Gualtieri sul biodigestore di Roma: tra poteri speciali e democrazia sospesa

L’uso abusivo delle normative ambientali e dei poteri straordinari per la costruzione del biodigestore a Roma accende il dibattito. Crescono i dubbi sul ruolo del sindaco Gualtieri e sulla mancanza di partecipazione democratica al progetto

Lucrezia Caminiti
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Nel XIII Municipio di Roma si è svolta ieri un’assemblea pubblica molto partecipata, nella quale i cittadini hanno espresso la loro preoccupazione per la costruzione del biodigestore. L’incontro, organizzato dal comitato “Difendiamo Casal Selce” per aggiornare la comunità sul ricorso al Consiglio di Stato, ha visto l’intervento degli avvocati Sergio Santoro, già presidente aggiunto del Consiglio di Stato, Giuseppe Libutti, esperto in diritto ambientale, e il professore di Diritto Pubblico alla Sapienza Antonello Ciervo. Gli esperti hanno messo in luce le criticità sia legali e democratiche del progetto, sia quelle derivanti dai poteri commissariali affidati al sindaco di Roma Roberto Gualtieri.

Poteri speciali: una minaccia alla democrazia?

Secondo l’avvocato Santoro, l’utilizzo dei poteri straordinari per accelerare la costruzione del biodigestore solleva seri interrogativi sulla democrazia. Il progetto, previsto a Casal Selce, a pochi chilometri dall’ex discarica di Malagrotta, è stato portato avanti senza il dovuto coinvolgimento dei cittadini. “È singolare,” ha commentato Santoro, “che un’opera così impattante sia gestita attraverso poteri commissariali, nati per gestire emergenze, non progetti a lungo termine come questo“.

Santoro ha evidenziato come questa situazione crei una sovrapposizione di competenze tra il commissario straordinario e la Regione Lazio. Questa anomalia, secondo lui, potrebbe passare inosservata nei tribunali amministrativi, ma resta uno dei punti fondamentali del ricorso contro il biodigestore.

Violazioni delle normative ambientali e del principio di gerarchia dei rifiuti

Un altro aspetto critico riguarda la violazione delle normative ambientali e del principio di gerarchia dei rifiuti. Santoro ha ricordato come il decreto legislativo 152 del 2006, attuazione di una direttiva europea, stabilisca che ogni decisione sugli impianti di trattamento rifiuti debba seguire una precisa sequenza: dalla prevenzione fino allo smaltimento. Aggiungiamo, inoltre, il Regolamento Europeo DNSH considera il biodigestore un impianto industriale per la produzione di gas metano, e quindi dovrebbe essere costruito in un’area industriale, non agricola.

Nel caso del biodigestore,” ha spiegato Santoro, “l’amministrazione ha ignorato la gerarchia, saltando le fasi cruciali della prevenzione e del riciclo, puntando direttamente sullo smaltimento.” Come se non bastasse, c’è da aggiungere che il progetto viola anche il Regolamento dei Rifiuti di Roma Capitale, che impone una distanza minima di 500 metri tra questi impianti e le abitazioni. Il biodigestore, invece, sarebbe collocato a soli 250 metri dalle case, in un’area agricola, e vicino alla già problematica zona di Malagrotta.

Rischio di reati ambientali

Il quadro si fa ancora più preoccupante con la possibilità che le autorizzazioni rilasciate per il biodigestore siano illegittime. In particolare, è stato citato l’articolo 452-bis del Codice penale, che prevede pene severe per chi commette reati ambientali. “Chi lavora su un impianto abusivo,” ha avvertito Santoro, “rischia sanzioni penali, aggravate in caso di morti o lesioni dovute all’inquinamento“. Un avvertimento che riguarda anche il sindaco Gualtieri, il quale dovrebbe valutare con estrema cautela il proseguimento del progetto.

Governance democratica: una procedura ignorata

Il professor Antonello Ciervo, esperto in Diritto Pubblico, ha posto l’attenzione sulla necessità di una governance più democratica, soprattutto per opere che incidono direttamente sulla vita delle persone. “Il modello attuale di governance ambientale,” ha spiegato Ciervo, “non prevede una reale partecipazione dei cittadini, e questo è un problema costituzionale“, criticando l’uso dei poteri straordinari concessi a Gualtieri, inizialmente pensati per il Giubileo del 2025, ma ora usati per progetti che si estenderanno fino al 2030.

Il rischio è che senza il rinnovo dei poteri del sindaco, le conseguenze legali ed economiche ricadano sulla Regione Lazio e sui cittadini. Infine, il professor Ciervo, ha evidenziato l’urgenza di procedimenti trasparenti e democratici, per evitare un pericoloso accentramento del potere, in violazione delle norme europee e nazionali.

L’assemblea ha messo in luce le profonde criticità del progetto del biodigestore: dalla violazione delle normative ambientali alla gestione autoritaria della governance. Il dibattito resta aperto, ma le preoccupazioni sollevate dagli esperti legali dipingono un quadro inquietante, in cui democrazia e tutela ambientale rischiano di essere sacrificate sull’altare dell’emergenza e dei poteri speciali.

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