Tra carcerazioni e pentimenti la famiglia Cammarata è preoccupata per le attività criminali di cosa nostra, dopo le indagini dei carabinieri
C’è un filo sottile che collega la mafia di Palermo e quella di Riesi, nel Nisseno, dove da tempo i carabinieri, durante la loro ultima operazione antimafia, tenevano d’occhio i vertici del clan palermitano.
Gli indizi che hanno svelato il rapporto tra clan delle due città sono stati l’inchiesta e la cattura del riesino Michele Satta, 70 anni e agli arresti domiciliari, e dell’arresto di undici persone, tre di Riesi e otto della provincia di Palermo, da parte dei carabinieri di Caltanissetta per associazione mafiosa finalizzata alla coltivazione e traffico di sostanze stupefacenti.
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Anche se i centri abitati di Palermo con Riesi sono distanti l’uno dall’altro due ore di macchina, dal punto di vista criminale si sono rivelati molto vicini.
Riesi ha un vasto territorio che confina con Butera, una zona ritenuta “franca” per il crimine organizzato, ottima per la coltivazione di marijuana e per organizzare summit tra i vertici dei clan. Le informazioni sulle attività del vasto agro tra Riesi e Buttera sono emerse in seguito all’indagine sulla rete di complicità di Matteo Messina Denaro che ha portato all’arresto di altre 9 persone.
Cosa nostra a Riesi opera con il ‘marchio’ della famiglia Cammarata, che adesso, con la scoperta da parte dei carabinieri del legame e delle attività criminali nel vasto agro, sta facendo tremare chi per anni ha imposto il pizzo alle attività imprenditoriali, soprattutto agricole, e gestito il traffico di sostanze stupefacenti in quel territorio.
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