Chiara Ferragni sembra stia uscendo dall’inchiesta a Milano che la vede protagonista con l’accusa di truffa aggravata per il caso scoppiato riguardo al pandoro “Pink Christmas” insieme a quello delle uova di Pasqua “Dolci Preziosi”. L’influencer fa pace con il Codacons che l’ha querelata mentre arriva all’accordo sui casi che l’hanno fatta finire sotto indagine. Quindi, ricapitolando, Ferragni non solo risarcirà i consumatori che si erano rivolti all’associazione con 150 euro l’uno, ma devolverà in beneficienza anche 200mila euro a un ente dedicato al supporto e alla tutela delle donne vittime di violenza.
La Procura milanese, che sta valutando se rinviare a giudizio con citazione diretta gli indagati o proporre una richiesta di archiviazione, potrebbe prendere in considerazione i termini dell’accordo che comporterebbero anche una revoca della denuncia da parte del Codacons, nonché parte offesa dell’indagine che è stata chiusa lo scorso ottobre. In tal caso, si metterebbe così fine al caso che ha coinvolto Chiara Ferragni, il suo ex collaboratore Fabio Damato, Alessandra Balocco, amministratore delegato dell’omonima azienda piemontese e il presidente di CerealItalia-ID, Francesco Cannillo.
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Lo scopo è “porre fine a ogni reciproca contestazione e per favorire, più in generale, la distensione dei rispettivi rapporti“, così hanno spiegato Giuseppe Iannaccone e Marcello Bana, legali difensori di Ferragni nella nota congiunta con il Codacons e l’Associazione Utenti Servizi Radiotelevisivi. Quindi, l’intento cui si vuole giungere riguarderebbe “chiudere le pregresse vertenze” mentre si desidera volgere lo sguardo al futuro in cui si spera di instaurare “un clima di collaborazione e rispetto” affinché vengano favorite “iniziative concrete e un dialogo costruttivo su temi sociali di comune interesse“.
Motivo per cui, oltre alla donazione di 200mila euro, Ferragni avrebbe assicurato la sua partecipazione all’evento nazionale che sancisce la conclusione del progetto “Oltre il Silenzio” organizzato con il fine di assistere e supportare le vittime di violenza di genere in Italia e realizzato dallo stesso Codacons.
Carlo Rienzi, fondatore e presidente del Codacons, ha rivendicato il successo dell’iniziativa condotta, spiegando che proprio grazie alla battaglia avviata dall’associazione, che sarebbe l’unica intervenuta sul piano giudiziario per il caso del pandoro-gate, “i consumatori coinvolti hanno finalmente ottenuto piena giustizia“.
L’avvocato Rienzi fa inoltre notare la buona riuscita dell’impresa in quanto gli acquirenti del pandoro che avevano richiesto “un rimborso di 5,69 euro, pari alla differenza tra il prezzo del pandoro ‘normale’ Balocco, ossia 3,68 euro, e quello griffato Ferragni, 9,37 euro, otterranno ora 150 euro ciascuno“. A tal proposito il presidente dell’associazione ribadisce che il risarcimento andrà interamente ai consumatori in quanto l’accordo raggiunto con Ferragni non prevede alcun indennizzo al Codacons ma solo il risarcimento delle spese legali.
Ora, la parola spetta al pm Cristian Barilli e al procuratore aggiunto Eugenio Fusco, che dovranno decidere su un eventuale processo in cui, stando a quanto stipulato dall’accordo, si sarebbero costituiti parte civile i consumatori, i quali per farlo “avrebbero dovuto avviare una lunga trafili giudiziaria“. I legali difensori dell’imprenditrice cremonese hanno tentato di convincere i pubblici ministeri dell’innocenza della loro assistita, che non avrebbe quindi commesso alcuna truffa, che ha risanato sul piano amministrativo oltre all’aver già riversato in donazione versamenti all’ospedale Regina Margherita di Torino e all’associazione “Bambini delle fate”. Ovviamente, non va tralasciata la pace fatta con il Codacons che ha permesso di raggiungere un accordo tale da rimborsare e risarcire i consumatori.
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