Garzeno, per il caso Montini fermato un 17enne: è indagato per omicidio volontario

Lo scorso 24 settembre l'ex vicesindaco Candido Montini è stato trovato ucciso nella sua abitazione e privato del suo portafogli; a un mese dal delitto le indagini potrebbero essere arrivate a un svolta, grazie al reperimento del Dna dei cittadini di Garzeno

Redazione
5 Min di lettura

Il 24 settembre scorso, la minuscola cittadina di Garzeno, in provincia di Como, è divenuta improvvisamente conosciuta a causa di un efferato delitto che si è verificato in una delle abitazioni che compongono il borgo. L’ex vicesindaco Candido Montini, 76 anni, è stato trovato morto sul pavimento della sua stessa casa, disteso in una pozza del suo sangue e con evidenti segni di colpi di arma da taglio. Nessun altro in casa e a primo sguardo nessun indizio di ciò che avrebbe potuto essere accaduto. Garzeno, quindi, diventa improvvisamente la protagonista di un giallo.

A poco meno di un mese di distanza sembrerebbe essere giunta una di quelle svolte che ipoteticamente potrebbe porre fine al caso, ma che in realtà potrebbe rivelarsi semplicemente un’insidia o una svista incrociata sul percorso verso la verità. Un ragazzino di soli 17 anni, abitante anche lui del piccolo borgo in provincia di Como, è stato trasportato in caserma a Como per essere sottoposto a interrogatorio. Sembrerebbe che il suo Dna corrisponderebbe a qualche traccia individuata nella casa della vittima e ora gli inquirenti starebbero vagliando la sua posizione.

Il giovane non è stato sottoposto ad alcun tipo di provvedimento restrittivo e dopo l’interrogatorio ha potuto tornare a casa insieme ai suoi genitori. Al momento il giovane sarebbe indagato per omicidio volontario e la notizia avrebbe nuovamente lanciato nel caos la cittadina di Garzeno, che conta appena un centinaio di abitanti. Il giallo, quindi, sembra infittirsi sempre di più e ciò che al momento resta ancora da comprendere è chi sia veramente l’assassino di Candido Montini.

Como, il ritrovamento della vittima

L’ex vicesindaco sarebbe stato trovato senza vita lo scorso 25 settembre, ad un giorno di distanza dalla sua morte, come avrebbe poi confermato l’autopsia effettuata sul cadavere. L’uomo era proprietario di una piccola bottega-alimentari con pochi clienti, che svolgeva principalmente l’attività di consegna di generi di prima necessità direttamente dai clienti, affinché avessero sempre provviste fresche a disposizioni. Quando, il 24 settembre, l’alimentari non ha aperto nessuno in Paese si sarebbe insospettito perché quello era un evento ricorrente a causa dei possibili impegni del suo proprietario. La macabra scoperta è quindi avvenuta solamente quando il fornitore della panetteria avrebbe provato a contattare senza successo Montini.

L’allarme ha quindi permesso di effettuare il terribile ritrovamento. Successivamente l’autopsia ha rivelato che la vittima era stata uccisa con ben 22 coltellate, di cui alcune sferrate quando questo era già caduto a terra. Un delitto violento, che non voleva lasciare scampo al diretto interessato e che ha posto fine alla vita di un membro rispettabile della comunità di Garzeno. Sembrerebbe che l’assassino avrebbe colto Montini subito dopo pranzo, probabilmente mentre si accingeva a raggiungere il suo negozio.

Como, le indagini

Dall’abitazione della vittima a primo sguardo sembrava non mancasse nulla. Gli oggetti di valore erano tutti a loro posto, eppure il corpo dell’uomo era privo di portafogli. Questo è stato ritrovato solo una settimana dopo il delitto, buttato a terra in uno dei vicoli del Paese, probabilmente la via di fuga utilizzata dall’assassino, completamente svuotato dei soldi che si trovavano all’interno.

La scoperta ha quindi fatto comprendere che il delitto potesse essere di natura economica. La vittima, infatti, era solita riscuotere i pagamenti dei suoi clienti tutti alla fine del mese, per cui il 24 settembre il suo portafogli doveva essere stracolmo di denaro. Chi ha compiuto l’omicidio doveva essere a conoscenza di questo dettaglio. Alcuni giorni dopo il ritrovamento del portafogli, sempre in un vicolo del Paese, è stata rinvenuta anche l’arma del delitto, ovvero un coltello di marca e modello diversi rispetto a quelli che Candido aveva nella sua abitazione.

Sospettando che l’assassino potesse essere uno degli abitanti di Garzeno, gli inquirenti hanno sottoposto i cittadini che erano favorevoli ad un test del Dna, da confrontare poi con gli elementi raccolti a casa della vittima. Si tratterebbe del metodo utilizzato per l’omicidio di Yara Gambirasio e in questo caso ha portato prima all’individuazione di un nucleo famigliare specifico e poi direttamente del 17enne. A seguito di questo risultato, quindi, il minorenne è stato trasportato in caserma e sottoposto a interrogatorio alla presenza di un pm della Procura di Como.

© Riproduzione riservata

TAGGED:
Condividi questo Articolo