IPM di Torino in rivolta: flop del decreto Caivano

Disordini notturni e gravi danni all’IPM torinese mettono in luce le criticità del sistema penale minorile: da strutture di riabilitazione a vere e proprie fabbriche sforna criminali

Lucrezia Caminiti
5 Min di lettura

L’Istituto Penale Minorile (IPM) di Torino è stato teatro di un disastro, una grave rivolta che ha riaperto il dibattito intorno al funzionamento degli istituti per minorenni in Italia. Durante la notte del 1 agosto, i ristretti hanno incendiato diverse sezioni e pubblicato video su TikTok in cui incitavano contro lo Stato e mostravano l’uso illegale di smartphone all’interno dell’istituto. I disordini hanno causato danni significativi alla struttura, mettendo in pericolo la sicurezza del personale penitenziario e degli altri detenuti.

Carenza di risorse e personale

La pericolosità della situazione è stata aggravata ulteriormente dalla carenza di personale e dalle condizioni strutturali precarie dell’IPM. La polizia penitenziaria ha denunciato più volte la mancanza di risorse adeguate a gestire l’aumento della popolazione carceraria, condizione che si è aggravata con le recenti politiche governative sulla detenzione minorile. Ne è un esempio il decreto Caivano, che ha portato ad un incremento del numero di giovani detenuti, molti dei quali sono minori stranieri non accompagnati.

Moretti: “L’attuale modello detentivo non garantisce la finalità della pena”

Le immagini della devastazione dell’Istituto Penitenziario Minorile di Torino, seguite dalla pubblicazione di video su TikTok da parte degli stessi promotori della rivolta hanno fatto il giro d’Italia. “I protagonisti di tali violenze non devono restare impuniti” ha affermato Giuseppe Moretti, presidente dell’USPP, Unione Sindacati di Polizia Penitenziaria.

Da un lato fa inorridire,” ha iniziato a spiegare Moretti, “il battage giornaliero di politici, garanti, associazioni pro-detenuti che sollecitano provvedimenti deflattivi. Questi interromperebbero il flusso di risorse straordinarie introdotte dal governo e complicherebbero l’escalation di proteste sempre più veementi. Dall’altro lato, non si può trascurare che l’attuale modello detentivo non garantisce la finalità della pena con le risorse disponibili, soprattutto con l’aumento di detenuti extracomunitari nelle strutture penitenziarie minorili, incrementati dal cosiddetto decreto Caivano“.

I numeri del decreto post-Decreto Caivano

Bisogna ricordare che dopo l’introduzione del Decreto Caivano nel settembre 2023, il numero di minorenni detenuti negli istituti penitenziari minorili ha visto un incremento significativo. Un fattore cruciale che spiega in parte i gravi fatti di cronaca che riguardano in questi mesi gli IPM in Italia. Questo decreto ha ampliato la possibilità di custodia cautelare in carcere anche per reati di minore entità, come quelli legati alla violazione della legge sugli stupefacenti, che sono aumentati del 37,4% negli ultimi 12 mesi.

Il numero complessivo di giovani detenuti negli IPM ha raggiunto livelli che non si vedevano da dieci anni, superando la soglia dei 500 detenuti. Questo aumento è dovuto alle nuove normative del decreto che prevedono misure più severe e meno flessibili per i minori, compresi quelli stranieri non accompagnati, che ora rappresentano circa metà della popolazione carceraria minorile.

Le riforme necessarie

Da un lato sovraffollamento e dall’altro la carenza della polizia penitenziaria in tutti gli istituti, non solo quelli per minorenni. Il crack, come testimoniano i numeri, è stato quindi raggiunto con l’introduzione del decreto Caivano che invece di far respirare gli IPM italiani li ha gettati completamente nel caos.

Ciò che serve ora, ha spiegato Moretti, è la necessità di riformare profondamente il modello detentivo e mettere in sicurezza le strutture penitenziarie. “Queste sono oggi inadeguate per ospitare detenuti infra 25 anni che manipolano anche i minori, compromettendo qualsiasi tipo di percorso rieducativo” ha dichiarato il presidente dell’USPP, esprimendo profondo sdegno per la distruzione del carcere torinese, avvenuta contemporaneamente a una protesta in una sezione del carcere per adulti della stessa città.

Ormai le carceri italiane sono conosciute per il sovraffollamento e la mancanza di risorse adeguate a percorsi rieducativi: viene irrimediabilmente compromessa l’efficacia del sistema penale minorile nel promuovere la riabilitazione, il futuro dei ragazzi come la loro sicurezza e quella degli agenti e figure professionali che lavorano all’interno delle case circondariali. Quello che sta accadendo sotto i nostri occhi è un fenomeno che va invertito al più presto, quello della trasformazione degli IPM da strutture rieducative a vere e proprie fabbriche sforna criminali.

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