Le festività natalizie sono un momento di gioia e condivisione famigliare per la maggior parte delle persone, ma spesso per chi soffre di un Disturbo del Comportamento Alimentare possono diventare una grande fonte di stress ed ansia. La colpa principalmente riguarda le grandi quantità di cibo consumate durante questi giorni di festa, che soprattutto nel nostro Paese rappresentano il punto focale delle rimpatriate famigliari e amicali.
Sicuramente non aiutano le centinaia di articoli che riguardano l’aumento di peso o le difficoltà che si incorrono nel tentare di eliminare i chili presi durante le feste, che spesso diventano una vera e propria ossessione per le persone più fragili. I commenti di amici e parenti sono un’ulteriore fonte di stress, per chi magari nel suo intimo sta già lottando contro uno di questi disturbi.
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Si tratta del cosiddetto diet-talk, ovvero l’insieme di conversazioni riguardanti il cibo, la restrizione, il peso e il corpo.
Evitare commenti superflui sulle abitudini alimentari durante i cenoni
“Quante fette di panettone hai mangiato?”, “Mi sembri ingrassato dall’ultima volta che ci siamo visti”, “Non toccherò carboidrati per un mese dopo questo cenone”, frasi che possono sembrare innocue a chi le pronuncia ma che per alcuni possono scatenare una crisi interiore gravissima. Il Natale è una festa e come tale deve essere vissuta con serenità e gioia da tutti, senza il timore di doversi nascondere per mangiare un po’ di più o dover dare giustificazioni per la quantità di cibo ingerita.
Secondo i dati Istat del 2023, gli italiani che soffrono di disturbi alimentari sono circa tre milioni. Un numero ancora più allarmante se si considera che nel 2000 i casi erano circa trecento mila. La pandemia ha sicuramente influito su questi dati, soprattutto se si considera l’aumento esponenziale registrato dal 2020 al 2021: da 879.560 a 1.230.468. Una situazione che quindi non va presa alla leggera, soprattutto durante un momento di condivisione intimo come quello delle cene natalizie, in cui spesso i commenti di zii, nonni o cugini non sono per nulla ben voluti.
Una situazione che potrebbe riguardare chiunque e non solo chi è già affetto da un disturbo alimentare. I consigli non richiesti e i commenti fuori luogo possono essere altrettanto dannosi anche per chi è in salute. La migliore strategia per superare le feste senza difficoltà è quella di astenersi da commenti, anche quelli che sembrano più innocui. Piccoli accorgimenti che, però, potrebbero garantire un Natale sereno e felice per tutti.
Le testimonianze dei volontari di Animenta e i consigli degli esperti
L’associazione per i disturbi alimentari “Animenta” ha raccolto una serie di testimonianze delle sue volontarie e dei suoi volontari che hanno raccontato in prima persona le difficoltà che chi soffre di un disturbo dell’alimentazione deve affrontare durante i cenoni natalizi. Le storie pubblicate sono moltissime e per lo più sono accomunate da un singolo fattore: il giudizio dello sguardo altri.
“Le cose che mi creavano più disagio erano gli sguardi delle persone: sentivo che giudicavano la quantità di cibo che assumevo e che osservavano il modo in cui mangiavo”, “La cosa peggiore era però la gente che mi guardava mangiare, perché ero convinta che mi giudicassero costantemente”, “ho cercato di mangiare normalmente, avendo paura del confronto con ciò che mangiavano le altre persone”, questi sono alcuni degli stralci delle testimonianze dei volontari che hanno dimostrato, quanto i commenti o anche solo le occhiate ricevute possano influenza gravemente l’umore di una persona.
A sottolineare l’importanza di mantenere un comportamento sensibile e rispettoso a tavola è intervenuta anche la psicoterapeuta e direttrice del Centro per i Disturbi del comportamento alimentare della Usl dell’Umbria 1, Laura Dalla Ragione, in un’intervista a fem: “È importante è non giudicare, non forzare i limiti del paziente o quelli imposti dagli specialisti (vale anche per il pezzo in più di panettone) che sono realizzati per far sentire un po’ più protetti e al sicuro, e soprattutto accettare che, come quando ci si rompe una gamba e durante la riabilitazione non si cammina subito bene, allo stesso modo se si ha un disturbo del comportamento alimentare ci vuole tempo per tornare a mangiare con tranquillità”.
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