Disabilità e lavoro, Guidi traccia la mappa: “Ci vuole conoscenza”

Il senatore Guidi racconta in un'intervista a Sostenibileoggi.it il suo percorso politico e personale e fa il punto in tema di diversità e inclusione nel mondo del lavoro

Olimpia Gigliotti
2 Min di lettura

Il valore della conoscenza. Sapere di cosa si parla quando si parla di disabilità. E costruire ponti, come tra l’altro indicato dalla Commissione Ue qualche settimana fa, tra le aziende e gli ambiti della politica in materia di inclusione e diversità. Antonio Guidi è responsabile del dipartimento di Disabilità ed Equità sociale di Fratelli d’Italia. Politico e neurologo, ministro per la Famiglia e la Solidarietà Sociale nel primo governo di Silvio Berlusconi, è stata la prima persona con disabilità a ricoprire un incarico governativo nella storia della repubblica italiana.

Racconta in un’intervista a SostenibileOggi.it il suo percorso personale e professionale, i pregiudizi sulla sostenibilità nel mondo del lavoro e la necessità di uno scatto culturale sul tema, attraverso la conoscenza.

Guidi: “La disabilità sia una risorsa nel lavoro”

“Si parla molto di sostenibilità ambientale, si parla di infortuni e morti sul lavoro ed è giusto che si faccia anche di più, è assente invece il tema dell’alienazione aziendale per chi lavora. Mi viene in mente il film ‘Tempi Moderni’ di Charlie Chaplin che denuncia la condizione degli operai nella catena di montaggio, quei gesti ripetitivi che diventano poi un modus vivendi. Alienazione pura, come oggi”, afferma.

Il senatore dichiara inoltre: “Non esiste associazione, sindacato o realtà culturale che parli in modo positivo dell’integrazione e della disabilità nell’ambiente di lavoro. Si scontano pregiudizi che fanno sì che, per esempio, nell’interlocuzione con una persona disabile si alzi il volume della voce, come se capissimo meno”. “Si dà per scontato – incalza – che il disabile che non cammina comprende meno degli altri. C’è una forma capillare di razzismo di cui dobbiamo tener conto. C’è troppa ignoranza alla base. E quindi, questo discorso vale nelle aziende, come nei negozi, nei comuni: ci vuole conoscenza. Sapere che ci sono diverse sfaccettature di disabili, c’è chi sente poco, chi si muove con difficoltà. Categorie e forme infinite, attualmente poco conosciute. Da qui si deve partire e il dialogo deve avvenire attraverso la politica”, conclude.

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