E’ successo a Trento, dove un bambino di 9 anni ha avuto un’intossicazione alimentare dopo aver mangiato del formaggio non pastorizzato. Si tratta del Puzzone di Moena, tipico di quelle zone. L’accaduto riapre una questione molto complessa riguardo l’alimentazione di questi cibi somministrati ai minori.
Per ora il prodotto è stato momentaneamente ritirato dal commercio ma la situazione è molto più complessa perché su questi tipi di formaggio si dibatte da molto tempo, soprattutto dopo il caso del piccolo Mattia. Nel 2017 il giovane mangiò un formaggio simile ed oggi, a causa di quell’alimento, si trova in uno stato vegetativo.
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Il formaggio non pastorizzato è un rischio per i bambini
Proprio per questo nella zona di Trento si è creato un vero e proprio dibattito sul tema e sul segnalare, almeno sull’etichetta, questa particolarità di alcuni formaggi. In tanti ritengono che non siano adatti ai bambini di 10 anni, perché ci sono stati vari casi di intossicazione alimentare.
“Sono infezioni molto rare ma potenzialmente molto gravi – ha spiegato Antonia Ricci, direttrice dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie – causate da un ceppo del batterio Escherichia Coli capace di produrre una tossina particolarmente pericolosa per i bambini sotto i cinque anni, in alcuni casi anche letale“. Infatti altre due bambine, lo scorso anno, hanno avuto un’intossicazione a causa di questi alimenti. “La tossina Stec può causare forme di dissenteria importante ed emorragica e, in meno del 10% dei casi, portare a insufficienza renale acuta. Nei casi più gravi, può richiedere la dialisi e risultare fatale“, ha aggiunto la dottoressa.
Il ritiro del formaggio non pastorizzato
A seguito di questo ennesimo caso, l’Azienda Sanitaria della zona ha diramato un’allerta e il prodotto caseario è stato momentaneamente ritirato. La problematica si presenta perché, mancando la pastorizzazione del formaggio, lo specifico batterio resta all’interno di esso. Mentre ad un adulto ciò non comporta nulla, la stessa cosa non vale per i bambini, che non possono assumere questi tipo di alimenti.
A conferma di ciò ci sono i dati, poiché dal 2023 al 2024 i bambini che hanno presentato problemi con l’ingerimento di questi prodotti sono aumentati: nel 2023 ci sono stati 18 casi, solo in Italia, nel 2024 ben 73. Ovviamente il rischio quando si mangia qualcosa c’è sempre, ma la dottoressa Ricci sottolinea che “molte malattie si possono evitare con comportamenti corretti da parte dei consumatori“.
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