In un momento drammatico per la Striscia di Gaza, Hamas ha dichiarato la sua disponibilità a rilasciare tutti gli ostaggi israeliani ancora nelle sue mani. Eppure chiede delle condizioni precise: “Siamo pronti a liberare tutti i prigionieri israeliani in cambio di un serio scambio di prigionieri, della fine della guerra, del ritiro delle forze israeliane dalla Striscia di Gaza e dell’ingresso di aiuti umanitari“, ha dichiarato all’Afp Taher al-Nunu.
Hamas ha puntato il dito contro Israele, accusandolo di ostacolare volutamente ogni tentativo di tregua. “Il problema non è il numero di ostaggi – ha dichiarato Taher al-Nunu – ma il fatto che l’occupazione rinnega gli impegni presi, blocca l’attuazione dell’accordo di cessate il fuoco e continua la guerra”. Secondo Hamas, ogni ulteriore ritardo nella negoziazione non farà altro che peggiorare la situazione.
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Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha informato i genitori di Eitan Mor, uno degli ostaggi, che il governo è al lavoro su un’intesa che porterebbe alla liberazione di dieci prigionieri. A riportarlo è il Tikva Forum, una realtà di orientamento conservatore che si propone come alternativa al principale comitato di supporto alle famiglie degli ostaggi.
La comunità internazionale continua a fare pressioni per un cessare il fuoco duraturo, mentre crescono le preoccupazioni per le condizioni sempre più disumane in cui vive la popolazione civile di Gaza, ormai priva di cure mediche, acqua potabile e beni essenziali.
L’attacco di ieri all’ospedale Battista Al-Ahli a Gaza City
La dichiarazione è arrivata all’indomani di un episodio che ha segnato ulteriormente il dramma umanitario nella Striscia: un attacco missilistico che ha colpito l’ospedale Battista Al-Ahli, l’ultimo ancora operativo e situato a nord di Gaza City.
Hamas ha definito l’attacco “un altro crimine orribile“, precisando che l’ospedale – l’unico che opera a pieno regime a Gaza – ospitava centinaia di persone”. Secondo quanto riportato da La Repubblica, l’ospedale serviva come unico rifugio medico per migliaia di civili feriti, malati o sfollati, aggravando una crisi sanitaria ormai al collasso.
La crisi umanitaria della Striscia
La Striscia di gaza sta attraversando una crisi umanitaria senza precedenti. Secondo quanto riportato dall’UNICEF il 31 marzo 2025, dal momento della fine del cessate il fuoco avvenuto il 17 marzo, almeno 322 bambini hanno perso la vita. La media giornaliera sarebbe di 100 minori uccisi o mutilati. Alla fine di gennaio 2025, Al Jazeera riportava il numero totale di bambini uccisi in maniera diretta stimato intorno a 18mila.
Recentemente le Nazioni Unite hanno avvertito l’urgenza di rinnovare la tregua, sottolineando che oltre 2,1 milioni di persone sono intrappolate a gaza, prive di cibo, medicine e carburante.
Le trattative per la liberazione degli ostaggi
Per quanto riguarda le negoziazioni per la liberazione degli ostaggi e dei prigionieri, le trattative tra Israele e Hamas hanno subito alti e bassi. Recenti colloqui a Dohs non hanno portato progressi significativi, con Hamas che insiste su un accordo che ponga fine alla guerra e preveda il ritiro delle forze israeliane da Gaza.
Recentemente, Hamas ha accettato di liberare cinque ostaggi israeliani in cambio di un cessate il fuoco di 50 giorni, grazie alla mediazione di Egitto e Quatar. Un accordo più ampio è stato raggiunto a gennaio, che prevedeva la liberazione di 33 ostaggi in tre fasi, con un cessate il fuoco di 126 giorni, in cambio del rilascio di circa 1.200 prigionieri palestinesi. Nonostante i progressi, le trattative sono state complicate da richieste contrapposte e dalla mancata attuazione di alcune fasi dell’accordo, portando ad una sospensione dopo appena 42 giorni.
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