Genova, 17enne tenta suicidio in centro di accoglienza: salvato da agente

Trattenuto nella struttura da 7 giorni, un minorenne ha tentato il suicidio dopo essere stato trasferito in isolamento a causa della diagnosi di scabbia

Redazione
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Un 17enne in queste ore ha provato a togliersi la vita presso un centro di prima accoglienza a Genova. Per strapparlo da morte certa è intervenuto l’unico poliziotto penitenziario di guardia. A divulgare la notizia è stata l’organizzazione sindacale UILPA Polizia Penitenziaria.

Da ciò che si apprende, il ragazzo, di nazionalità egiziana, era stato trasferito nella struttura a seguito di un furto. Il minore si trovava nel centro da una settimana ed era trattenuto in isolamento perché affetto da scabbia. Da una prima ricostruzione sembrerebbe che il 17enne abbia tentato il suicidio e sembrerebbe che fossero presenti anche altri tre detenuti. A salvare il malcapitato, però, è intervenuto il solo agente di Polizia Penitenziaria presente che, ignorando i pericoli dell’eventuale contagio, non ha indugiato nell’entrare e nel salvare la vita del giovanissimo.

I dati che spaventano dopo il caso di Genova

Alla luce di quanto accaduto, il Segretario Regionale UILPA, Fabio Pagani, ha dichiarato che dall’inizio del 2024 sono stati fermati ben 43 giovani che poi sono stati accolti nel centro di prima accoglienza ligure. La situazione però sembrerebbe più tragica di quello che si possa pensare perché, a controllare il tutto, è presente solamente un unico responsabile.

A tal proposito, sempre Pagani ha riferito: “Non possiamo sempre sperare nei miracoli e nella professionalità, da qualche tempo si ha la netta sensazione di una sorta di disinvestimento nel «Dipartimento Giustizia Minorile e Comunità»”.

Parole che senz’altro fanno riflettere. Quella del ragazzo egiziano è solo una delle tante storie di chi, a causa di un’esistenza scandita dalle difficoltà, decide di farla finita. Sperando di trovare “Il pozzo della libertà”, come cantava l’artista italo-franco-egiziana Dalida nella sua canzone “Salma Ya Salama”, il piccolo ha trovato solo disperazione. Nonostante ciò, grazie ad un angelo in divisa – che ha sfidato una terribile contaminazione –, potrà continuare a vivere. Rimane dunque la speranza che i centri di prima accoglienza possano rieducare e reinserire questi giovanissimi, guidandoli verso un cammino migliore.

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