Marzo è il mese dedicato alla sensibilizzazione sull’endometriosi e il 28 marzo è stata istituita la Giornata mondiale dell’endometriosi. Proprio perché il corpo delle donne è stato per lungo tempo poco studiato, e, di conseguenza, molte malattie collegate alla specificità femminile sono ancora oggi difficili da diagnosticare, la Giornata mondiale dell’endometriosi è stata introdotta solo nel 2014.
Le problematiche legate alle condizioni mediche delle donne hanno radici profonde nella cultura, e sono tendenzialmente legate a tabù, pregiudizi e stereotipi di genere. Questi ultimi hanno avuto un forte impatto sulla vita delle donne, anche in campo medico: già nel 2018 lo studio “Brave Man and Emotional Women” aveva messo in risalto come le donne che soffrano di dolore cronico siano definite come “emotive” o “isteriche”.
A livello etimologico, la parola “isteria” in tempi antichi andava a designare una psiconevrosi caratterizzata da stati emozionali molto intensi ed è sempre stata una malattia collegata unicamente all’universo femminile. Già nei testi contenuti nel Corpus Hippocraticum si parlava di “malattie femminili” indissolubilmente legate all’organo femminile, cioè l’utero. Per molto tempo le malattie o le problematiche legate a questo organo hanno portato i medici a reiterare un ragionamento secondo cui qualsiasi malessere fisico o mentale della donna dipendesse unicamente da un soffocamento di quell’organo.
Nell’Ottocento i medici sottoponevano le donne a delle “cure” poco efficienti sul fronte terapeutico: la masturbazione, valeriana e idroterapia. Basandosi sugli studi fatti fino ad allora, lo stesso fondatore della psicanalisi, Sigmund Freud, considerava l’isteria un disturbo psichico che derivava da affetti e rappresentazioni inconsce della donna, mai da problemi o lesioni di tipo organico. Nei manuali di psichiatria si è parlato di “isteria” fino al 1980, anno della sua scomparsa dai manuali diagnostici.
Cos’è l’endometriosi
L’endometriosi è una malattia ginecologica cronica progressiva causata dalla presenza anomala di cellule dell’endometrio, un tessuto che normalmente si trova all’interno dell’utero, intorno al sistema genito-urinario e nella zona del basso ventre. Nonostante sia una patologia che in alcuni casi può essere estremamente invalidante, è definita come “malattia invisibile” perché dall’esterno la persona che ne soffre appare sana. Per questo molte donne non vengono credute dai loro medici e vengono sminuite e considerate “esagerate”.
Le cellule in questione possono trovarsi a volte (se non molto spesso) fuori dal normale sito di funzionamento, come nell’apparato digestivo e nel tratto urinario. Questo tipo di cellule sono delle sensibili ai livelli plasmatici di ormoni, in particolare estrogeni e progesterone, e rispondono mensilmente al sanguinamento durante il ciclo mestruale, causando un’infiammazione pelvica cronica.
Chi riesce a ottenere la diagnosi certa e ufficiale, si apre la strada del trattamento. Ad oggi non esiste una cura definitiva all’endometriosi, ma la terapia più utilizzata è la pillola (anticoncezionale) estroprogestinica. Alcuni studi dimostrano anche l’importanza di una dieta specifica nel trattamento dell’endometriosi.
I sintomi dell’endometriosi
Le donne affette da endometriosi rispondono a una sintomatologia molto varia e non presente in egual modo in tutte. I sintomi più comuni sono dolore pelvico cronico, dolore intenso durante il ciclo mestruale (dismenorrea), dolori durante i rapporti sessuali (dispareunia), irregolarità mestruali, movimenti intestinali dolorosi e sanguinamenti rettali o del tratto urinario. Inoltre, si possono sperimentare anche ansia, insonnia, letargia e depressione.
Per questi motivi l’endometriosi può avere un impatto non trascurabile sulla qualità della vita, sul funzionamento fisico, sul normale svolgimento delle attività giornaliere, sulla vita sociale, sulla salute mentale e sul benessere emotivo.
Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, in Italia sono 1,8 milioni di donne a soffrire di endometriosi, con una prevalenza dell’1,4% nella popolazione femminile tra le i 15 e 50 anni. Nonostante i numeri siano alti, l’endometriosi è una patologia sotto-diagnosticata, tendenzialmente con un ritardo di almeno 7 anni. Il problema è che molte ragazze non riconoscono le avvisaglie: il 64% delle ragazze con dolore pelvico associato al ciclo mestruale ha già l’endometriosi, ma non lo sa.
Complicazioni dell’endometriosi
Spesso l’endometriosi può causare la formazione di cisti endometriosiche o aderenze, può favorire la sterilità e aumentare la probabilità di sviluppare il tumore dell’ovaio. Inoltre, si stima che tra il 30-40% delle donne che soffrono di endometriosi possa riscontrare problemi di fertilità o subfertilità (condizione in cui il potenziale riproduttivo è compromesso ma non assente). I problemi correlati nascono in quanto le sedi principali di localizzazione sono le ovaie, l’utero, intestino, vescica e vie urinarie. Nei casi più gravi molte donne sono costrette a sottoporti a interventi chirurgici invasivi.
Dove andare per ricevere una diagnosi
Il punto di partenza è sempre il medico di base e il ginecologo. Spesso i casi vengono valutati in base alla familiarità e l’esame obiettivo ginecologico. Esistono dei centri specializzati nella diagnosi e nel trattamento della patologia. Il primo centro specializzato in endometriosi, nato in Europa, è il Centro Italiano Endometriosi a Roma. Qui sono usati tecnologie di imaging e protocolli non invasivi per la diagnostica e la laparoscopia avanzata. Anche l’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona e L’Università degli Studi di Milano sono alcuni tra i centri specializzati che effettuano diagnosi e terapie per la cura della patologia.
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