Caso Capovani e legge Basaglia, Guidi: “Ripensiamo le terapie dell’anima”

Lucrezia Caminiti
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In occasione del quarantacinquesimo anniversario della legge Basaglia e della tragica scomparsa della psichiatra Barbara Capovani il senatore di FdI Antonio Guidi parla del futuro, ma anche del passato, della psichiatria in Italia

“Io dico che in questi giorni abbiamo celebrato anche la Costituzione. Non esiste a mio avviso qualcosa di più anticostituzionale della sciatteria voluta rispetto al finanziamento dei servizi legati alla psichiatria”. Queste le parole pronunciate al Difforme dal senatore Antonio Guidi, responsabile del dipartimento di Disabilità ed Equità sociale di Fratelli d’Italia e neuropsichiatra. 

A che punto siamo con la salute mentale? L’Italia sta affrontando tante difficoltà e con lei tantissime figure che lavoro nell’ambito della cura della mente. Psicologi, psichiatri, infermieri, sono tutte figure che, ad oggi, fanno un grandissimo lavoro ma che purtroppo ogni giorno rischiano molto, se non la vita. I servizi sono carenti come le strutture e la sicurezza agli operatori sanitari non viene garantita. L’ultimo episodio tragico, ma non isolato, risale solo a un mese fa. Barbara Capovani è stata l’ultima vittima di un’Italia che ha fallito miseramente sul fronte della salute mentale.

Senatore Guidi, parliamo dello stato di salute della psichiatria. Secondo la sua esperienza professionale come neuropsichiatra, in Italia qual è la situazione in cui versa tutto l’ambito della salute mentale, stiamo peggiorando o migliorando?

“Vorrei rispondere come persona e non come neuropsichiatra a questa domanda. Ho cominciato a lavorare col mio primo e grande maestro Giovanni Bollea, in via dei Sabelli a Roma di neuropsichiatria infantile, poi lui è rimasto folgorato da Franco Basaglia e tutto un nucleo forte di persone che gravitavano su questa fortissima e dolcissima e soprattutto colta personalità. Schierarsi dalla parte della persona sofferente di disturbi e di malattie mentali, mi sembra banale. È evidente che è una scelta rischiosa. Rischiosa per la carriera perché non si viene compresi ancora oggi dopo tanti anni, rischiosa perché ti espone a rischi di violenze. Posso dire che da sottosegretario qualche anno fa ho avuto l’onore di essere presidente dell’Osservatorio sulla salute mentale nazionale e ho lavorato duramente per superare l’assioma del sorvegliare e del punire”.

Questo mese abbiamo festeggiato i 45 anni della legge 180. Lei che ne pensa senatore Guidi della legge Basaglia?

“Prima di tutto perdonatemi se cito me stesso. Faccio parte di questa meravigliosa e terribile storia della nuova psichiatria che chiaramente si rinnova anche a costo di errori e orrori, giorno per giorno. Quando ero sottosegretario, qualche anno fa, inaugurai la sala degli orrori più emblematica in Italia. Si parla tanto dei lager come luoghi di orrore in Italia, ma si parla poco di questa stanza gigantesca: lo stenditoio. Io la farei conoscere a tutti gli adolescenti romani e non solo”.

“È la stanza immensa dove si mettevano ad asciugare le bende dei letti di contenzione delle donne quasi soffocate. Gli infermieri, psicologi, medici che violentavano regolarmente queste detenute considerate folli, non avevano nessuna conseguenza. Ebbene io inaugurai un convegno, con pochissimo merito, con gli attori di quella meravigliosa poesia che è la nuova psichiatria anticostituzionale cercando di contestare due errori di robotizzati: quello dell’incurabilità e quello dell’imputabilità alle violenze”.

“In virtù della mia carica da presidente dell’Osservatorio sulla salute mentale, chiesi il livello di attuazione per la legge che amo di più al mondo, con tutti i suoi difetti, la 180. Ecco, io dico che in questi giorni abbiamo celebrato anche la Costituzione. Non esiste a mio avviso qualcosa di anticostituzionale come la sciatteria voluta rispetto al finanziamento dei servizi legati alla psichiatria”.

Parliamo del terribile episodio di Barbara Capovani. Cosa si dovrebbe fare a titolo preventivo per evitare queste tragedie?

“Penso che la terapia delle parole, in questo momento, sia assolutamente secondaria rispetto a quella dei bisturi o del farmaco. Barbara era una collega che tra l’altro conoscevo, ha sofferto e ha subito una violenza inaudita da una persona che tra l’altro era stata già segnalata come pericolosa. Mi ricorda molto il discorso dei femminicidi. C’è sempre chi denuncia ma c’è tantissima sottovalutazione del fenomeno. Bisognerebbe che questi episodi non si verificassero mai più. È necessario potenziare i servizi, renderli più funzionanti e garantire la sicurezza alle persone che esercitano questa difficilissima professione. Purtroppo, finché si penserà che le terapie dell’anima siano meno importanti delle terapie standard, beh io dico che siamo messi male”.

Lei, senatore Guidi, modificherebbe mai la 180?

“Credo che non esista nessuna legge che interpretata completamente non possa essere migliorata nel procedere nel tempo. Figuriamoci se non possano cambiare i provvedimenti rispetto ai guasti, alle sofferenze, alle difficoltà delle persone con malattie mentali. Tra l’altro la 180 lo prevede come tutte le leggi a carattere sociale. L’importante è che l’esprit, lo spirito, il nucleo della legge sia lasciato sacro. I manicomi, anche i più piccoli, anche i cosiddetti patinati, non devono esistere più. Possono esistere realtà comunitarie aperte al territorio a termine non rimandabile”.

“Ma direi soprattutto: colmiamo i vuoti del personale, colmiamo i vuoti costosi dell’aggiornamento professionale. E poi, diciamoci la verità, una legge per funzionare deve essere corroborata dalla passione, senza creare santi, martiri o eroi, ma semplicemente persone competenti e certamente gratificate anche economicamente. Il meccanismo della 180 va continuamente resettato e, se possibile, migliorato. La legge Basaglia va aggiornata costantemente perché questo ci dice la ragione scientifica, prima ancora che politica. Alla fine significa restituire a questa categoria complessa di persone, una dignità che, per colpa di tante inadempienze e, diciamocela tutta, lotte di potere e formazione, hanno impedito di realizzare”.

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