Firenze, detenuto 25enne si suicida in carcere di Sollicciano

Un altro suicidio in un carcere della provincia di Firenze: c'è l'allarme sulle condizioni dei carcerati, per cui non è ancora stata trovata soluzione

Redazione
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Al carcere di Solliciano, in provincia di Firenze, un detenuto egiziano di 25 anni si è suicidato. Il giovane da tempo tentava gesti di autolesionismo, fin quando è stato trovato dagli agenti impiccato. Purtroppo non è il primo suicidio e ciò, secondo Francesco Oliviero, sindacalista, è “l’ennesimo esempio di come bisognerebbe intervenire sulle condizioni del carcere“.

Molti denunciano da tempo le condizioni nei quali sono tenuti i carcerati, sostenendo che c’è bisogno di dare loro più dignità. Oliviero ha evidenziato come da tempo vengano fatte richieste di aiuto per migliorare le carceri, ma “tutte cadono le vuoto“.

L’emergenza suicidi nelle carceri della provincia di Firenze, le parole di Giuseppe Fanfani

Il suicidio di questo 25enne purtroppo non è un caso isolato, dunque c’è un’emergenza che però non trova ancora risposta dalle autorità italiane. Il garante dei diritti dei detenuti in Toscana, Giuseppe Fanfani, chiede da tempo la chiusura di quel carcere: “Quanto accaduto a Sollicciano purtroppo non mi meraviglia. Sono anni che dico che va chiuso perché è inumano e indecoroso. E’ l’opposto di tutto quello che la Costituzione dice e impone alle coscienze sulla pena, che andrebbe eseguita con senso di umanità“.

Fanfani ha spiegato che si sente “umiliato nel suo ruolo” quando accadono queste cose: “Più vado avanti e più mi chiedo se il carcere come lo intendiamo noi sia qualcosa di utile, serva a qualcosa”. Ha sottolineato che la prima problematica riguarda le condizioni pessime nelle quali si trovano le celle: piene di umidità e con infiltrazioni dovute alle piogge.

Carcere di Firenze: le parole del Sindacato della Polizia Penitenziaria

A parlare di questa problematica delle carceri di Firenze è anche Donato Capace, segretario del Sappe (Sindacato della Polizia Penitenziaria): “Questi drammatici eventi, oltre a costituire una sconfitta per lo Stato, segnano profondamente i nostri Agenti che devono intervenire – ha sottolineato– Si tratta spesso di agenti giovani, lasciati da soli nelle sezioni detentive, per la mancanza di personale. Il suicidio rappresenta un forte agente di stress per il personale di polizia e per gli altri detenuti“. Secondo Capace servirebbe anche un maggiore supporto psicologico, sia per i detenuti che per la polizia penitenziaria.

Alla base c’è il problema del sovraffollamento. Secondo Capacel’osservazione della tipologia dei detenuti e dei reati consente di affermare che il sistema della repressione penale colpisce prevalentemente la criminalità organizzata e le fasce deboli della popolazione In effetti, il carcere è lo strumento che si usa per affrontare problemi che la società non è in grado di risolvere altrimenti“.

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