A poche settimane dalla decisione del governo di sottoporre l’ex Ilva ad un’amministrazione straordinaria su richiesta di Invitalia, l’amministratrice delegata di Acciaierie d’Italia Lucia Morselli si trova ad affrontare non solo l’improvviso licenziamento, ma anche le accuse di “inquinamento ambientale” e “rimozione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro“. Due reati che l’Ad avrebbe compiuto durante la gestione degli impianti di AdI e per cui ora è indagata.
L’avviso di proroga delle indagini, notificato alcune settimane fa ma rimasto nascosto fino ad oggi, è stato firmato dal gip Francesco Maccagnano, mentre le indagini sono condotte dai carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Lecce e coordinate dai pubblici ministeri Francesco Ciardo e Mariano Buccoliero, come riporta La Gazzetta del Mezzogiorno. Al centro della questione i livelli di Benzene, un inquinante cancerogeno, presenti nell’aria delle zone circostanti l’ex Ilva in quantità elevate.
Leggi Anche
Ilva, le indagini
I pubblici ministeri Francesco Ciardo e Mariano Buccoliero stanno indagando sui documenti di Acciaierie d’Italia risalenti al periodo tra il 2018 ad oggi, ovvero quanto la gestione dell’impianto dell’ex Ilva era affidata ad ArcelorMittal. Gli inquirenti dovranno chiarire se AdI abbia effettivamente promosso e messo in atto iniziative che potessero limitare la produzione e il rilascio di Benzene nell’aria. Sotto inchiesta, i dati che descrivono il costante aumento delle percentuali dell’inquinante carcerogeno nell’aria.
A preoccupare Arpa Puglia, in questo momento, è il valore orario di 32,49 microgrammi di Benzene al metro cubo, secondo i dati resi noti ieri da una note di Peacelink. Un valore superiore ai 27 microgrammi “stabilito dall’Office of Environmental Health Hazard Assessment (Oehha) della Environmental Protection Agency della California“, che dimostra come “la situazione a Taranto non è cambiata con la nuova gestione dell’Ilva, ora sotto il controllo dello Stato“.
Ilva, i rischi provocati dal Benzene
“L’esposizione al benzene determina un aumentato rischio di leucemie infantili“, si legge in una relazione dell’Asl, redatta insieme all’Agenzia di Protezione ambientale nel 2022, che ha convinto il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci a firmare l’ordinanza che prevedeva lo spegnimento dei reparti dell’area a caldo dello stabilimento. Un provvedimento che aveva a cuore la tutela della salute della popolazione, ma che è stato invece sospeso dal Tar di Lecce.
Le concentrazioni di Benzene nell’aria, nelle aree circostanti l’impianto delle acciaierie ormai prossime al fallimento, non hanno finora mai superato i livelli del valore soglia fissato dalla norma, ovvero 5 microgrammi per metro cubo d’aria come media annuale. Eppure, secondo le indagini di Arpa Puglia, “l’esposizione della popolazione di Taranto agli attuali livelli di concentrazione dell’inquinante, seppur formalmente ed attualmente nei limiti individuati dalla normativa vigente, non può garantire, secondo le evidenze scientifiche, l’assenza di effetti avversi sulla salute umana“. Il rischio principale, poi, riguarderebbe proprio i bambini, per i quali l’esposizione ad una concentrazione atmosferica di 5 microgrammi di benzene per metro cubo “determinerebbe un eccesso di rischio relativo circa del 250 per cento“.
© Riproduzione riservata