hanno coinvolto l’azienda dove il bracciante indiano di 31 anni ha perso la vita, la produzione non ha subito interruzioni e non sono stati effettuati controlli per prevenire la reiterazione del reato.
Renzo Lovato, proprietario dell’azienda, ha dichiarato: “Mio figlio gli aveva detto di non avvicinarsi a quel macchinario, ma lui ha fatto di testa sua. È stata una leggerezza che è costata cara a tutti. Dispiace, un ragazzo morto sul lavoro, non dovrebbe succedere mai”.
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Le indagini concluse l’estate scorsa
Dal 2019, Lovato è sotto indagine per caporalato, ai sensi dell’articolo 603 bis del Codice Penale. Come riportato da Monica Forlivesi su Il Messaggero, le indagini si sono concluse l’estate scorsa quando i carabinieri del comando di Latina hanno notificato l’avviso di conclusione indagini a Lovato e ad altri quindici imprenditori agricoli di Sabaudia, San Felice Circeo e Terracina.
Le condizioni disumane
Gli inquirenti hanno scoperto condizioni di lavoro disumane: braccianti costretti a dormire in baracche fatiscenti, pagando affitti di 100-110 euro al mese, lavorando ore interminabili sotto il sole o la pioggia, senza accesso a servizi igienici, acqua corrente o un luogo per cambiarsi e mangiare. Le retribuzioni erano miserabili, con turni di 10-15 ore al giorno, sei giorni a settimana, senza straordinari, malattie o riposi riconosciuti.
Nonostante la gravità della situazione, il giudice non ha disposto misure cautelari. I 16 indagati, tra cui Renzo Lovato, dovranno affrontare l’udienza preliminare il prossimo luglio per decidere l’eventuale rinvio a giudizio. Le accuse mosse nell’ambito dell’operazione “Jamuna” includono intermediazione illecita, sfruttamento del lavoro, inosservanza delle norme di sicurezza e mancanza di formazione e vigilanza.
Procuratore Latina: “I controlli vanno intensificati subito e con l’aiuto delle banche dati”
Le indagini, condotte dal Nucleo Investigativo e dall’Ispettorato del Lavoro di Latina sotto la direzione della Procura pontina, hanno documentato un sistema di sfruttamento radicato, attivo almeno fino a dicembre 2020, coinvolgendo sei società agricole e decine di lavoratori.
Il fatto che, nonostante queste indagini, l’attività dell’Agrilovato sia continuata senza interruzioni, solleva forti dubbi sulla capacità e l’efficacia dei controlli. Come sottolineato dal procuratore capo di Latina, Giuseppe De Falco: “Non c’è più tempo da perdere, i controlli vanno intensificati subito e con l’aiuto delle banche dati per colpire le attività in cui c’è sproporzione tra produzione, dimensioni e lavoratori assunti”.
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